Delusione

Salve,
sono un insegnante, quest'anno durante gli esami di licenza media, agli scritti ho aiutato un pò i ragazzi perchè li vedevo in difficoltà (anche se non dovrebbe farsi...).
Al momento della correzione degli elaborati però in uno di questi in particolare (su quattro scritti) c'è stato chi nonostante l'aiuto ha preso 4 e chi invece ha preso 8, con tutto il ventaglio dei voti in mezzo.
Alla fine, di tutti i voti degli scritti e dell'orale è stato estrapolato il voto medio, quello con cui sono stati promossi i ragazzi, con voti compresi tra il 6 e il 9.
Ieri sera durante l'incontro finale con i genitori, mentre quelli che hanno avuto i figli che hanno preso voti alti non hanno avuto nulla da ridire due in particolare, che hanno avuto i figli con voto d'uscita rispettivamente di 6 una e 7 l'altra, hanno montato su tutte le furie, perchè a loro dire io avrei suggerito ai figli durante un esame scritto in particolare, delle risposte sbagliate!
Purtroppo non ero presente in questa circostanza e sono stato informato della cosa dai colleghi dopo, quindi non ho potuto difendermi personalmente...però ovviamente la cosa mi ha scosso, stanotte non ho potuto dormire per la delusione...
Ma cosa hanno pensato, mi sono chiesto: che li abbia fatti sbagliare apposta?
Se davvero gli avessi suggerito risposte sbagliate, ci sarebbe stato chi nella stessa prova ha preso 4 e chi 8 (dato che i miei suggerimenti erano rivolti a tutti e non ad alcuni in particolare..)? Poi al di là di ciò, è dignitoso accusare in questo modo una persona che nel bene o nel male ha cercato di aiutare tuo figlio in un momento di difficoltà? Questa esperienza mi ha insegnato che hanno ragione i colleghi che durante gli esami non aiutano minimamente i ragazzi, ma adesso però io non riesco a darmi pace, inoltre sono anche imbarazzatissimo nei confronti dei colleghi i quali hanno ascoltato queste rimostranze dei genitori, perchè ne vengo fuori non solo come quello che aiuta durante gli esami, ma che pure da suggerimenti sbagliati...
Insomma sono abbastanza giù, qualche suggerimento che mi aiuti a superare questo momento? Grazie anticipatamente!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Lei dovrebbe separare le due questioni: l'aiuto che si può dare o non dare ai ragazzi (e che lei ha scelto di dare, aspettandosi evidentemente un qualche senso di riconoscenza) e la reazione dei genitori.

Molti genitori, si sa, tifano per il figlio a prescindere. Anche quando sbaglia. Questo lei lo deve tener presente come insegnante. Altrimenti continuerà a presumere di poter fare "bella figura" con gli uni e con gli altri, distribuendo un aiuto qua e uno là, e invece ci sarà sempre la volta che le capiterà di incontrare un genitore troppo zelante.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Le parlo da psicologa e da insegnante. So cosa sta provando, perché nei primi anni di insegnamento-molto tempo fa- avevo alcune aspettative. Oggi, queste le chiamo illusioni, avendo superato tale fase. Da psicologa, posso dirle che nutrire aspettative di riconoscenza da parte delle persone- che siano studenti o meno- non è' del tutto realistico. Se siamo consapevoli che il nostro aiuto potrà essere riconosciuto o meno e non contiamo sull'apprezzamento esterno, ci sentiremo meno delusi e più liberi di agire secondo quello che riteniamo più opportuno e più conveniente. Sempre come psicologa, mi sento di dire che i confini tra i ruoli-insegnante, alunni e genitori in questo caso- vanno mantenuti separati proprio per evitare problematiche come quelle che lei espone. Come insegnante, concordo con lei su molte cose: la nostra condizione esposta al "pubblico ludibrio" da parte di alunni e genitori, il nostro lavoro faticoso a rischio di costante "burn out" e potrei davvero continuare. In sostanza, quello che vorrei dirle, con simpatia anche come collega, che meno investiamo emotivamente sul lavoro- nel senso di aspettative di riconoscenza, apprezzamento ecc.- meno ci deludiamo e meno coviamo risentimento. Fare l'insegnante e' un lavoro, delicato quanto si vuole, coinvolgente anche, ma pur sempre un lavoro. E come tale va trattato. Con passione, ma senza irrealistiche aspettative.
Un caro e cordiale saluto
Ah, dimenticavo... Freud affermava che vi sono tre mestieri "impossibili": il genitore, lo psicologo e... L'insegnante. E se lo diceva lui, possiamo ben crederci!

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Utente
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Salve e grazie delle risposte.
.....riconoscenza.....aspettative.....
ho paura di non essermi spiegato bene. Io non nutro nulla di tutto ciò dagli alunni..figuriamoci! Io svolgo solo il mio lavoro e ciò che faccio cerco solo di farlo bene e lo considero solo un dovere, non faccio favori a nessuno, per carità.
Ciò che nella circostanza ho descritto è il senso di DELUSIONE provato per il comportamento neppure dei ragazzi, ma dei loro genitori...
Saluti e ancora grazie.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Mi perdoni, ma forse non si è spiegato bene verso se stesso.

Il compito dell'insegnante è insegnare, e poi valutare. Qualsiasi altro gesto è un di più, che non fa parte del ruolo in senso stretto e che può essere fatto o meno, a discrezione, ma senza aspettarsi nulla.

In particolare, non c'è niente di male nell'aiutare un alunno, se si ritiene che lo meriti. Dare aiuti indiscriminati a tutti, invece, può mettere addirittura in cattiva luce l'insegnante, perché può far sembrare che l'insegnamento ricevuto è stato insufficiente o inadeguato.

Perché insisto con il termine "aspettativa"? Perché tutte le volte che c'è una DELUSIONE, dal punto di vista psicologico, è perché c'è stato prima un senso di aspettativa, che poi è andata delusa.

Chi è felicemente disilluso fin dall'inizio, non può deludersi. Perciò lei, se vuole, aiuti pure gli alunni quando e se lo ritiene opportuno, e col contagocce, ma partendo già DISILLUSO.

Adesso le è più chiaro?
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--si adesso ho compreso meglio.

Grazie di cuore delle risposte.
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...ma adesso come dovrei relazionarmi con i genitori che si sono resi partecipi di questa forma di protesta? Abitiamo nello stesso quartiere e la probabilità di incontrarci se non nell'immediato più avanti, esiste. Dovrei salutarli, non salutarli, ignorarli, oppure dovrei anzi cercare un dialogo con loro, cercare di spiegare cosa può essere successo, che io non ho dato risposte sbagliate ai loro figli, ma che sono stati loro a non saper associare la risposta alla domanda, che devono essersi confusi....
Come ci si comporta in questi casi, quando si teme che questi possano svolgere un'attività diffamatoria su di me, sul mio modo di lavorare. nel quartiere in cui vivo, con le persone che mi conoscono e che mi affidano a scuola i loro figli?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ovviamente deve continuare a salutarli e ovviamente non dev'essere lei a cercare un confronto e a sentirsi in dovere di dare spiegazioni. Lo faranno loro, se ne sentiranno il bisogno.

>>> io non ho dato risposte sbagliate ai loro figli
>>>

Infatti, sono i loro figli ad aver dato risposte sbagliate a lei.

Mi pare che stia evidenziando una difficoltà che va alla radice della funzione di valutazione insita nel suo lavoro. Se lei ha scelto di fare l'insegnante, ovviamente si è assunto anche il compito di valutare la qualità di quanto i suoi alunni apprendono. Se rivestire questo ruolo di "giudice" le provoca disagio, credo che dovrebbe chiedere una consulenza a uno psicologo, di persona.
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...no dottore mi scusi, ma non è questo il problema..., io ho capito di aver sbagliato ad aiutare i ragazzi durante l'esame perchè così facendo non solo non potuto valutare oggettivamente il loro lavoro ma anche perchè adesso sono costretto anche "difendermi", e non perchè ho messo loro un voto basso, ma perchè a loro dire sono stato io a farli sbagliare e quindi a far si che loro prendessero un voto basso...
Capisce che non si tratta di rivestire il ruolo di "giudice"? Quello lo faccio sempre e non mi provoca alcun disagio mettere voti bassi come non me ne crea metterne di alti...il problema è nella fattispecie, per questo particolare caso....
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sempre tenendo come punto fermo generale che è stato un errore elargire aiuto in quel modo, lei sta dicendo, e non c'è motivo per non crederle, che ha aiutato in buona fede quei ragazzi e che non ha fornito loro di proposito risposte sbagliate. Perciò, se qualche genitore dovesse venire a cercarla per chiedergliene conto, e solo in questo caso, lo dica. Dica che lei voleva dar loro una mano, ma che se anche passando le risposte dell'esame il ragazzo non ha saputo scriverle giuste... non si può incolpare lei.

A meno che qualcuno non le domandi: "Bene, ma allora qual è stata la qualità dell'insegnamento che lei aveva dato ai ragazzi?"

In tal caso, sinceramente, non saprei cosa consigliarle, se non di stare più attento per il futuro.
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Utente
Utente
...proprio così dottore, seguirò alla lettera il suo consiglio. Intanto la ringrazio per la pazienza e il tempo offerto al mio caso e la saluto cordialmente.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Saluti a lei.
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Attivo dal 2013 al 2020
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, vorrei aggiungere un altro "pezzetto" a ciò che è stato espresso dal collega. Ho lavorato per molto tempo nel mondo della scuola e l'esperienza mi suggerisce che, a volte, i conflitti che si insinuano nel rapporto genitori-insegnanti vanno al di la dei singoli comportamenti e/o eventi. Infatti, credo che l'accaduto, meriti anche una lettura di tipo organizzativo. Piuttosto che restare solo in una dimensione individualistica e dicotomica "ho sbagliato/non ho sbagliato a dare suggerimenti?" farei anche qualche passo in più, chiedendomi "cosa, nel rapporto con alcuni genitori, ha impedito l'instaurarsi di una fiducia piena?", "come, l'organizzazione scolastica favorisce la costruzione di una relazione famiglia-scuola?" "Nel corso degli anni, quali e quante sono state le occasioni di incontro extra-normativo tra gli insegnati e i genitori?". Credo che, quanto accaduto, possa diventare una ricchezza nella misura in cui si trasforma in progettualità (per esempio: programmazione di incontri con le famiglie in grado di favorire l'instaurarsi di relazioni fondate su una comunicazione aperta ed efficace). Per concludere, al di la della problematicità attuale, le suggerisco di condividere tutto questo anche con i colleghi perché uno sguardo multifattoriale e multidimensionale possono restituire maggiormente il senso di ciò che accade all'interno di sistemi (scuola-famiglia) tanto ricchi e preziosi dal punto di vista evolutivo. Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Gent. D.ssa
il suo intervento mi permette di meglio esplicitare il mio senso di delusione. Io ho infatti con le famiglie un rapporto molto aperto, continuo e collaborativo, che non si limita alle occasioni d'incontro "istituzionali", ma è giornaliero, fatto di dialogo, confronto e fiducia.
Le due madri in questione non hanno fatto eccezione, questo è il motivo per il quale non riesco a darmi pace....due anni di rapporti perfetti, fatti di stima, cordialità, che si sono incrinati praticamente l'ultimo giorno di scuola...
No davvero non ho nulla di cui rimproverarmi nel senso della riflessione che mi suggerisce Lei, se non un pò d'ingenuità e di eccessiva fiducia verso il prossimo.

Grazie del suo contributo.
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Attivo dal 2013 al 2020
Psicologo, Psicoterapeuta
Grazie a Lei
Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Un altro piccolo dubbio, anche se credo che il Dt. Santonocito abbia in parte già risposto...
A breve ci sarà un'occasione d'incontro con Preside e colleghi, pensate che debba tirar fuori l'argomento.... oppure lasciar perdere e stendere un velo pietoso..., e se invece fossero loro ad aprire una conversazione sull'argomento....dovrei parlarne lo stretto indispensabile oppure accettare abbondantemente la conversazione anche per sfogarmi con loro, cosa che non ho potuto fare perchè non ci siamo più visti dopo l'accaduto? Personalmente non ne metterei a parte il preside, ma mia moglie invece mi dice che secondo lei dovrei raccontargli l'accaduto.....
Grazie.
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Attivo dal 2013 al 2020
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente,
innanzitutto, mi scuso per il ritardo nella risposta.
Non so se, immagino di sì, ci sia stato l'incontro con il Preside ma quello che mi sento di dirle è che in questi casi è bene ascoltarsi nella relazione con l'altro.
Mi spiego meglio, credo che la cosa migliore sia quella di lasciarsi guidare dal presente, decidendo di parlare se il contesto ci permette questo.
Come accennato in un precedente messaggio, ritengo che la condivisione sia una buona via da percorrere, a patto che il contesto sia adeguatamente ricettivo. Se quest'ultimo, infatti, non lo è per i motivi più vari, credo che talvolta rimandare ad una condizione maggiormente adeguata sia la cosa migliore.
E questo potrebbe essere, con le dovute eccezioni, a tante situazioni di vita.
Le auguro delle buone vacanze.
Cordiali saluti.