Asportazione nevo e..... nevo ricorrente

Buongiorno, da qualche anno mi sottopongo a visite di mappatura dei nevi, e il dermatologo che esegue la mappatura mi ha consigliato di asportare un nevo "sospetto".
Mi sono sottoposto all'intervento mesi fa ed è stato eseguito l'istologico di cui mi sono stati illustrati i risultati e sostanzialmente non risultano problemi se non fosse che nel luogo del precendente nevo mi è sorto un nevo ricorrente. Inizialmente ero preoccupato, ma lo specialista che mi ha in esame mi ha rassicurato dicendo che, istlogico alla mano, quel nevo ricorrente si può lasciare li dov'è (se non per un fattore estetico) dato che quel nevo ha la stessa valenza della cute sana e la stessa probabilità di essa di diventare melanoma (e continuerà quindi a mapparlo normalmente).

Detto questo, nel caso fosse vero quanto riferito (e sono certo lo sia dato che ho piena fiducia del mio curante), mi è sorta solo ora una domanda: se un nevo per così dire "buono" ha la stessa probabilità di sfociare in melanoma quanto una porzione di cute "normale", per quale motivo viene mappato?
Io ho sempre creduto venisse mappato per un fattore di prevenzione dato che statisticamente un nevo poteva mutare più facilmente in melanoma, ma se non è così, per quale motivo conviene eseguire la mappatura?
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Dr. Davide Brunelli Dermatologo 2.9k 84 1
Gentile Utente,
confermo quanto detto dal curante: il nevo ricorrente non ha necessità di essere rimosso una volta sia appurato che si partiva da una diagnosi di benignità. Come ho già scritto su queste pagine la ricorrenza del nevo è evento che capita anche a seguito di exeresi chirurgica, anche addirittura quando siano stati refertati margini indenni.
Per la seconda parte dell'argomento lei ha nozioni perfettamente in linea con la moderna oncologia cutanea, quindi mi complimento con chi l'ha "educata". In particolare le confermo che "un nevo per così dire buono ha la stessa probabilità di sfociare in melanoma quanto una porzione di cute "normale". L'80% dei melanomi insorge su cute sana. Il termine mappatura è pertanto da ritenersi superato: non ci serve la mappa, non dobbiamo trovare un tesoro... Ci serve semmai una foto panoramica della superficie cutanea: infatti il vero problema è l'insorgenza di melanomi "ex novo" i quali inizialmente si mostrano esattamente come un nevo benigno. La differenza è che prima non c'erano: quindi qualsiasi lesione cutanea sia insorta dal nulla va fatta vedere al dermatologo poiché potenzialmente nociva anche se regolare. Il melanoma diventa irregolare nelle fasi più avanzate: quindi anche la cosiddetta regola ABCDE è obsoleta poiché porta a diagnosi tardive. Per le lesioni melanocitarie benigne già in loco all'atto della visita, compreso il suo nevo ricorrente, può essere fatta una foto più ravvicinata od una acquisizione dermatoscopica per verificare che, nel tempo, non possa nascere qualcosa all'interno di essere o non si modifichino. Personalmente non seguo questa pratica: certo, lo facevo da ragazzo quando uscirono i primi dermatoscopi computerizzati. Ma, col tempo, ci siamo resi conto che i nevi si modificano nel tempo, indipendentemente dal fatto che ciò possa rappresentare sintomo di malignità. Ecco che il dermatologo esperto si è maggiormente orientato a cogliere, all'interno dei nevi, elementi che possano più di altri far propendere alla loro exeresi. Uno dei più importanti, tanto per fare esempi concreti, è la nascita di uno spot eccentrico iperpigmentato oppure di un'area di regressione.
Con la speranza di averle chiarito i dubbi, cordiali saluti

Dott. Davide Brunelli
Specialista in Dermatologia e Venereologia

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dopo
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
La ringrazio per le utili informazioni, in effetti durante la visita oltre alla panoramica mi vengono costantemente tenuti sotto esame tramite acquisizione digitale nevi ritenuti nella precedente visita benigni e mi chiedevo il perché. Questo se ho ben capito dalla sua risposta viene fatto perché effettivamente, rispetto a una lesione nata ex novo, un nevo già presente in cui insorge un melanoma è meno visibile essendo il nevo stesso una parte di cute più scura.

Poi volevo porle una seconda domanda: dato che ora al posto della precedente lesione cutanea mi ritrovo con una cicatrice piuttosto antiestetica, perché al posto dell'asportazione completa non viene fatta una piccola biopsia, così nel caso di benignità non si è eseguito un intervento inutile? (chiedo ma non so se ciò sia effettivamente fattibile, perché magari l'analisi istologica richiede la totalità della lesione)
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Dr. Davide Brunelli Dermatologo 2.9k 84 1
E' così: la diagnostica istologica di una lesione pigmentata richiede la totalità dell'elemento. Fanno eccezione: una sospetta lentigo maligna estesa, sulla quale possono essere fatte alcune biopsie a campione sulle aree più pigmentate sotto guida dermatoscopica, ed un elemento cupoliforme ove sia stata fatta una biopsia shaving, che abbia cioè asportato l'elemento per tutta la sua sezione longitudinale. Anche se alcuni ritengono che ciò non sia sufficiente, poichè vi è la parte profonda, è piuttosto improbabile in certe situazioni - non in tutte - che un melanoma possa nascere da un piccolo focolaio profondo e sfugga allo shaving.
Cordiali saluti
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dopo
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
La ringrazio per le dettagliate risposte, da questa discussione ne sono uscito piacevolmente arricchito.
Buona giornata.
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dopo
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Ho un'altra domanda da porle, non c'entra molto con il titolo, ma provo a inserirla comunque.

Partendo dal presupposto che non mi espongo mai al sole delle ore di punta e ad ogni esposizione utilizzo filtri, la mia domanda è questa: in passato ricordo che mi è sempre stato raccomandato di riparare i nevi dal sole, ora vorrei capire, i nevi colpiti dal sole hanno maggiore probabilità rispetto alla cute "normale" di trasformarsi in melanomi? È quindi teoricamente meglio proteggerli maggiormente dal sole rispetto alla cute "sana".
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Dr. Davide Brunelli Dermatologo 2.9k 84 1
Non serve coprire i nevi maggiormente rispetto alla cute normale: il melanoma puo' insorgere dai melanociti di tutta la superficie cutanea, quindi la protezione deve essere applicata ovunque con il medesimo scrupolo
Cordiali saluti
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dopo
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Era una curiosità che mi era sorta dato che in passato (parlo ormai di 7-8 anni fa) mi era stato detto da vari specialisti di proteggerli maggiormente, mentre ora non mi veniva di fatto più detto. Spesso ancora adesso sento dire dai non addetti ai lavori di proteggere i nevi con filtri attivi, e in questo caso credo sia proprio malinformazione.

La ringrazio, mi pare di aver esaurito tutte le domande sulla quesione :)
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