Ipersensibilità? Incapacità di stare sola?

In due anni ho lasciato quattro diversi gruppi di amici per lo stesso motivo: dopo qualche tempo (mesi o anche un anno) scopro dei lati di queste persone totalmente incompatibili con quelli che sono i miei principi, così me ne allontano.
Il problema è la mia reazione a questi fatti: arrivo a sentirmi letteralmente tradita a causa dell'incomprensione e non riesco più a fidarmi della persona. Penso che non mi voglia bene, che non mi rispetti, mi diventa impensabile qualsiasi tipo di rapporto con questa persona e me ne devo assolutamente allontanare. Mi fa paura, penso possa ferirmi più di quanto abbia già fatto e vado sulla difensiva, spesso anche diventando aggressiva verbalmente (ma mai fisicamente, è un meccanismo di difesa) quando il mio interlocutore non mi capisce.
Non vi cito le discussioni nello specifico perchè non penso siano rilevanti: che avessi torto o ragione in ogni caso reputo una reazione del genere eccessiva e deleteria per me e per gli altri.
Percepisco questa mia "ipersensibilità" come un problema che non mi fa vivere bene e non capisco nemmeno da cosa derivi, perchè è sproporzionata e per nulla razionale. Mi monta in automatico ogni volta che ho delle divergenze con qualcuno; da adolescente succedeva spessissimo, anche e sopratutto per motivi futili, adesso solo su questioni di una certa importantanza, ma a volte ho delle ricadute.
Sono una persona abbastanza sicura, non ho problemi di autostima, nè nel relazionarmi con gli altri, ma ho avuto così tante brutte esperienze in amicizia (percepite come dei veri e propri tradimenti) che adesso non riesco più a fidarmi di nessuno, per paura che mi venga fatto quello che già mi hanno fatto altre persone. Vorrei che gli altri fossero più accorti con me e che dimostrassero di volermi bene, che invece di biasimarmi comprendessero i motivi per cui ho sviluppato una simile barriera.
Se fosse possibile preferirei avere la forza mentale di vivere senza amici, dedicandomi solo alle mie passioni, ma purtroppo dopo un tempo relativamente breve speso da sola, comincio a non provare più piacere in ciò che faccio. Che tutto sia dovuto alla paura di stare sola?
Mi fido ciecamente solo del mio ex, con cui vado d'amore e d'accordo. Ci conosciamo da più di 4 anni e finora è sempre stata l'unica persona con cui riesco ad andare d'accordo, perchè è un ragazzo buono che mi vuole sinceramente bene e anche se vado sulla difensiva o mi arrabbio ci basta parlare per mettere le cose in chiaro e fare pace. Lui mi capisce e sa che non sono una persona ostile, anzi, le altre persone però fraintendono e non si sforzano di conoscermi di più.
C'è un altro ragazzo con cui vado d'accordo e che conosco da anni, ma sono talmente sulla difensiva che nel profondo ho paura che anche lui un giorno possa "tradirmi", nonostante non mi abbia mai dato motivo di pensare una cosa del genere... ma d'altra parte così era stato anche per quelle persone che alla fine si sono rivelate dei pessimi elementi.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Stare soli e bene con se stessi è il primo passo per vivere future relazioni appaganti, basate sul " piacere" della' incontro e non sul " bisogno"

Le diversità, solitamente sono degli arricchimenti, perché favoriscono lo scambio, l' osmosi, la conoscenza di altro da noi, se per lei è un attacco a sè , un tradimento ed una delusione, amplificati dalla paura della solitudine, forse una maggiore conoscenza di sè, andrebbe valutata

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Francesca Rubino Psicologo, Psicoterapeuta 13
Gentile utente, lei inizia la sua lettera raccontando di come si allontani dalle persone cui è legata allorchè scopre delle incompatibilità con loro; più avanti, si chiede se le barriere che pone non scaturiscano dalla paura di quella solitudine che, in qualche modo, lei stessa si procura. Ebbene, questi aspetti possono essere facce di un'unica medaglia.
E' molto rassicurante pensare alle relazioni(d'amore o d'amicizia che siano) come a qualcosa di idilliaco e scevro di divergenze o conflitti; purtroppo, però, una relazione "vera", autentica, è tale solo nel momento in cui si accetta che l'altra persona è appunto "altro", simile per alcuni aspetti a noi, ma anche molto differente.Come le ricorda la dr.ssa Randone, la diversità consente l'arricchimento reciproco; tuttavia, essa può essere fonte di angoscia nel momento in cui (magari inconsciamente) si percepiscono come "sicure" solo le relazioni "perfette", basate su una completa simbiosi. La diversità, allora, può essere vissuta come qualcosa che aumenta il rischio di perdere l'altro, e che va combattuta...paradossalmente, rompendo il rapporto non appena essa si manifesta, o magari ancora prima.
Questo è un possibile spunto di riflessione che mi sento di proporle; più ancora, però (e proprio perchè lei stessa afferma di percepire, nelle sue reazioni, qualcosa di sproporzionato legato forse ad una sua estrema sensibilità), desidero suggerirle di rivolgersi di persona ad un professionista con cui esplorare approfonditamente i comportamenti che le causano sofferenza.

Dr.ssa Francesca  Rubino

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le risposte, ma non posso rivolgermi a nessuno di persona, per questo ho cercato un supporto online. E' l'unico modo che ho per cercare di comprendere la mia situazione, di più non posso fare.

Ho provato a essere più tollerante, ma il litigio mi sembra sempre inevitabile. Non riesco a prendere la conversazione con calma, anche quando cerco di non arrabbiarmi: sto zitta evitando di rispondere, ma alla fine non faccio altro che piangere in silenzio.
Sono convinta che non sia un problema legato ai motivi delle discussioni; sono sempre diversi e comunque importanti (ideologici, pratici, etici), non litigo mai seriamente per sciocchezze. In generale il pianto e la rabbia mi vengono a priori, indipendentemente dal tipo di argomento, quando vedo che qualcuno - nonostante le mie insistenze - non mi ascolta, e quindi diventa una minaccia.

Non ci sono dei modi per contollare quest'eccesso di emotività? Qualcosa che possa aiutare a controllarmi? Non so, qualche esercizio per mantenere la calma... non ne ho idea, so solo che sta divetando davvero difficile convivere con una cosa del genere. Che cosa posso fare per capire cosa innesca questo meccanismo?
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

> non posso rivolgermi a nessuno di persona, per questo ho cercato un supporto online.

Perchè?

> Non ci sono dei modi per contollare quest'eccesso di emotività?

Si

> Qualcosa che possa aiutare a controllarmi? Non so, qualche esercizio per mantenere la calma... non ne ho idea, so solo che sta divetando davvero difficile convivere con una cosa del genere.

Qualunque cosa ci sia, non è somministrabile online.
Ora le faccio un intervento online: "stia calma, si rilassi"
Ha funzionato? Se la risposta è "Si" per ringraziarmi dovrebbe inviarmi la parcella, come minimo, per evitare di restare "in debito" in eterno.
Se la risposta è "No", ha appena verificato di persona che online non tutto è possibile, e che qualche volta, bsiogna agire offline.

> Che cosa posso fare per capire cosa innesca questo meccanismo?

Sicuramente prendere coscienza del fatto che facendo da sola è arrivata fin dove è arrivata oggi. Poi se vuole ottenere un risultato diverso deve fare qualcosa di diverso rispetto a ciò che ha fatto finora.

Le cause di un comportamento possono essere tante e svariate, ed andiamo dalle cause biologiche organiche (che in primis vanno escluse o determinate) a quelle prettamente mentali (cioè frutto del vissuto emotivo ed esperienziale).

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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Dr.ssa Francesca Rubino Psicologo, Psicoterapeuta 13
Gentile utente, fornire trattamenti esula tanto dalle finalità di questo sito, quanto da ciò che è lecito fare attraverso una consulenza online.
Immagino che lei, nel momento in cui scrive di non poter rivolgersi ad un professionista di persona, faccia riferimento a motivazioni pratiche (posso chiederle quali?); tuttavia, mi permetto di aggiungere che la sua richiesta di strumenti che le consentano di "far da sè" mi ha fatto tornare in mente il rassicurante isolamento a cui lei, nella sua prima mail, dice di aspirare ("se fosse possibile preferirei avere la forza mentale di vivere senza amici...").
Pensa davvero che la semplice applicazioni di una tecnica che le consenta di inibire le sue reazioni emotive quando si presentano possa essere sufficiente a risolvere il disagio che afferma di provare?O non sarebbe forse utile cercare di andare più a fondo?Lei stessa si pone delle domande sul significato dei suoi comportamenti.
Infine, le propondo la lettura di questo articolo che, in particolare dal paragrafo "Perchè andare in terapia", penso possa esserle utile.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

Un saluto!
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Dr. Amleto Petrarca Psicologo, Psicoterapeuta 83 2 24
Gentilissima,
credo che non sia ne ipersensibilità e nè incapacità a rimanere sola.
Dovrebbe affidarsi ad un collega della sua zona per cercare di capire le cause e le dinamiche si celano dietro la sua eccessiva rabbia. Le tecniche di rilassamento esistono e sono molto efficaci, ma non per il suo caso.
In bocca al lupo

Dr. Amleto Petrarca
Psicologo-Psicoterapeuta Bologna ISTDP
www.amletopetrarca.com

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dopo
Utente
Utente
Non posso permettermi delle sedute e in ogni caso non ho i mezzi per raggiungere lo studio, non posso nemmeno parlarne con i miei genitori perchè sono suscettibili sull'argomento e non ne vogliono sapere nulla.
Penso che se avessi informazioni sufficienti potrei migliorare la situazione anche autonomamente, d'altra parte ho avuto altre difficoltà in passato - anche abbastanza radicate - che sono riuscita a risolvere semplicemente crescendo e facendo nuove esperienze, perchè non dovrei riuscirci anche adesso?
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

la risposta è semplice.
La situazione di adesso, che vuole cambiare, è il frutto della crescita e delle esperienze fatte da sola.

Metaforicamente, entrare in un pozzo non è predittivo della capcità di uscirne.

Legga libri e racconti e guardi film per stimolare le sue risorse.

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