Tachicardia e fibrillazione

Salve, un anno fa ho avuto il primo episodio di tachicardia. Ho fatto i controlli dovuti, e mi hanno riscontrato una tachicardia causata da stati d'ansia. Ho iniziato la terapia con secaquor, oltre al losazin 50 che prendevo già essendo ipertesa. Inoltre ho un leggero ipotiroidismo, dovuto alla presenza di piccoli noduli innocui. Non seguo nessuna terapia in merito. Ad un anno esatto la scorsa settimana ho avuto un altro episodio di tachicardia, questa volta seguito da una lieve fibrillazione atriale parossistica. Il cardiologo mi ha aggiunto le seguenti compresse: cardiospirina, una al giorno, amiocard, una al giorno e mezza compressa in più di secaquor. Ho deciso di seguire un altro consulto, e il secondo cardiologo invece, rassicurandomi, mi ha prescritto, oltre alle due compresse che prendevo gia(secaquor e losazin) una compressa al giorno di almarytm. Adesso essendo in difficoltà non so quale terapia seguire. Avrei bisogno di un ulteriore consiglio. Io non fumo, non bevo, entrambi hanno imputato questo problema a possibili stati d'ansia. Ringrazio in anticipo, certa di una risposta.
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Prof. Francesco Vetta Cardiologo, Cardiologo interventista 134 7
La presenza di una FA parossistica, verosimilmente recidivante, in un soggetto con distiroidismo merita una rivalutazione tanto ecocardiografica che della funzione tiroidea, per valutare l'evoluzione del distiroidismo riferito, che, insieme all'ipertensione,possono incidere quali determinanti della suddetta aritmia. Dal punto di vista terapeutico, sicuramente ê opportuno instaurare una terapia antiaritmica, evitando, se possibile, l'amiodarone che può causare accentuazioni delle alterazioni funzionali tiroidee già presenti, preferendo altri farmaci di classe III quali il sotalolo o il dronedarone, oppure farmaci antiaritmici di classe Ic quali il propafenone o la prescritta flecainide (Almarytm) a meno che non sia presente una ipertrofia del ventricolo sn (all'ecocardiogramma) una cardiopatia ischemica o disturbi di conduzione elettrica cardiache.
Si pone invece il problema della terapia di prevenzione di fenomeni cardioembolici, in cui la cardioaspirina ha sicuramente un ruolo di assoluta minor rilevanza rispetto alla terapia anticoagulante orale tradizionale o con nuovi farmaci anticoagulanti da poco disponibili anche in Italia. Nella stratificazione dei fattori di rischio si utilizzano una serie di parametri.
Lei essendo ipertesa e di sesso femminile ha uno score pari almeno a due, che suggerisce l'opportunità dell'inizio della terapia anticoagulante.
Cordialmente

Prof. Francesco Vetta
Professore di Cardiologia
Saint Camillus International University of Health and Medical Sciences (UniCamillus)
Rome, Italy

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dopo
Utente
Utente
Grazie dottore della celere risposta, dunque se non ho capito male, lei mi suggerisce di optare per la seconda soluzione, eliminando così sia cordarone che cardiospirina. Inoltre vorrei sapere a che tipo di anticoagulante si riferisce e se davvero necessario. Mi Rimane un ultimo dubbio. Questi fenomeni, anche se sporadici possono provocare ictus o infarto? O si tratta di problemi che non conducono a tali conseguenze? Ringrazio ancora, buona giornata
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Prof. Francesco Vetta Cardiologo, Cardiologo interventista 134 7
Ha compreso bene. Anche le forme parossistiche di FA aumentano il rischio di ictus ischemico.
Pertanto il suo medico curante dovrà fare un calcolo sia del suo rischio simbolico che emorragico, utilizzando delle tabelle del rischio ( rispettivamente CHADSVASC e HASBLED). Secondo la prima tabella é utile avviare una terapia anticoagulante se lo score è pari o superiore a due. Io non conosco tutti i suoi dati, ma essendo lei di sesso femminile ed ipertesa, già raggiunge un valore pari a 2. Pertanto il suo Curante dovrà valutare bene l'opportunità di una terapia anticoagulante orale.
Cordiali saluti
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