Attaccamento


Mi chiamo Gisella, sono una ragazza di 27 anni, figlia unica. Anticipo che per me non è facile ritenere di aver bisogno di qualcuno, e ciò in quanto ho sempre ritenuto di essere sufficientemente intelligente e razionale da arrivare a dare da sola una spiegazione e una soluzione ai miei problemi. Sono una ragazza molto determinata e ambiziosa, quando mi pongo un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo, con serietà e perseveranza. Infatti, mi sono laureata con il massimo dei voti all’età di 24 anni e ho già maturato delle esperienze lavorative importanti. Tuttavia, questo lato di me, così sicuro e controllato, viene meno quando entrano in gioco i sentimenti e gli affetti. Da questo punto di vista, mi reputo assolutamente fragile, o meglio, mi accorgo di attaccarmi alle persone in modo esagerato, e soprattutto, e qui sta il problema, di non riuscire a staccarmene facilmente. Anzi, vivo le separazioni, sia amichevoli che amorose, come un vero e proprio lutto. Fin da bambina sono stata una ragazza “elitaria”, vale a dire che sceglievo una persona e da quel momento per me quest’ultima diventava tutto il mio mondo. Questo rapporto ce l’ho tutt’ora con mia madre, (la quale è sempre stata presente nella mia vita, oltre che come una mamma anche come una amica)e l’ho avuto con mia cugina. Mi sono legata a lei, quasi morbosamente, nel senso che non mi interessava avere altre amicizie all’infuori di lei. Lei, chiaramente, crescendo si è stancata di questo rapporto a due, e io ho vissuto il suo allontanamento come un vero e proprio “abbandono”. Ho superato questo distacco dopo molto tempo, in particolare, quando mi sono fidanzata all’età di 17 anni. Dopo due anni, il mio ragazzo mi lascia, e io ci soffro in modo esagerato, addirittura manifesto dei problemi nell’ingoiare. Sento di nuovo quel senso di abbandono provato precedentemente, ma non mi arrendo e faccio di tutto per riconquistarlo. Alla fine ci riesco, e la storia dura per altri 5 anni. Quando a 24 anni, appena laureata mi innamoro di un altro ragazzo, per il quale lascio il mio fidanzato. E qui nascono i miei problemi, ed è in relazione a questo che le scrivo, perché sono due anni che ho una relazione con questo ragazzo, il quale però, nonostante dice di volermi non vuole impegnarsi. Io, che ho una altissima considerazione di me non riesco proprio ad accettarlo, ma d’altro canto non riesco a dire basta, e finisco per tornare da lui, continuando a soffrire. Da qui, la mia riflessione. Che cosa mi rende così dipendente dalle persone che scelgo, perché non riesco ad accettare che i rapporti non siano come dico e voglio io??? Si tratta di una patologia??? Che cosa devo fare per uscirne???
La ringrazio anticipatamente e aspetto ansiosa una sua risposta.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile Utente,

per rispondere alle Sue domande in maniera esaustiva dovrebbe rivolgersi ad uno psicologo di persona perchè, nonostante sia stata chiara nell'esposizione, le ragioni di tale modalità relazionale sono del tutto personali e riguardano solo Lei.

Quindi on line non troverà delle risposte.

Ma le ipotesi potrebbero essere molte: a partire dal tipo di legame che ha con la mamma che è elitario, come quello con le amiche.

Perchè il fidanzato non vuole impegnarsi con Lei?
Glielo ha chiesto? Se sì, cosa ha risposto lui?
E perchè Lei continua a tornare?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Emanuele Marianecci Psicologo, Psicoterapeuta 3
Salve Gisella, allora…

Come prima cosa vorrei rispondere alla questione "patologia si/patologa no". Per quanto abbia fatto capire abbastanza bene ciò che la fa soffrire, le informazioni sono insufficienti e non sarebbe corretto ne utile fare diagnosi attraverso un forum. Parla di una sorta di dipendenza nel vivere i rapporti affettivi, e questa é una chiara definizione di qual'é il problema che la fa star male.

Poi chiede, che cosa la rende così dipendente dalle persone che sceglie. Tenga conto che una delle prime cose che la vita ci insegna quando nasciamo é dipendere da un'altra persona. Un bambino piccolo può soddisfare i suoi bisogni fisiologici ed affettivi esclusivamente attraverso chi lo accudisce e se lasciato solo non é in grado di sopravvivere. Se il bambino avrà vissuto interazioni ripetute con altre persone significative capaci di sostegno e protezione svilupperà un senso stabile di sicurezza nell'attaccamento che gli consentirà di iniziare ad esplorare il suo ambiente con serenità ed efficacia e con la certezza di poter tornare alla sua "base sicura" (es, la madre) quando ne sentirà il bisogno. Attraverso questa esplorazione il bambino acquisisce nel tempo sempre maggiore autonomia, impara a contare sulla propria autoefficacia e ha l'opportunità di sviluppare buone capacità per fronteggiare le varie situazioni che gli capiteranno. Questa é un punto di partenza importante, perché di solito, quando da adulti ci troviamo a dipendere da qualcuno, capita che questo qualcuno, o la relazione con questi, ci appaghi un bisogno che nient'altro riesce a colmare, neanche quando siamo appagati sul fronte carriera, autostima, determinazione o ambizione. Ed è per questo, come nel suo caso, che anche se tenta razionalmente di farsi andar bene la sua ultima relazione, la parte emotiva le si ribella e sta male. Quindi, probabilmente, non riesce ad accettare che i rapporti non sono come dice e vuole lei perché lei, nella relazione, trova qualcosa che non trova in nient'altro. E se é così, il problema é proprio questa esclusività. Morale della favola, se nella relazione c'é qualcosa che la fa star male, pur avendo tutto il resto, é come se le mancasse la cosa più importante.

Infine chiede cosa fare per uscirne. Ma da cosa? Dalla relazione con l'attuale compagno? Dalla sofferenza in generale? Dalla dipendenza dalle persone che sceglie? Dal conflitto, "devo accettare che la relazione non é come voglio, ma non ci riesco"?

Dr. Emanuele Marianecci
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
emanuele.marianecci@medicitalia.it

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
Avere bisogno di un aiuto psicologico, non metterà in discussione la sua bravura, determinazione ed intelligenza....

Legga questo articolo, poi se desidera, ne riparliamo

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Si potrebbe avanzare l'ipotesi che il suo bisogno di un rapporto esclusivo si struttura perche' non riesce ad accontentarsi di avere solo una parte dell'altro.
E questo potrebbe essere un suo problema profondo.

Piu' volte nella sua richiesta di consulto fa riferimento alla sua determinazione, al suo impegnars per ottenere quello che vuole.
Questo non sempre garantisce l'ottenimeno. In campo affettivo certamente no.
E' su questo aspetto che dovrebbe lavorare a mio avviso.
Saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti per le celeri risposte. Ciò che mi lascia perplessa è che credo di fatto di avere forse una sorta di dipendenza affettiva, ma quello che non capisco è da dove deriva, perché mia madre, fin da bambina, mi ha dato forse troppo amore e non il contrario, mi ha sempre accontentato in tutto. Inoltre, non credo di avere una bassa autostima, ma al contrario ho un'alta considerazione di me, ed è per questo che non riesco ad accettare che quest'ultimo ragazzo non mi voglia dare il rapporto che desidero, ma mi imponga le sue condizioni, cosa che per me è inaccettabile. Tuttavia, io ci provo costantemente ad accettare le sue condizioni, vale a dire, vivere il rapporto (anche se esclusivo, non siamo una coppia aperta) con più leggerezza, senza dare denominazioni e senza fare progetti, ma io non ci riesco, così finiamo per litigare e ci separiamo per un po. Poi lui torna, sempre a lei sue condizioni, io ci riprovo e poi, dopo poco, io ritorno con le mie richieste, ci rilasciamo e così via...da due anni.Io non capisco, perchè se non vuole impegnarsi non mi lascia andare, ma soprattutto perchè non lo lascio andare io, visto che non mi da' quello che voglio. Come posso fare...mi sento una bambina viziata.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile Utente,

Lei scrive: "mia madre, fin da bambina, mi ha dato forse troppo amore e non il contrario, mi ha sempre accontentato in tutto"

Verissimo, ma esiste anche un tipo d'amore presente, caldo, costante ma... soffocante, proprio perchè troppo presente che rischia per diventare tossico.

Questo diventa il modello che un bambino apprende in prima battuta. Fortunatamente non è detto che tale modello sia così rigido, anzi è possibile ampliare un po' le possibilità, sia con le stesse esperienze che la vita ci mette davanti, sia -in altri casi- con la psicoterapia.

In questo contesto bisogna capire che cosa significa che il Suo fidanzato non voglia impegnarsi come vuole Lei: magari Lei vorrebbe un legame col fidanzato come quello che ha appreso dalla mamma e a lui sta un po' stretto.

Ma ripeto: si tratta di dinamiche che è bene affrontare di persona con lo specialista.

Cordiali saluti,