Stato di coscienza in paziente intubato

Mio marito, 61 anni, è stato sottoposto ad intervento chirurgico per asportazione di un grosso linfonodo metastatico da Hcc che coinvolgeva l'aorta, la vena cava, la vena porta e l'arteria epatica. Un lungo intervento di circa 10 ore, avvenuto mercoledì 16 aprile, durante il quale ha ricevuto "importanti" trasfusioni e con uno squilibrio emodinamico causato dall'intervento lungo, complicato e pericoloso (ciò è quanto hanno riportato i medici). Da allora è in terapia intensiva, sedato ed intubato poichè, mi dicono, che ancora non è in grado di respirare autonomamente. Quando mi reco presso di lui, nonostante lo stato d'animo sia dei peggiori, gli parlo, lo sfioro sugli omeri e un pò sui capelli e finora nessun "segno" era percepibile. Due dei vari medici dai quali ricevo notizie al colloquio giornaliero mi hanno riferito che alcuna emozione è da lui percepibile. Oggi, mentre gli parlavo, e ho provato per ben tre volte, ha oscillato un piede da sx a dx, poi ha leggermente deglutito. Alla mia richiesta di spiegazioni, il medico mi ha risposto che il suo non è uno stato di coma ma di sedazione e, quindi, mio marito potrebbe "sentire". Ora, queste disparità di opinioni dei vari medici che si susseguono nel reparto di T.I. mi frastornano: c'è un livello minimo di coscienza oppure non c'è? E se esiste, il mio pianto o le mie parole possono innescare un'emozione che potrebbe arreccargli danno? Inoltre, intendo benissimo il "peso" dell'intervento che l'organismo ha subìto ma, perchè ancora non è in grado di respirare autonomamente, visto che dagli esami pre-operatori le sue condizioni fisiche (comprese quelle respiratorie) erano ottime? Grazie.
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Dr. Anna Maria Martin Anestesista 2k 68 3
Gentile signora buon giorno, dopo un intervento importante ed impegnativo per l'organismo come quello subìto da suo marito, è normale procedura tenere il paziente sedato ed intubato sotto stretta osservazione in terapia intensiva. Se l'intervento è proceduto bene, pur nella sua complessità, suo marito non dovrebbe avere ora alcun deficit, ma piuttosto è mantenuto in coma farmacologico (con farmaci di vario genere che posso solo presumere), per proteggerlo dagli effetti, cardiocircolatori e non solo, dello stress e dell'inevitabile dolore postoperatorio.
Sotto farmaci suo marito non dovrebbe partecipare coscientemente a quanto lo circonda ed i movimenti che ha osservato non credo siano significativi. Una certa partecipazione potrebbe esserci solo se la sedazione viene diminuita per provare a superficializzarlo, fino a quel momento no.
Spero di essere stata chiara, altrimenti non esiti a scrivere ancora.
Saluti.

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Dottoressa Anna Maria Martin

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio tantissimo, anche per la sua celerità. Oggi, a sei giorni dall'intervento, ho trovato mio marito sveglio, in ventilazione non invasiva, molto provato, debilitato e...gonfio. Mi è stato detto che per respirare ancora fatica a farlo, che i parametri generali sono stabili e che l'edema deriva dalle trasfusioni e dai liquidi somministratigli in fase di intervento. E' reattivo, ma apparentemente dolorante ed abbattuto. Inizialmente non mi ha riconosciuto, forse anche per l' abbigliamento (camice, mascherina, cuffia, guanti) poi lo ha fatto e al mio rinnovare i nomi dei figli, dei fratelli, degli altri familiari, intendeva e rispondeva seppure lentamente e a fatica. Mal sopportava quel "casco" respiratorio e mi chiedeva ripetutamente di chiamare il medico per toglierlo. Ho letto che molti sono i problemi che possono presentarsi a seguito di degenza in T.I.: polmoniti, liquido pleurico, piaghe da decubito... Le chiedo: cosa posso fare per aiutarlo, avendo a disposizione circa trenta/quaranta minuti al giorno durante la visita? Cosa, in particolare, devo chiedere al medico del reparto di fargli praticare, onde evitare altri problemi oltre quelli già presenti? Assodato che non è possibile tenerlo in semi-coscienza, come posso incoraggiarlo a permanere in T.I. serenamente? Nel ringraziarla ancora, la saluto caldamente.
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Dr. Anna Maria Martin Anestesista 2k 68 3
Gentile signora buona sera, non c'è nulla che Lei possa dire e/o chiedere ai colleghi che certamente Loro già non sappiano e non stiano già mettendo in pratica; l'unica cosa che Lei deve assolutamente fare quando va a trovare suo marito è farsi vedere forte, tranquilla e serena ( so di chiederle molto): per incoraggiarlo ad avere pazienza non deve stancarsi di dirgli che va tutto per il meglio e che tutti lo aspettano e gli mandano i loro saluti, magari nominandoli ad uno ad uno. Quello che voglio dire è che con Lei dovrebbe per un po pensare alla sua vita di prima dell'intervento, ossia distrarsi un po senza stancarsi troppo.
Deve essere forte senza mai compatirlo, tutto qui, augurandoci che la ripresa sia rapida.
Cordiali saluti.
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dopo
Utente
Utente
Grazie per le sue espressioni di sostegno morale. Ho già assunto questo tipo di atteggiamento anche perchè, personalmente, circa due anni fa, ho vissuto l'esperienza di una lunga permanenza in sala operatoria per un carcinoma maligno e il ricordo del "dopo" è indelebile. Grazie anche dell'augurio: ne abbiamo proprio bisogno!