Emangioblastoma - cervelletto

Mio padre ( 80 anni ) , è stato ricoverato il 7 di ottobre del 2013, presso il reparto di neurologia dell’Ospedale Papardo di Messina , per presunta ischemia cerebrale ( sintomi iniziali come perdita dell’equilibrio, camminare – trascinandosi, momenti di assenza..).
Hanno eseguito delle normali tac, senza m.c. , evidenziando delle ischemie pregresse e presunte attuali.
Dopo tre mesi di calvario, sono riusciti a capire (ma su input di un neurochirurgo..) intermezzati da due ricoveri , che il problema di mio padre risultava essere una lesione cerebellare (neoformazione cerebellare..), motivo ostruttivo al passaggio del liquor e relativa dilatazione dei ventricoli…con sintomi conclamati ( perdita dell’equilibrio, della parola, dell’autosufficienza..ecc)
Ancora più grave ( a mio parere ) , aver capito dopo tre mesi, che mio padre poteva eseguire un RM al cranio, con m.c. , prima esclusa per :
1. Presunta allergia al m.c. ( da noi e da mio padre, mai comunicata.. )
2. Motivi legati all’esecuzione di cataratta ( poi si e’ capito, dopo 4 mesi..., che non risultava essere motivo ostativo all’esecuzione di un risonanza magnetica )
3. Motivi legati all’esecuzione di angioplastiche ( poi si e’ capito, dopo 4 mesi..., che non risultavano essere motivo ostativo all’esecuzione di un risonanza magnetica)
Quindi , a mio parere, un esame che poteva essere eseguito ad ottobre del 2013, e’ stato eseguito a gennaio del 2014 (!!!), pregiudicando una diagnosi anticipata della lesione, che poteva, forse, cambiare la storia clinica di mio padre

A questo punto crediamo che la presunta ischemia cerebrale.....non ci sia mai stata…e che il problema di mio padre, era rappresentato da, oggi, un emangioblastoma di circa cm. 4, localizzato nella fossa cranica posteriore.. ( se ne sono accorti dopo circa 3 mesi..)
Il Primario della Neurochirurgia, dello stesso Nosocomio , che doveva operare mio padre, purtroppo non ha inteso operarlo, quindi ne’ asportare la lesione, ne’ eseguire una derivazione liquorale…..e senza proporre alternative alla situazione clinica di mio padre ( ritenendo che non ci fosse più nulla da fare ), facendoci perdere un altro mese, nell’attesa del nulla.

Mio padre a seguito di nuovo consulto e' stato operato, d’urgenza, dall'equipe del Policlinico di Messina ( neurochirurgia) ( gravato da diverse patologie pre-intervento )
Premesso che mio padre ha superato l'intervento, mirato all'asportazione totale della lesione, dopo alcuni giorni,che prefiguravano una possibile ripresa di mio padre, purtroppo negli ultimi giorni, la situazione e' precipitata a seguito di varie complicazioni e mio padre e' deceduto, proprio nel giorno in cui avevamo avuto il referto dell'esame istologico ( emangioblastoma, alias tumore benigno..inizialmente si era pensato,ad una lesione di alta malignità'..).

Le chiedo:
a) Lasciare in sede ( cervelletto), l'emangioblastoma, che scenario avrebbe disegnato per mio padre , di già' con una situazione cerebrale compromessa ?
b) Una lesione di questo genere ( ora..benigna) , in assenza di esame istologico e di circa cm. 4, poteva essere trattata con la gamma knife ?
c) Pur asportando il tumore, può' ugualmente persistere un problema di mancato ripristino regolare flusso liquor e persistenza di dilatazione ventricoli, mancata risoluzione dei sintomi di ipertensione endocranica ?
d) il ritardo con cui sono arrivati a diagnosticare la stessa lesione ( MESI TRE’) , può' avere inciso sul decorso clinico e la storia clinica di mio padre , nella considerazione che lo stesso, e’ rimasto allattato per circa mesi quattro, con relativo fisico debilitato e quindi post- intervento gravato da complicazioni ( ha contratto un virus chiamato acinetobacter, che gli ha comportato un grave infezione polmonare ) ?
cordiali saluti

[#1]
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.5k 354 161
I suoi quesiti sono formulati con competenza e chiarezza, pertanto mi accingo a risponderle così come lei schematicamente li ha posti:
a) l'effetto più evidente è di ostacolo al deflusso del liquor e consiste in un aggravamento progressivo della ipertensione endocranica;
b) questo tipo di tumore ha una scarsa risposta alla terapia radiante;
c) specialmente nel soggetto molto anziano, per ridotta "compliance" del cervello, il ripristino dello stato fisiologico del sistema ventricolare può essere molto lento o mancare del tutto;
d) prescrindendo da lesioni extra-neurologiche che possono aver gravato sulla malattia di base, trattandosi di una lesione neoplastica benigna non vi è significativa dipendenza tra ritardo di diagnosi ed accrescimento volumetrico.
Cordialità

Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la disponibilità offerta ( ci scusi..ma siamo immersi nel dolore..) e
sopratutto per la chiarezza nella risposta.
Mi chiedo e ci chiediamo noi figli...
due - tre mesi in meno di allattamento ( caterere....stare a letto..ospedali..) possono
essere visti come variabile di importanza determinante...al fine di un risultato infausto o non infausto e relativamente ad un intervento di rimozione emangioblastoma-cervelletto in una persona di 80 anni, in termini di fisico debilitato ?
Stesso discorso per quanto riguarda peggioramento delle condizioni in termini di ipertensione endocranica..?
voglio dire...
tre mesi prima il tumore aveva di già', detto in termini poveri, fatto i propri danni? a prescindere dell'arco temporale ( dilatazione ventricoli, ipertensione endocranica di gia' importante.. )?

Grazie e saluti
[#3]
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.5k 354 161
Le risposte che le ho già fornito sono quanto, su una semplice esposizione dei fatti clinici, può essere correttamente desunto. Andare oltre, come lei chiede con i successivi quesiti, significa conoscere de visu la documentazione sanitaria, il che lei concorda gentile utente non è dato in questo tipo di consulto. Cordialità
[#4]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egr. signore,
condivido pienamente le risposte del collega Colangelo e mi permetto di aggiungere un mio personale commento.
Comprendo che la morte di un genitore, seppur di una certa età, è dolorosa e difficile da accettare soprattutto quando possono insorgere dubbi sui trattamenti terapeutici subiti.
La Medicina è una scienza, ma per nulla esatta e le variabili cui noi medici dobbiamo far fronte sono pressoché individuali, nel senso che una patologia non è mai uguale a se stessa e sovrapponibile in ogni individuo.

Detto questo, fra le diffficoltà che una diagnosi può rappresentare, vi possono essere errori (colposi, mai dolosi) che, se comprovati inconfutabilmente e con obiettività, è giusto che siano riconosciuti e i responsabili risarciscano il danno.
Se io tampono un'auto per mia distrazione, ciò non significa che io non sappia guidare, ma è giusto che risarcisca i danni alla carrozzeria o agli occupanti il veicolo da me investito.

Ora, nel caso di Suo padre, seppur possa essere ipotizzata un responsabilità in fase diagnostica, questa va provata nel contesto generale del caso clinico, nel senso che non è sufficiente limitarsi alla patologia non trattata o, in ipotesi, non adeguatamente trattata, ma è doveroso vagliare ogni aspetto che giustifichi o non giustifichi un determinato comportamento dei Sanitari Curanti.

In sintesi voglio dire che, prima di avventatamente iniziare una azione giudiziaria, magari incitati da avvocati poco scrupolosi, è opportuno consultare uno specialista del settore di competenza della patologia di Suo padre che, valutati con scrupolo e onestà intellettuale tutti gli aspetti della vicenda clinica, dia il proprio parere su, prospettabili o meno, profili di responsabilità professionale medica.

Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti


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