Non so come uscire dall'immobilità

Salve, sono ormai anni che mi ritrovo nelle stesse situazioni, prima tra tutte la mia immobilità,l'incapacità di prendere in mano la mia vita e darle una direzione. I sintomi sono stati tanti(una grave e lunga bulimia, abuso di alcol, droghe, autolesionismo) e altrettante le terapie tentate ed ora comunque la sintomatologia si è molto attenuata, rimane solo una ricerca di alienazione nell'alcol ma comunque ninete di che.Ma il punto è che non voglio stare bene.Come se non lo mermitassi, come se non sapessi dove andare..e allora preferisco stare a casa..ma poi mi deprimo perchè vivere così non h molto senso.Anche con l'altro sesso sono in grande difficoltà..ho ben 35 anni ma all'"attivo"un'unica esperienza sessuale completa e nessuna relazione signficativa..è come se mi fossi arresa. Certo, i miei genitori non sono stati perfetti, anzi, aggressivi e critici ma ormai sono "grande" e non capisco perché non riesco ad abbandonare certe modalità. Cosa cavolo aspetto??in passato mi hanno diagnosticato un disturbo borderline..è così?
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
rispetto alla diagnosi non ci possiamo pronunciare da qui, ma contano le valutazioni fatte direttamente dagli specialisti.

Quali trattamenti terapeutici finora?
Di che tipo, durata?

Non rinunci a lottare, a cercare di trovare un migliore benessere, a volersi bene, che ne pensa di ritentare riprendendo una terapia?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Gentile dottoressa ho fatto diverse terapie, inizialmente per curare il disturbo alimentare che poi si è risolto per motivi indipendenti alla terapia..ovvero vedere che una persona a me cara, direi la mia vita era realmente interessata a me e mi poneva di fronte a una scelta...
le terapie successive riguardano gli aspetti più profondi ma il punto è che è come se io sentissi che non voglio stare bene. Che non c'è nulla da fare. Sono ancora in terapia ma mi chiedo se abbia senso fare una terapia se non si creda di poter stare meglio.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Ma il punto è che non voglio stare bene.Come se non lo mermitassi, come se non sapessi dove andare..e allora preferisco stare a casa.."

Ne parla con l'attuale psicoterapeuta di tutto ciò?
Segue anche una cura farmacologica?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Ilenia Faristei Psicologo, Psicoterapeuta 2
Chiedo anche io se parla con la sua terapeuta di questi suoi pensieri

Dr. Ilenia Faristei

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
quanta sofferenza nella sua richiesta di consulenza…

Il cibo, l'alcool, le condotte autolesive, hanno tutte un denominatore comune: la sofferenza psichica e la solitudine.

Cosa la spaventa da una possibile guarigione?
Ha paura di amare ed essere amata?
Come è stata amata, se è stata amata?

Forse, nel tempo, il cibo ha rappresentato un rifugio, una madre amorevole, un amico, un amante, un terapeuta, un utero caldo nel quale rifugiarsi…..e tanto altro.

le condotte autoadesive, solitamente, rappresentano una strategie maldestra per lenire le sofferenze dell'anima: il paziente si procura del dolore fisico, sicuramente più gestibile, per non sentire quello dell'anima…..ovviamente più cupo e sordo.

Anche io, come le Colleghe, le suggerisco di parlare a cuore aperto alla sua terapeuta
Cari auguri

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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