Comportamenti ossessivi-compulsivi: alcol, fumo e ludopatia

Gentilissimi,

Vi scrivo perché stanco, perché alla fine delle forze a mia disposizione dopo così tanti problemi da risolvere.
Mi scuso in anticipo per quello che sarà un testo molto lungo.

Il contesto è quello di una famiglia che da sempre ha avuto problemi di tipi economico e che sono andati ad accentuarsi negli ultimi tre anni per via della crisi.
Vi scrivo per mio padre, 50 enne, un uomo molto forte all'apparenza ma molto fragile, con un'infanzia non facile e con un comportamento molto impulsivo, forte e a volte esagerato.

Mio padre ha avuto sempre problemi con il vino e nel momento in cui insorge un problema mio padre beve(va) quantità di vino tali da non renderlo lucido e reattivo ma bensì molto aggressivo e irrazionale.
Nel corso degli anni io e mia madre abbiamo combattuto moltissimo affinché smettesse e in effetti dopo tanti litigi e discussioni siamo riusciti a farlo smettere di bere.
Capita, ad oggi, rarissimamente, che quando c'è un problema lui beva un bicchiere di vino di nascosto, e chiaramente noi ce ne accorgiamo per la sua poca lucidità e reattività e quindi lo riprendiamo.

Nel corso degli anni c'è stato poi un "problema fumo" in cui mio padre fumava fino a due pacchetti di sigarette al giorno fino ad avere lievi problemi di respirazione e ancora una volta io e mia madre, litigando e discutendo tantissimo, siamo riusciti a distoglierlo dal problema e siamo riusciti a farlo smettere definitivamente.
Attualmente non fuma più.

Il problema più recente, che sta sorgendo in queste ultimissime settimane, è quello della ludopatia.
Mio padre ha avuto un periodo di circa 1 anno di disoccupazione e da qualche mese ha cominciato a lavorare in una piccola azienda su turni solamente notturni con dei supervisori molto ferrei e pesanti che indicono pesantemente su suo umore e suoi comportamenti.
Sappiamo con certezza che in diverse occasioni ha utilizzato ingenti somme di denaro in slot machine e lui ovviamente né conferma né ammette il problema.
In questa occasione né io né mia madre sappiamo come fare.
Le sue reazioni quando si apre la questione sono quella di "fuga" dal problema, uscendo di casa, reagendo male, urlando.
Purtroppo mio padre ad ogni problema reagisce con questi comportamenti compulsivi ma in questo caso il litigare e discutere appare totalmente inutile.

Come posso fare? Cosa dobbiamo fare? Quando citiamo l'opzione "psicologo" lui reagisce molto male quindi non saprei davvero come fare.

Vi prego ditemi tutto ciò che è possibile fare in questi contesti. A chi possiamo rivolgerci? Come? Ci sono medicinali o sostanze che possano distoglierlo dal problema?

Vi ringrazio in anticipo per l'aiuto e mi scuso per il testo eccessivamente lungo.

Cordiali saluti
[#1]
Dr. Sergio Sposato Psicologo 147 6 14
Gentile ragazzo,

Da ciò che scrive sembra che suo padre possa avere alcune difficoltà nella gestione dei problemi. Quando si ritrova a vivere situazioni particolarmente stressanti o problematiche sembra infatti che egli ricorra a sostanze o attività che lo aiutino a distogliersi dalle difficoltà, ma che a lungo termine possono rivelarsi deleterie per la sua salute fisica e psicologica, oltre che per le sue relazioni affettive e familiari. Purtroppo non esistono sostanze magiche che possano cambiare il suo modo di affrontare le cose, a maggior ragione se suo padre non riesce ad ammettere l'esistenza di un problema e non è motivato ad affrontarlo. Esistono molti metodi in grado di aiutare suo padre e la sua famiglia, ma richiedono tutti impegno da parte della persona interessata, in assenza del quale sono purtroppo destinati a fallire. Tenga conto che nelle fasi iniziali di una dipendenza (sia essa legata al gioco, a una sostanza o ad altro comportamento) può essere difficile capire che si ha un problema e decidere di affrontarlo. Rivolgendovi a uno psicologo che si occupa di terapia familiare potreste comunque ottenere qualche suggerimento per riuscire a gestire al meglio la situazione e magari per riuscire a motivare suo padre a intraprendere un percorso psicoterapeutico individuale. Potreste iniziare fissando un appuntamento per lei e sua madre, in modo da esporre il problema nei dettagli e capire come procedere. Una volta valutata la situazione, potreste ricevere le indicazioni necessarie per risolvere (o quantomeno limitare) il problema. Se per ragioni economiche non fosse possibile contattare uno psicologo privato, potete provate a rivolgervi all'Azienda Sanitaria Provinciale più vicina. Di solito presso le ASP sono diasponibili i consultori familiari, presso i quali è di solito disponibile lo psicologo.


Cordialità

Dr. Sergio Sposato MSc, CPsychol, AFBPsS
Practitioner Clinical and Counselling Psychologist
EuroPsy Certificate (Clinical and Health Psychologist

[#2]
dopo
Attivo dal 2011 al 2014
Ex utente
Gentile Dott. Sposato,

La ringrazio per la sua risposta.

Sì, in effetti sì. Mio padre purtroppo nel momento in cui sorge un problema non riesce ad affrontarlo se non rifugiandosi in qualche "vizio".

Riconosco di non essere in grado di poter risolvere la questione da solo e che devo quindi coinvolgere un medico specializzato, l'unico mio problema è quello di dover convincere mio padre, è quello di portarlo o "trascinarlo" in quanto so che non verrebbe mai.

La ringrazio ancora per il suo aiuto

Cordiali saluti
[#3]
Dr.ssa Angela Sarracino Psicologo, Psicoterapeuta 178 5
gentile ragazzo,
come le ha suggerito il collega, lei da solo, può poco.
La persona che entra in una dipendenza, per uscirne, deve in primis avere la consapevolezza di avere un problema e poi la motivazione e la volontà per uscire da tale vortice, imparando a sostituire questi comportamenti di dipendenza disfunzionali con altri più sani.
nel caso di suo padre, credo che non esista nè consapevolezza nè volontà. quindi è un pò dura ma non impossibile.
esistono, presso le asl, dei centri specifici che si occupano di dipendenze. magari può provare a chiedere se esistono anche nella sua città. il contatto con lo psicologo o con lo psichiatra (se è necessario aiutarlo anche con qualche farmaco) sono elementi a cui non si può rinunciare. magari potete andarci lei e sua madre e comunicare a suo padre ciò che fate. forse si interessa e può motivarsi a partecipare.
in bocca al lupo

Dott.ssa Angela Sarracino
Psicologa - Psicoterapeuta - Sessuologa clinica
www.sipsec.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2014
Ex utente
La ringrazio Dott.ssa Sarracino per la sua risposta.

In questi giorni io e mia madre siamo riusciti a far ammettere il problema a mio padre e siamo riusciti a farlo venire con noi dal Dottore di famiglia per avere un primo consulto, per avere dei nominativi di Dottori specializzati.
Mio padre ha capito l'errore, lo ammette ma non capisce la gravità della sua condizione e dato che comunque i problemi di fondo ci sono e rimangono io e mia madre abbiamo sempre paura che lui possa ricaderci.

Secondo Voi quanto può essere utile un percorso di terapia con un neuropsichiatra?
E quanto può essere utile l'assunzione di medicinali se il Neuropsichiatra ne prescrive?

Nel mio piccolo, come posso aiutare mio padre a non avere ricadute, e a farlo svagare?

Vi ringrazio,

Cordiali Saluti
[#5]
Dr. Sergio Sposato Psicologo 147 6 14
Gentile ragazzo,

La specializzazione in neuropsichiatria consente di attuare interventi psicoterapeutici. Di conseguenza, se suo padre è disposto a sottoporsi a un percorso di cura presso un neuropsichiatra, potrebbe ottenere comunque ottimi risultati. Sarà compito dello specialista che lo segue fargli acquisire, col tempo, la consapevolezza della gravità dei suoi problemi. L'intervento neuropsichiatrico non prevede necessariamente l'ausilio farmacologico. La prescrizione di un farmaco potrebbe in alcuni casi favorire il percorso di cura, ma spetta allo specialista valutarne la necessità caso per caso. Ciò che può fare è stare vicino a suo padre, motivarlo e sostenerlo durante il suo percorso, senza tuttavia colpevolizzarlo. Le auguro che tutto si risolva al più presto.

Cordialità