Sugli abusi

Buonasera. Da un pò di tempo sono in preda ad un vero e proprio tormento. Ho un figlio di 5 anni che quest'anno dovrà frequentare la scuola materna per la prima volta. Ciò che mi fece desistere allora mi frena ancora oggi. Mi spiego meglio: leggo ogni giorno di abusi, sia fisici che morali sui bambini. Maltrattamenti o, peggio, abusi sessuali si consumano in luoghi apparentemente insospettabili e sicuri, quali ad esempio asili e scuole. Partendo dal presupposto che non posso proteggere mio figlio per sempre, so che probabilmente pensando che "adesso è piccolo ed ho io il dovere di assicurarmi che stia al sicuro al 100%" forse io stia sbagliando. Tutti dicono al bimbo ( e sinceramente beati loro che hanno una visione cosi "ottimisticamente distorta della realtà") adesso vedrai come starai bene a scuola, vedrai come ti divertirai, son tutti bravi bimbi e maestre... Io credo che il proprio figlio debba sapersi difendere da solo, ma se per qualche motivo il bimbo si trovasse a subire abusi, la serenità che gli ho dato fin'ora, l'autostima e la felicità dei suoi anni, sarebbero spazzati via in un secondo senza essere mai più come prima. Cioè quello che mi preoccupa è l'irreversibilità del danno che un abuso può causare. Non si parla di poco, ma di un impatto pesantissimo che può avere un abuso sulla psiche di un minore; allora perchè correre un rischio così alto? In parole semplici io credo che il beneficio di frequentare la scuola materna non può essere paragonato al rischio concreto di abusi che si corre ai tempi d'oggi. Sto sbagliando?
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile mamma (mi permetta di chiamarla così),
è vero che:

>>se per qualche motivo il bimbo si trovasse a subire abusi, la serenità che gli ho dato fin'ora, l'autostima e la felicità dei suoi anni, sarebbero spazzati via in un secondo senza essere mai più come prima.

Sottoscrivo quello che lei ha scritto.

Ma ora valuti la cosa anche da un'altra prospettiva: cosa le fa pensare che gli abusi li possa subire solo a scuola? Moltissimi casi di abuso sono intrafamiliari, o compiuti da conoscenti, vicini di casa, amici, etc.

La soluzione migliore sarebbe allora quella di non far frequentare nessuno al bambino, a meno che non sia sotto i suoi occhi vigili.

E fino a che età? In teoria, finchè non sarà in grado di cavarsela da sè. Cosa che non accadrà mai, fino a quando ci sarà una mamma apprensiva, che tenterà di preservarlo a tutti i costi da ogni possibile minaccia.

Io sono padre, e mia figlia frequenta ora la materna. Ed ho avuto ansie, preoccupazioni, pensieri negativi, che erano frutto del fatto... che mi preoccupo per il benessere di mia figlia e voglio essere un padre presente ed attento, e fare il suo bene. Allora quale comportamento devo seguire, per pensare a lei piuttosto che al MIO benessere ed alla MIA serenità?

Che ne pensa?
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Utente
Utente
Sicuramente sono d'accordo con il fatto che se sarò molto protettiva lui non imparerà a cavarsela da sè come dovrebbe. E' vero anche che nessuna cosa a questo mondo presenta solo lati positivi, dunque molte volte mi son trovata a dover scegliere "il male minore". A mio avviso, affidare un bambino al personale di nido o scuola materna, non significa abituarlo a cavarsela da sè, perchè nessun bambino sarebbe, a quella età, in grado di gestire e di evitare il pericolo di abuso (che si presenta senza avviso); al massimo, dopo l'accaduto, sarebbe (ed è già tanto) in grado di raccontare il fatto ai genitori o chi per loro. E' per questo che probabilmente io non sento la prole come discendenza ma come imprescindibile dovere di tutela, fino a quando le circostanze non lo richiedano più. E' altrettanto vero che il mio pensiero non incontra condivisibilità altrui, ma scontro. Se solo potessi "delegare" questo mio fardello ad altri, ne guadagnerei in serenità e salute, mi creda.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

Lei scrive: "io credo che il beneficio di frequentare la scuola materna non può essere paragonato al rischio concreto di abusi che si corre ai tempi d'oggi. Sto sbagliando? "

Io invece penso che Suo figlio può proprio fare esperienza, confrontandosi anche con il mondo (che è vero, è pericoloso), imparando che con gli altri può stare bene e, se ci sono momenti in cui inizia a sentirsi a disagio, ha (perchè lo ha imparato) delle armi per difendersi. Non mi riferisco a raccontare il fatto dopo che è già accaduto, ma ad insegnargli come fare per evitare situazioni pericolose.

Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1235-la-prevenzione-dell-abuso-sessuale-sui-bambini.html

Bisogna poi sottolineare che il bimbo che viene abusato sessualmente (e non solo) in genere è un bimbo con caratteristiche particolari: spesso non ha una famiglia attenta e premurosa e quindi incappa più facilmente in trappole, perchè più bisognoso e fragile.

Inoltre Lei può approfittare dei momenti che trascorre con Suo figlio, ad esempio guardando un cartone animato o raccontandogli una storia, per educarlo anche in tal senso, esattamente come si fa per altre tematiche che ci inquietano di meno. Anche attraversare la strada è molto pericoloso e anzi statisticamente accade più spesso di essere in pericolo per strada che non all'asilo, ma provi ad immaginare una mamma che impedisce al figlio di attraversare la strada, perchè incapace di tollerare le proprie ansie... Ebbene quel bimbo non imparerà mai ad allontanarsi da solo e serenamente.

Invece Lei può essere davvero fondamentale per la serenità di Suo figlio e per educarlo alla prevenzione dell'abuso e di ogni sorta di maltrattamento. Comprendo che temi quali l'abuso, la sessualità, ecc... soprattutto se riguardano bambini e persone a noi care possono metterci in difficoltà, ma anzichè delegare altri, colga l'occasione anche Lei per cambiare e crescere insieme al Suo bambino, perchè oggi si tratta del timore di lasciarlo all'asilo, ma domani si tratterà di un altro timore, magari più grande e preoccupante e quindi questa esperienza servirà ad entrambi.

Suo marito di che parere è? Le dà una mano ad affrontare queste ansie?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Anzitutto grazie per le risposte. Devo dire che ho già provveduto ad insegnare " la regola del qui non si tocca", che il suo corpo è importante e che nessuno può permettersi di toccarlo, che lui è una persona e in quanto tale deve essere rispettato e non umiliato, e che ogni situazione che in lui suscita una sensazione negativa non va bene e che pertanto deve raccontare tutto, anche se qualcuno gli dovesse chiedere di tacere su alcune cose, lui deve comunque raccontare tutto. Inoltre storie, storielle ecc. Ma mi rendo ben conto che è comunque un bambino. Io non credo molto al fatto che ci sono "vittime tipo", perchè ogni bambino, per il fatto di esser tale, potrebbe essere facile preda. Inoltre, lo dico molto sinceramente, a volte ho la netta sensazione che molti genitori non diano il giusto peso a ciò che potrebbe succedere perchè non succederà nulla, ma anche se fosse"se la vedrà lui". Mi spiego meglio: in ogni situazione io mi metto nei suoi panni,es. se mi fa arrabbiare mi fermo e mi domando " se fossi io a ricevere offese da mia madre, come mi sentirei?" E quindi mai una parola offensiva nei suoi confronti, solo cose amorevoli, come vorrei fosse fatto a me. E così anche: se dovesse succedere il peggio e succedesse proprio a me ( bambina) come mi sentirei? Umiliata, confusa e arrabbiata con chi ha permesso una cosa simile. In sostanza molti genitori "azzardano", io invece non me la sento di correre un rischio di una simile gravità, anche per il fatto che ancora è indifeso perchè bambino.
Quanto al resto, mio marito ( come il resto del mondo, credo) non condivide le mie paure. Mi rispetta molto e quindi mi viene incontro anche se non condivide tutto quello che io penso.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

Lei ha già fatto un ottimo lavoro con il Suo bambino, ma Le manca un pezzo importantre che può fare solo con se stessa: imparare a gestire le proprie paure.

E' vero che da una parte tutto ciò La rende una persona molto sensibile, ma deve anche imparare a dosare molto bene tutto ciò, sia nell'interesse di Suo figlio, sia per la Sua stessa serenità.

La separazione spesso è più difficile per i genitori che non per i figli.
Ha modo di condividere con amiche e altre mamme questi Suoi timori ed esperienze? Conosce genitori i cui figli hanno già frequentato l'asilo? Che cosa raccontano a riguardo?
Il fato che Suo figlio abbia iniziato a frequentare la materna a cinque anni ha a che vedere con questa Sua paura?
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Utente
Utente
Dottoressa grazie per la risposta. Ho avuto modo di riflettere sulle sue parole. Proprio stamane ho chiesto a mio figlio se era d'accordo ad andare a scuola materna. La risposta (era ovvia) è stata "si,certo!". Quindi l'ho accompagnato e appena arrivati in aula mi ha lasciato la mano ed è andato a sedersi, dicendomi "mamma puoi andar via...mamma ma non dovevi andar via?..mamma vai... insomma non vedeva l'ora di vivere quel nuovo capitolo della sua vita. Le maestre non potevano credere ai loro occhi: mai nessun bambino il primissimo giorno di scuola in 5 anni aveva reagito così. Mia mamma dice che il bimbo è "stufo" di me e vuole fare altre esperienze e che se non lo lascerò libero lui appena maggiorenne andrà via di casa. Io invece penso, ed ho sempre pensato, che lui è un bambino speciale, cresciuto come pochi al mondo: ha usato il seno come ciuccio fino a quasi tre anni, ad ogni sua esigenza io ero là pronta a sostenerlo e confortarlo. Cinque anni di "amore lo sai che sei la vita della tua mamma? Tesoro la tua mamma ti ama e non ti lascerò mai.." e tante altre belle parole nei suoi confronti.. Inoltre non l'ho mai forzato a fare nulla. Io credo che lui abbia molta autostima e fiducia in me; sa che quando torna ci sono sempre ad aspettarlo...
Mi dice chi, tra me e mia madre, ha ragione? Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

il punto è che non siamo qui per capire chi ha ragione e chi ha torto!
Credo dovrebbe modificare questa idea...

Innanzitutto ha fatto benissimo a portarlo all'asilo e ha visto la reazione del Suo bambino: è entusiasta di andarci!

Quindi può cercare di focalizzarsi su ciò che davvero serve a Suo figlio, chiedendoglielo direttamente come ha fatto.

Un cordiale saluto,
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Utente
Speravo rispondesse alla mia domanda non perchè mi interessa sapere chi ha ragione e chi torto, ma riflettere eventualmente su una cosa: è possibile che il bimbo sia stufo di me come dice mia madre? Come madre devo valutare ogni possibilità, cioè: io credo che abbia molta autostima e che quindi vuole fare serenamente nuove esperienze, e se invece non fosse così e fosse solo stanco di vedere sempre il mio viso?? Ecco, vorrei che mi aiutasse a riflettere su questo
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Signora,

Lei che cosa pensa dell'effermazione di Sua mamma e come mai attribuisce questo peso?
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Dò peso a quello che dicono tutti perchè mi metto continuamente in discussione per poter fare meglio possibile. Io non possiedo la verità assoluta e proprio per questo motivo valuto le critiche altrui a me rivolte
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora,
leggendo le sue repliche alle nostre risposte (nonchè lo storico dei suoi consulti), mi sembra ragionevole ipotizzare che stia adottando una modalità ansiosa di ricerca di rassicurazioni e di evitamento di possibili problemi e pericoli.

Cosa pensa di questa mia ipotesi?
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Utente
Dott. Calì, grazie anzitutto per la sua risposta. Quanto lei afferma è sicuramente possibile, nel senso che non vorrei mai che mio figlio (una volta diventato adulto) mi dicesse che non ho fatto tutto quello che avrei potuto fare. Ecco perchè, avendone i mezzi, preferisco sempre valutare ogni opzione e non ignorare l'altrui opinione in merito a cose importanti. Se mia madre mi dice che sbaglio, non posso far finta di nulla: quantomeno devo cercare di valutare, se possibile con l'aiuto di persone qualificate, le cose da ogni prospettiva. Tengo a precisare che quando sono andata a riprendere il bambino all'asilo, la sua reazione è stata felice nel rivedermi ma ha anche detto " già sei qui mamma?". Io vorrei solo capire se sto facendo bene così come ho fatto fin'ora o se devo mettere in discussione quello che faccio considerando l'ipotesi sostenuta da mia madre che il bambino si stancherà di me e della mia presenza. Spero mi possiate illuminare, perchè io ragiono molto sulle cose e mi piacerebbe capire cosa potrei migliorare. Grazie
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>non vorrei mai che mio figlio (una volta diventato adulto) mi dicesse che non ho fatto tutto quello che avrei potuto fare.

E' un pensiero comprensibile, ma non potrà evitarlo. Non potrà evitare di deludere suo figlio, prima o poi. E, aggiungerei, per fortuna!

Per essere dei "buoni genitori" non dobbiamo essere dei "perfetti genitori". Anzi, è vero il contrario: saremo dei buoni genitori se accetteremo la nostra fallibilità, se smetteremo di cercare di dare TUTTO ai nostri figli, se faremo i conti con i nostri limiti umanissimi.

>>Se mia madre mi dice che sbaglio, non posso far finta di nulla

Perchè?

>>quantomeno devo cercare di valutare, se possibile con l'aiuto di persone qualificate, le cose da ogni prospettiva

Sta descrivendo una modalità di "arrovellamento", ovvero una pretesa che lei ha nei confronti di sè stessa. E' come se dovesse rispondere ad uno standard molto elevato, da "genitore impeccabile", del tipo "se non faccio tutto quello che è possibile fare per mio figlio, allora non sarò una buona madre".

E' una pretesa che, a ben pensarci, l'ha condotta per molto tempo ad evitare a suo figlio un'esperienza che avrebbe potuto far prima, e di cui sentiva l'esigenza, per tentare di tenerlo al sicuro.

>>io ragiono molto sulle cose

Recita un vecchio adagio "il meglio è nemico del bene". Non sempre scervellarsi aiuta davvero a migliorarsi. E a volte i nostri figli beneficiano più della nostra coerenza che non del seguire un pò questo, un pò quello, nell'illusione di poter essere un genitore impeccabile...
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Condivido il suo pensiero. Grazie mille per avermi dato l'opportunità di poter riflettere sulle sue parole. Spero di poterne fare tesoro
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Grazie a lei, gentile signora, per essersi messa in discussione su un aspetto così delicato ed importante della sua vita come l'essere una mamma amorevole... e un pò apprensiva!

Cordiali saluti
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Purtroppo torno a scrivere. Vi chiedo consiglio su due episodi che si sono verificati alla scuola materna di mio figlio. Dopo un inizio felice e sereno, mio figlio inizia, dopo una settimana di frequenza, a dire di non voler più andare all'asilo. Una mattina lo accompagno e la maestra vedendolo piangere sulla porta perchè non voleva entrare in classe lo tira con forza dal braccio per farlo entrare, senza instaurare con il piccolo alcun tipo di dialogo. Mio figlio vedendosi tirare ha pianto ancora di più e l'ho dovuto calmare io e poi è entrato. Nei giorni successivi ha continuato a piangere prima di andare a scuola, manifestando disagio e sintomi quali mal di pancia e nausea prima di andare all'asilo. Arriviamo fino a ieri quando la maestra ancora una volta lo ha tirato con la forza perchè lui non voleva entrare e diceva voglio stare con mamma voglio mamma... Poi, con la promessa di salutarlo dalla finestra, è entrato in classe. Il tempo di arrivare alla finestra e vedo mio figlio piangere e la maestra urlare con tono minaccioso che se avesse continuato a piangere lo avrebbe mandato nella classe dei bambini di tre anni e, non vedendolo smettere di piangere ha continuato a urlare minacciandolo.
Dopo questo episodio mi sono sentita talmente male che ho deciso di ritirarlo dalla classe all'istante, perchè non condivido assolutamente i modi di questa maestra ai limiti della legalità. Adesso però non so proprio cosa fare: gli cambio sezione, gli cambio asilo, lo faccio rimanere a casa (visto che lui al sol pensiero di dover andare all'asilo piange) o parlo con la maestra (anche se temo che pur facendole notare che ha sbagliato lei continuerà comunque a comportarsi "come ritiene più opportuno")? Attendo con ansia un vostro parere? Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

che cosa è successo all'asilo in modo apparentemente così improvviso?
Suo figlio ha 5 anni: che cosa Le ha raccontato?
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Mi ha raccontato solo che non gli piace l'asilo nè le maestre e niente di più. Quello di cui sono rimasta colpita in negativo è stato l'atteggiamento della maestra in quelle occasioni
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Ha avuto modo di parlare con le educatrici di ciò che ha visto e che non Le è piaciuto?
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Utente
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Grazie mille della risposta dott.ssa Pileci. No, non ho detto nulla perchè volevo ben valutare se il suo comportamento fosse "scusabile" o se per il bene del bimbo è meglio non insistere su una persona che usa come mezzi educativi le urla e la forza
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Preciso che oggi non l'ho mandato all'asilo, perciò gradirei davvero un vostro parere
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

chiarirei prima molto bene con le educatrici l'accaduto: in fondo è per il bene di Suo figlio che ha deciso di iscriverlo alla materna ed è giusto che Lei sia informata e che possa partecipare a ciò che Suo figlio prova, in modo da potersi coordinare meglio con le educatrici e promuovere l'inserimento di Suo figlio.
Che cosa ne pensa?
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Grazie mille del consiglio, anche io pensavo di dover parlare con le maestre. Non ho detto nulla al momento dell'accaduto perchè ero arrabbiata e la maestra lo era ancor di più, quindi in quel momento non ne sarebbe uscito alcun dialogo costruttivo. Il punto però è: e se fosse una sua"abitudine" urlare e minacciare? Se lo facesse anche dopo averle parlato? Mi preoccupa il fatto che mio figlio piange e piangendo mi sta comunicando un suo disagio. Se io lo mando lo stesso all'asilo mi sembra di non ascoltarlo, mi sembra quasi di tradire la sua fiducia perchè potrebbe pensare:io piango e ne parlo con mamma ma lei se ne infischia a mi manda ugualmente..Sbaglio dott.ssa Pileci?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Il pianto del bimbo deve essere decodificato.
Parli con le maestre e mi faccia sapere.

Buona giornata
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Va bene intanto grazie mille dottoressa
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Dottoressa volevo comunicarle che ho parlato con la maestra. Mi è sembrata piuttosto collaborativa e ha anche chiesto scusa per le urla, giustificando però i suoi comportamenti derivanti da esigenze di "gestione del caos". Ovviamente non condivido i suoi modi educativi ma il mio interesse prioritario era comunque farle capire che non avrei assolutamente tollerato abusi psicologici fisici od altro.