Il primo dopo un litigio

Innanzitutto grazie per il servizio che offrite. La mia ragazza, 20 anni, nell'ultima settimana ha avuto due attacchi di panico, il primo dopo un litigio fra i genitori ( separati in casa da qualche anno), il secondo ieri sera mentre eravamo ad una festa a ballare. La prima volta non ero presente, ieri sera invece si. Stava bene finché non mi ha chiesto di uscire dal locale perché voleva andarsene, mentre usciamo noto che ha cominciato a innervosirsi stringendo le mani con forza irrigidendosi, capito che si trattasse di un attacco di panico ( dato che ne ho sofferto per 2 anni da piccolo) subito l'ho presa in braccio per portarla fuori a prendere aria senza musica. Una volta usciti ha cominciato a delirare. Lei studia ingegneria e va molto bene all'università, e si sente molto sotto pressione per lo studio, infatti durante l'attacco di panico farfugliava cose del tipo "devo risolvere il sistema" oppure "non trovo il campo d'esistenza" o comunque cose simili. Ovviamente mi sono preoccupato tantissimo, cercavo in qualche modo di tranquillizzarla le ho dato dell'acqua l'ho fatta distendere, cercavo di distrarla, ma niente è stata in quello stato psicologico dalle 3 e mezzo di notte fino alle 6 e 30, non ho voluto farla ritirare finché non si è calmata. E comunque ovviamente non stava benissimo. Inoltre durante l'attacco qualsiasi cosa dicessi per calmarla, del tipo "stai tranquilla ora l'università non c'entra nulla, calmati, non ci pensare" o anche " ci sono qui io, ti amo, riprenditi" , la facevano piangere solo di piu, per cui non sono riuscito a gestire la situazione, nè a calmarla. So che forse sta attraversando un periodo di stress psicologico, e se dovesse mai capitare di nuovo voglio essere preparato, vorrei darle una mano,anche perché il fatto di sentirmi impotente di fronte a questa sua sofferenza "irreale"i ha fatto stare molto male anche me. Vorrei in qualche modo rilassarla, farle passare lo stress, renderle tutto più leggero, facendole capire che la sua serenità viene prima di tutto, cosa posso fare nel mio piccolo?come devo comportarmi se dovesse riaccadere? Cosa devo dirle per farle pesare il meno possibile questa sua situazione?
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Quello da lei descritto non è un attacco di panico. La cosa migliore che può fare per la sua ragazza è di farla visitare quanto prima da uno specialista psichiatra.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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Utente
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La ringrazio per la celere risposta, secondo lei di cosa potrebbe trattarsi? I sintomi come le ho spiegato erano , rigidità, stato di ansia , deliri, necessità di risolvere problemi e impossibilità psicologica di riuscirci. Vorrei inoltre specificare che la ragazza è normalissima, nessuna ansia sociale o cose simili anzi è molto sociale e non ha alcun problema in generale a livello psicologico. Non sono un medico ma credo che per non appesantire ulteriormente la cosa, forse sarebbe meglio aspettare qualche settimana per vedere se riesce a sconfiggere autonomamente lo stress o l'ansia o qualsiasi cosa sia, per evitare che entri in uno stato mentale in cui è malata e deve essere curata, credo che anche queste siano scelte delicate (per quanto possa essere normale un consulto psichiatrico) . Nel caso in cui dopo una settimana le cose non siano migliorate sicuramente le consiglierò quanto detto da Lei. Nel caso fosse necessario, come potrei convincerla?
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Concordo col collega, non si tratta di panico.
Capisco il suo desiderio di rassicurare e proteggere la sua ragazza, ma non l'aiuta così. Le ha descritto l'attacco "nervoso" nei particolari? Se ne ha avuto uno in presenza dei genitori sarebbe utile che la sua ragazza sapesse cosa è successo anche stavolta (immagino che la sua ragazza non ricordi bene quello che ha fatto e ha detto), in modo che lei ed eventualmente i suoi prendano una decisione per farsi aiutare.

Franca Scapellato

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Utente
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Gentili dottori, ieri ho avuto modo di ripercorrere con lei quanto accaduto. Innanzitutto c'è da specificare che il giorno in cui i genitori hanno litigato non ha avuto un attacco, poiché non si è irrigidita, ha avuto solo uno sfogo in pianto, da sola nel letto. Per cui questa specie di sfogo si riduce ad un solo accadimento. Mi ha detto che lei era cosciente, ed ha avuto la sensazione di vivere una specie di incubo da sveglia, ed anche a me ha dato questa sensazione, inoltre aveva il respiro affannato come se singhiozzasse. Quella sera aveva anche bevuto ma non era ubriaca, lei in genere non beve molto, ma sicuramente non era una "crisi di pianto da sbronza" per intenderci. Ieri mi ha raccontato, con calma, che questa specie di sfogo che ha avuto deriva probabilmente da alcune sue preoccupazioni di aver raggiunto buoni risultati all'università solo grazie alla formazione di un gruppo di studio con altre amiche, anche loro molto studiose. Da poco ha cambiato indirizzo di studio rispetto alle amiche, proprio per contare solo su se stessa. Ha creduto che le sue capacità in realtà dipendessero anche dalla bravura delle sue amiche. Il tutto infine si è scatenato perché la sera della festa due amiche del suo gruppo non sono venute, per studiare il giorno seguente.Questo pensiero negativo evidentemente deve averla angosciata per tutta la serata. Personalmente sto agendo da "motivatore" le ho detto che lo studio è importante ma la serenità durante lo studio è ancora più importante, le ho detto che gli esami che ha sostenuto, li ha sostenuti lei e non le sue amiche, che da questo gruppo di studio deve ricavarne cose positive, non pensieri negativi inutili che non portano nulla se non preoccupazioni, non deve confrontarsi con nessuno ma contare solo sulle proprio capacità che alla fine l'hanno sempre premiata. Ho sdrammatizzato dicendole che anche Bill Gates si sente meno intelligente di Steve Jobs, e Jobs meno intelligente di Gates, intendendo che qualcuno migliore di noi esisterá sempre, per cui è meglio misurare noi stessi che misurarci rispetto agli altri. Ci siamo ripromessi di scrivere su un foglio i buoni propositi per il futuro (proposta sua) e che vicendevolmente ci motiveremo a vicenda. Il tutto si è svolto in assoluta tranquillità, a casa mia, di fronte ad una tisana. Si è trattato di un evento isolato sicuramente da non sottovalutare, ma che al momento non va appesantito più di tanto. Al momento la situazione è "stabile". Vi sarei grato se mi deste qualche consiglio oltre il fatto di rivolgermi ad un esperto, decisione che non dipende da me, ma da lei. Secondo voi, nel mio piccolo, sto agendo in maniera positiva?
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Ad ogni modo concordo sul fatto che non si sia trattato di un attacco di panico, quanto piuttosto di un episodio psicotico isolato derivante dallo stress e dalla pressione dello studio, e dalla paura di dipendere dal gruppo di studio per raggiungere buoni risultati, paura che tuttavia ha contrastato cambiando percorso di studio rispetto alle amiche per la volontà di riuscire da sola, in autonomia, senza l'aiuto di nessuno.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Lei è il "moroso, se vuol fare il motivatore, il coacher, il terapeuta, lo può fare, basta sapere quello che sta facendo, non è così semplice interpretare i vari ruoli.
L'attacco da come lo ha descritto non sembra né panico né tanto meno segno di psicosi. Fossi in lei non darei alla relazione una simile piega, che rischia di mantenersi nel tempo, ma la scelta è sua.
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Ha ragione Lei. Ma il "moroso" (forse meglio fidanzato come termine, dato che siamo insieme da un anno) credo non abbia un unico ruolo nella vita del proprio partner, ma debba assumere un ruolo diverso in base alla circostanza. Non sono ne un coacher ne un terapeuta ne un motivatore ( termine che ho virgolettato proprio per rendere solo l'idea) solo il suo fidanzato. Credo sia normale che in un momento di stress il proprio partner si preoccupi per riportare tranquillità e coraggio. Se perdesse un parente sicuramente non mi limiterei a fare il "moroso" ma a confortarla.
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Rileggendo il commento, può sembrare polemico rispetto al suo intervento. In realtà non lo è, capisco perfettamente quello che dice, volevo rassicurarla del fatto che non mi sto sostituendo ad uno specilista.
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Che lei debba essere rassicurante è giusto e doveroso. Purtroppo però la rassicurazione, gli incoraggiamenti, le spiegazioni razionali, il buon senso non hanno effetti curativi nelle patologie psichiatriche.
Immagini che la sua ragazza avesse avuto un attacco epilettico. L'avrebbe senz'altro rassicurata. ma avrebbe anche cercato di convincerla a farsi visitare da un neurologo. E' la stessa cosa.