Difficoltà nello studio-mancanza di concentrazione

Salve,

vi vorrei parlare di una situazione che mi crea non pochi disagi. Vi racconto un po' la mia storia. Fino alle superiori non ho mai avuto nessun problema nello studio, leggevo una volta e ricordavo tutto alla perfezione. L'ultimo anno diciamo ho avuto una piccola pausa, nel senso che non avevo molta voglia di studiare ma poi, causa l'esame di stato, mi sono messo sotto e non ci sono stati problemi.
In estate mi iscrissi all'università (facoltà di ingegneria). Ammetto che il primo anno non feci praticamente nulla (l'idea di non essere controllato mi fece andare avanti nei mesi senza mai toccare un libro per poi provare a dare gli esami a fine anno con scarsissimi risultati).
Archiviato il primo anno, con il secondo ho riprovato a lavorare così come facevo a scuola ovvero un po' al giorno senza portarmi tutto il carico di lavoro a fine anno. I risultati non sono arrivati; ho completato giusto 3\4 esami ma con risultati ben lontani rispetto alle ore impiegate a studiare. Da qui è partita una sorta di "pensiero negativo", mi sono chiuso anche in me stesso perchè mi vergognavo di non riuscire a fare ed imparare cose che fino a pochi mesi fa mi risultavano facili. Ogni volta che prendevo i libri era quasi una "tortura" poichè leggevo una cosa e la dimenticavo; riaprivo il libro il giorno dopo ed era come se non avessi studiato. Così dopo un altro anno passato a "seguire" i corsi ho preferito mollare tutto e causa anche una situazione familiare particolare, cominciare a lavorare. Ho praticamente lavorato fino a maggio quando ho deciso di iscrivermi nuovamente all'università. La facoltà mi piace e forse per la prima volta mostro parecchio piacere ad andare a seguire le lezioni ed imparare tutto ciò che riguarda il corso. C'è un solo problema, non riesco a studiare. Ho grosse difficoltà a concentrarmi e a fare tutto ciò che prima (a scuola) mi riusciva molto facile. Leggo una cosa e ho proprio difficoltà ad "accendere" il cervello e pensare a quello che ho appena letto. Mi rendo conto di non riuscire a mantere neanche l'attenzione, quando ad esempio il professore spiega in classe mi accorgo che nella testa passano un sacco di altri pensieri che non mi fanno concentrare su quello che si sta facendo in classe; cerco di concentrarmi ma mi accorgo che in realtà ho pensato a tutt'altro (questo in generale mi capita anche quando parlo con gli amici, mi accorgo di non avere mai la testa vuota ma sempre avvolta da numeri pensieri). È vero che esco da un importante lutto in famiglia, però non credo che questa possa essere l'unica motivazione per spiegare questa situazione. Mi rendo conto di non rendere come vorrei, di avere grosse difficoltà a ricordare ma vorrei riuscire a superarle perchè non ho voglia di sbagliare nuovamente e poi perchè so di poter dare molto di più di adesso. Quindi chiedo a voi un consiglio per cominciare a risolvere questa situazione.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro ragazzo,
La concetrazione e' subordinata all'interesse.
C'e percio' da chiedersi cosa catturi il suo.interesse mentre tenta di applicarsi allo studio.
Da quanto ci riferisce il suo appriccio all'Università e' stato disimpegnato e cio' le ha creato frustrazione.
Questo puo' essere un meccanismo che la porta ad una sorta di evitamento. Non ci mette il cuore per non soffrire in pratica.
Ma a mio avviso l'elemento centrale e'.l'interesse.
Le interessa, la entusiasma cio' che si appresta a leggere/ascoltare/studiare?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,

sicuramente l'interesse e la motivazione per lo studio richiedono attenzione, ma un'attenzione che va "allargata" anche ai suoi vissuti, interessi...

Mi sovviene il lutto di cui ci accenna... esperienza, che crea disorientamento, perché si vive l'interruzione di una vita e di un progetto futuro!

Un disagio, quindi, che richiede attenzione su vari spazi vitali del suo quotidiano...


Provi a riflettere, mentre siamo in ascolto.

Un caro saluto
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Vorrei anche io sottolineare come l'interesse per qualcosa possa essere deviato da qualcos'altro che, magari a livello inconscio, preme per ottenere la nostra attenzione. Nonostante lei abbia riacquistato entusiasmo per l'università, si accorge di non riuscire a concentrarsi come vorrebbe. Le chiedo, allora, se altre problematiche la prendono o la preoccupano, se si sente in ansia e quindi non riesce a vivere il momento presente ma anticipa sempre eventi futuri. Anche il recente lutto può' avere avuto la sua importanza. Quando i nostri sentimenti sono altrove, anche la mente, a volte, li segue. Ha pensato di chiedere una consulenza su questo problema?
Un cordiale saluto

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#4]
dopo
Utente
Utente
salve,

intanto vi ringrazio per le risposte e proverò a rispondere a tutti e tre i consigli.
l'interesse in quello che studio c'è; mi interessano gli argomenti, mi piace comunque imparare nuove cose e soprattutto mi piace ciò che questo corso di studio mi porterà a fare. Lei dice "Non ci mette il cuore per non soffrire in pratica." ed è vero, mi spiego meglio. Quando dopo aver letto e studiato una cosa (anche facile), vedo che ho difficoltà a ricordarla tendo a scoraggiarmi e noto che a volte, tendo a fare il "compitino" nel senso, "ok oggi devo studiare queste pagine" le leggo le ripeto (provando più a ricordare a memoria che altro) e poi chiudo il libro pensando tra me e me "ok il mio l'ho fatto" e riesco ad andare a letto senza sensi di colpa perchè tra me e me penso che ho seguito il programma.
"Le chiedo, allora, se altre problematiche la prendono o la preoccupano, se si sente in ansia e quindi non riesce a vivere il momento presente ma anticipa sempre eventi futuri"; si sempre. Non solo nello studio ma anche quando parlo con qualcuno, quando faccio altre attività più divertenti, non riesco a stare fisso su quello che faccio e parto sempre a mille a pensare a mille cose "mi ricordo quello che ho studiato ieri?; ce la farò questa volta ad arrivare in fondo?; la prossima volta che studierò chissà se riuscirò a ricordare; devo stare vicino alla mia famiglia;" e così via. Ma anche pensando a qualcosa di più bello tipo martedì dovrei partire con la ragazza per un viaggio di 10 giorni eppur la cosa che riesco a pensare è "ma faccio bene a partire? come farò a studiare, il tempo è poco devo prepararmi" e tutti altri pensieri simili. Diciamo che il modo che ormai uso per riuscire a non pensare a nulla è quello di mettermi nelle orecchie della musica alta.
Sono passate quasi due settimane da quando ho scritto il post. Ho tardato a rispondere un po' perchè stavo preparando un esame (che è andato bene) un po' perchè ho questa brutta abitudine di scrivere, di sfogarmi ma è come se, superato quel momento, ho quasi "paura" ad andare a leggere ciò che le altre persone (in questo caso voi) mi consigliate di fare. Forse perchè temo il giudizio, o come se non accettassi che potrebbe esserci un "problema" o non lo so per quale altro motivo ma reagisco in questo modo.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro ragazzo ,le sue sembrano tutte 'risposte di evitamento'.
E' impossibile da qui aiutarla. Le origini possobo essere tante: Potrebbe essere un tratto di personalità' o qualcosa di reattivo.
Deve lavorarci sopra seriamente se davvero vuole superare questo gap che si auto-impone.
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Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
<...ho questa brutta abitudine di scrivere, di sfogarmi ma è come se, superato quel momento, ho quasi "paura" ad andare a leggere ciò che le altre persone (in questo caso voi) mi consigliate di fare. Forse perchè temo il giudizio, o come se non accettassi che potrebbe esserci un "problema" o non lo so per quale altro motivo ma reagisco in questo modo...>


Gentile ragazzo,

noi cerchiamo di chiarificare il più possibile, limiti permettendo dalla nostra postazione, orientando la persona... non diamo consigli, perché non abbiamo la verità in tasca.

Ognuno di noi è "padrone" di un suo "potere personale" e questo ci permette di essere attivi, liberi nelle nostre scelte.

Dal mio punto di vista, mi confronto con la Persona e provo a "guidarla" dove sento vuole arrivare!!

Tutto in ascolto ed empatia: non ci sono giudizi!


Sicuramente il timore di dover fronteggiare una situazione, un disagio, comporta "essere" e mettersi in gioco... è questo, spesso, spaventa, pietrifica.

Si dia tempo... rifletta e segua il suo cuore e motivazione!


Un caro saluto