tradimento: quasi un anno..

Buongiorno

vi scrissi già qualche tempo fa e nel frattempo, anche su vostro consiglio, ho cominciato a vedere uno specialista, col quale sto facendo terapia comportamentale....

Brevemente, tra 2 settimana "festeggio" 1 anno dal tradimento del mio compagno, avvenuto dopo 14 anni che stavamo insieme, durato 18 giorni e seguito da confessione, pentimento e tentativo di recupero.
Ci siamo fidanzati al liceo, siamo cresciuti insieme e forse per questo rimasti un po' immaturi dal punto di vista sentimentale, non dovendo flirtare, competere con altri, ecc per la conquista dell'altro.
Tra noi c'era una fiducia disarmante, che ad oggi mi pare fosse correlata semplicemente ad una disarmante ingenuità, ad una idea di un mondo "buono" nel quale le persone non cercano di intromettersi in una coppia, ma, se proprio, aspettano che la coppia si sfaldi.
Quello che più mi manca, che non riesco a perdondare, ma nemmeno a confessare a nessuno perchè obiettivamente sciocco, è la perdita dell'unicità del nostro rapporto, le battute scherzose che facevamo a vicenda sulla nostra "inesperienza" (del tipo "dici che con me ti piace..ma che ne sai che con un'altra non ti piacerebbe di più" e cose così).
Quando abbiamo dei rapporti, nonostante sia passato quasi un anno, non è come prima: prima era tutto un gioco, uno scherzo, una battuta...ora è qualcosa che si fa perchè le persone adulte lo fanno e quindi va fatto. E' più breve, sostanzialmente diretto al sodo, un rapporto che non si perde in divagazioni e ti lascia più tempo per fare le cose essenziali della giornata: finire un lavoro, lavare i piatti, ecc.
Non che non mi piaccia stare con lui, ma devo sforzarmi per non dare peso a pensieri che riguardano quella sua seconda intimità di cui io fui parte. Per non dare peso al pensiero ossessivo che "si, lo fa con me, ma riesce a farlo con chiunque, quindi non sono speciale in qualche modo...è la natura fatta così". Ricordo che prima del tradimento spesso scoppiavo in lacrime dopo un rapporto, ma ero felice. Oggi non piango più, ma sono triste e tento di dissimulare quella tristezza con grandi sorrisi e qualche battuta di spirito, un po' per ritornare ai "bei tempi" del mio piccolo mondo ingenuo, un po' perchè non mi si chieda "come stai?"
Mi sento infantile a rivolere indietro quel mio mondo ingenuo perchè è evidente che non potrò mai tornare in quella condizione mentale. Nell'alternarsi di giorni sì e giorni no, nei giorni "no" mi sembro un bambino che pesta i piedi per un giocattolo rotto. E questo è immaturo e stupido alla mia età.
A volte vorrei solo che qualcuno mi dicesse che non è successo niente, o che quello che è successo non è importante.
Sono stata bene qualche tempo fa, un giorno passato, da sola, al pronto soccorso per verificare se un disturbo che avevo fosse collegato ad una patologia più grave. Ho avuto l'illusione, per un giorno, di dovermi finalmente preoccupare di qualcosa di importante, di concreto..
Scusate per lo sfogo, e grazie
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 305 27 9
Gentile signorina
L'ultima frase che scrive è sintomatica di un disturbo con il quale lei ha a che fare da tempo (ed il dolore ad un braccio che lamentò a gennaio probabilmente era un sintomo dello stesso disturbo) e che lentamente l'ha portata a fare psicoterapia.

"Sono stata bene qualche tempo fa, un giorno passato, da sola, al pronto soccorso per verificare se un disturbo che avevo fosse collegato ad una patologia più grave. Ho avuto l'illusione, per un giorno, di dovermi finalmente preoccupare di qualcosa di importante, di concreto.."

Questa frase oltre ad essere sintomatica, le offre anche una importante indicazione sulle strade da seguire sulla scia della concretezza.
Quella che sta vivendo è una perdita e lei descrive molto bene il dolore di aver perso qualcosa di irripetibile di se stessa..
Questa perdita le fa anche pensare di non avere più la capacità di amare come prima.
Ne parli con il suo psicoterapeuta e prosegua fiduciosa il suo percorso, ricordando sempre che:
"Possiamo avere di più di quello che abbiamo perchè possiamo diventare di più di quello che siamo". -Jim Rohn

Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissima, vorrei consolarla di questa perdita, della tappa maturativa che sta attraversando.. è stato un brusco atterraggio, penso, però siete insieme , forse più lucidi e più forti, e i ragazzi innamorati che siete stati, sono ancora là , in fondo al cuore, spesso i tradimenti nelle coppie giovani che partono da ragazzi, sono molto più una faccenda esistenziale, privata direi, che un tradimento contro il partner, per questo la crisi rientra..Prosegua il suo percorso , da questo tunnel si esce più forti e solidi..
Cari auguri..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>Mi sento infantile a rivolere indietro quel mio mondo ingenuo perchè è evidente che non potrò mai tornare in quella condizione mentale.<<
questo in genere è un bene perché permette di vedere le cose per quello che sono, senza il filtro dell'ingenuità che per definizione esclude l'ambivalenza affettiva che caratterizza tutte le relazioni sentimentali.

L'ingenuità (ma possiamo usare anche altri termini: innocenza, inesperienza, purezza, candore ecc) che lei descrive nel rapporto, se ci pensa bene, genera una profonda sicurezza nel rapporto di coppia, ma purtroppo illusoria perché le relazioni affettive sono complesse per definizione.






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Dr. Gianluigi Basile Psicologo, Psicoterapeuta 104 2 7
Gentile utente,
se non l'ha già fatto sarebbe importante condividere questi pensieri e stati emotivi con il suo terapeuta, dato che sono elementi essenziali del vostro rapporto e della terapia. Accettare la perdita di una nostra parte infantile non è sempre facile, ma è necessario farlo per evolvere e per poter compiere scelte più consapevoli e creare le basi per costruire relazioni importanti e progetti di vita comuni. Forse parlare anche con il suo compagno di questa perdita di innocenza e dello stato emotivo che ne consegue può esserle d'aiuto per condividere un vissuto che in maniera diversa può appartenere anche a lui.

Restiamo in ascolto

Dr. Gianluigi Basile - Psicologo - Roma
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica Integrata
www.psicologobasile.it

[#5]
dopo
Utente
Utente
In primis, grazie.

Gentile Dott.ssa Dei, non capisco il suo riferimento al mio dolore al braccio quale "sintomo dello stesso disturbo": ho l'impressione che lei ritenga che io all'epoca avessi fatto una sorta di autodiagnosi, considerando il dolore al braccio come sintomo di qualcosa di più grave. In realtà la mia autodiagnosi tendeva verso un problema di postura. Fu il mio medico di base a suggerire l'ipotesi di un trombo e a consigliarmi gli esami del caso. Anche per questo, durante la lunga attesa al pronto soccorso, avevo cullato l'idea come "concreta": non era frutto della mia testa, ma veniva da un medico.

Capisco che parlare con il terapeuta di quanto ho detto, nei termini in cui l'ho espresso, sarebbe importante. Non l'ho fatto perchè non sempre mi sento così. Specie quando sono fuori casa prevale una componente forte, fiduciosa e forse anche menefreghista (è andato con quella? amen, si va avanti, la vita continua e oggi devo fare 100.00 cose). Ed è questa componente che mostro al mondo esterno, per il semplice motivo che è quello che provo quando sono "nel" mondo esterno.
Poi però si torna a casa, magari sono sola, magari sono anche in sindrome pre-mestruale, e mi focalizzo su quegli oggetti che mi ricordano il mio Eden perduto. Quelli che si potevano togliere, li ho tolti ancora mesi fa (foto, soprammobili)..purtroppo alcuni sono troppo ingombranti o di uso eccessivamente quotidiano per poter essere tolti o nascosti.
Sono convinta che sarà un gran passo avanti quando riuscirò a rimettere in mostra le nostre foto.

Inizialmente il pensiero di lei e loro era ossessivo: il terapeuta mi disse di piazzare tutto dietro una porta chiusa e di focalizzare quella porta ogni volta che la testa vagava verso quella direzione, magari tentare anche di aprirla, ma poi passare oltre visto lo sforzo vano. L'esercizio è stato facile, in fondo erano immagini create sulla confessione di lui, non ricordi del mio vissuto.
Ma non credo di poter mettere quasi metà della mia vita dietro una porta chiusa e "passare oltre".

Provai a parlarne con lui mesi fa: ne risultò che provai un misto tra senso di colpa e sadico piacere di vendetta, quando lui mi disse che lui sentiva di aver perso più di me, perchè era lui quello "caduto": disse che il reato lo avevamo fatto in due (i problemi che avevamo li avevamo creati insieme), ma solo lui era stato beccato.

Credo che nessuno di noi riesca effettivamente a capire cosa prova l'altro: io non capisco il suo (s'è divertito ed era consenziente, dov'è il trauma?), lui non capisce il mio (a me non è successo niente, sono ancora "innocente": cosa mi dovrebbe aver traumatizzato?)

Grazie ancora, apprezzo molto il lavoro che fate qui, regalando un po' del vostro tempo dopo lunghe giornate di lavoro. E' molto bello, dovrebbero esserci più persone come voi.
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 305 27 9
Gentile Signorina
Il mio riferimento al braccio era rivolto soltanto alla possibilità che in un particolare momento di stress potevano essere insorti dolori muscolari dovuti a tensioni, contratture scaturite dalle motivazioni più banali come un digrignamento dentale aumentato. Era una mia riflessione per inquadrare meglio la sua situazione e poterle rispondere in maniera più appropriata ed aveva trovato conferma in una sua frase, questa:
"Sono stata bene qualche tempo fa, un giorno passato, da sola, al pronto soccorso per verificare se un disturbo che avevo fosse collegato ad una patologia più grave. Ho avuto l'illusione, per un giorno, di dovermi finalmente preoccupare di qualcosa di importante, di concreto.."
Nelle situazioni di ansia, di stress, la concretezza viene sempre segnalata come una cosa molto positiva. Altra conferma l'avevo trovata nel suo riferimento ai pensieri ossessivi.
Le difficoltà di coppia innescano spesso processi patologici devastanti, caratterizzati da una sintomatologia varia e pittoresca.
Il suo dolore è molto comprensibile, lei attraversa una fase di elaborazione di lutto vero e proprio, per ciò che era, per ciò che eravate, per lui.. C'è un aspetto di intensità emotiva molto forte che lei cerca di anestetizzare con battute di spirito e leggerezza ma in mezzo a tutto questo è come se emergesse da parte di lui sempre la domanda:"Perché lo hai fatto!".
Il tradimento mette in discussione la nostra identità sessuale e di conseguenza ci precipita in una crisi profonda e si viene schiacciati dall'interno. Storicamente i tradimenti delle donne vengono vissuti in maniera più schiacciante, molti studiosi hanno effettuato ricerche in questo senso e nonostante la tanto paventata parità, sussistono ancora comportamenti che confermano questa tesi che sembra scaturire più da motivazioni biologiche che non psicologiche in virtù delle quali il comportamento maschile può essere più disinvolto e perdonabile per svariati motivi che non sto ad elencare. Non parlo di diversità nei fatti ma nel modo di vivere i fatti, il progresso purtroppo ha portato a cambiamenti nei fatti, molto meno a livello emozionale.
Al di là di questo il suo ragazzo attraversa un momento molto duro e forse cerca di allontanare da sé ció che ritiene fonte di dolore.
Parli con il suo psicoterapeuta con fiducia dei suoi dubbi riguardo alla porta chiusa ed eventualmente ipotizzate insieme un eventuale cambio di indirizzo psicoterapeutico, forse più di natura psicoanalitica o psicodinamica. Questo fa parte di un contratto psicoterapeutico che va sempre concordato fra i due attori della terapia. Vedrà che potrà trovare i modi e le parole per eventualmente riavvicinarsi a lui se davvero vuole questo, ma soprattutto per accogliere questo suo nuovo periodo di vita cogliendo la sua sensibilità e dando spazio al suo femminile per trasformare le emozioni negative in materia viva stupendosi lei stessa delle sue infinite risorse.

[#7]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio nuovamente per la sua risposta e le sue precisazione.
(Purtroppo?) nella nostra coppia nessuno sta vivendo con leggerezza il tradimento maschile. Ma non ho idea di come sarebbero andate le cose a parti invertite.


Per adesso la coppia c'è, la si fa stare in piedi. Ma non ho nessuna fiducia per il futuro (prossimo o remoto). E sono molto infastidita dal fatto che se ci dovessimo lasciare sarà per via di questo clamoroso errore, di questa caduta con cui non riesco a convivere. Non per via di motivi seri e importanti che riguardano esclusivamente la coppia.
E per quanto cerchi razionalmente di arginare la colpa all'interno della coppia, emotivamente non riesco a non dare a quell'altra la sua dose di responsabilità, a tenerla fuori dai miei pensieri come il minus quam che alla fine è. Trovo profondamente ingiusto che dopo 1 anno io debba ancora perdere tempo e soldi in terapia, mentre quella dopo 1 giorno già si sollazzava felicemente altrove.
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Dr. Gianluigi Basile Psicologo, Psicoterapeuta 104 2 7
Sembra da quello che scrive e dal suo stato emotivo che ci siano sufficienti ragioni per chiedere una consulenza psicologica.
Non credo possa essere una perdita di tempo e denaro se poi potrà riacquisire un nuovo equilibrio e una diversa fiducia nel futuro e nei suoi progetti.
Nessun consulto online potrà fare ciò.
E' importante andare a fondo rispetto a questa rabbia, capire verso chi realmente è diretta e le motivazioni per cui è ancora così presente.