Difficoltà a relazionarsi con coetanei

Salve,
vorrei esporre la situazione in cui mi trovo ormai da molti anni riguardo l’amicizia. Per me amicizia è volersi bene, rispettarsi, essere sinceri, avere fiducia. Purtroppo, però, qualunque rapporto iniziato si è sempre rotto per i soliti motivi: perché mi hanno “usata” fino a quando faceva comodo o perché hanno cercato di cambiarmi.
Effettivamente non ho molti punti di contatto con la maggior parte dei miei coetanei. Molti vedono il divertimento nell’ubriacarsi e se non l’hai fatto almeno una volta “non sei uno di loro”; io però tengo alla mia salute e lo trovo soltanto una cosa stupida, quindi non ho la minima intenzione di seguirli. Altri si divertono a passare la notte a ballare in discoteca, ma quel rumore assordante non fa decisamente per me. Anche i dialoghi molte volte sono difficili: ci sono alcuni che si mettono a parlare senza freni dei loro rapporti sessuali, ma, non essendo fidanzata e non sentendone il bisogno, almeno per ora, mi sento un po’ a disagio. Altre volte si parla di musica, ma la maggioranza ascolta canzoni varie di cantanti stranieri; nella mia compilation invece rientrano canzoni pop o opera pop dei grandi cantanti italiani, perché oltre la musica per me conta il messaggio che una canzone trasmette, ma così mi sento dare della “vecchia dentro”.
Io mi diverto facendo sport, cosa che molti disprezzano preferendo stare rilassati, magari con videogiochi. Amo fare passeggiate, soprattutto se “a sei zampe”; la sera mi piacerebbe ritrovarmi con amici a mangiare una pizza insieme, al cinema davanti ad un bel film, in un bar con una bevanda calda o davanti ad un tavolo con giochi di società. Vorrei poter organizzare una gita, per passare del tempo insieme e allo stesso tempo conoscere posti nuovi o fare un giro diverso dal solito.
Ma tutto questo non mi è possibile: ci sono alcune persone molto più grandi di me con cui mi trovo bene, ma non è come avere un amico mio coetaneo.
Non mi piace generalizzare, quindi credo fortemente che ci siano persone diverse da quelle descritte, ma quelle poche che mi sembrava di aver trovato le sento distanti, tanto da non considerarle amici: sono sempre io a cercarle e se provo a parlare ottengo solo silenzio o risposte molto vaghe.
All’inizio ho dato la colpa alla sfortuna, credendo che prima o poi il vero amico sarebbe arrivato. Poi ho dato la colpa alla società in cui viviamo, in cui ciò che conta non è quello che sei veramente, ma quello che sembri e, se non segui le mode, rimani solo. Infine ho riflettuto su me stessa: ci sarà qualcosa in me che fa allontanare gli altri, visto che anche chi non segue le mode alla fine sembra non aver piacere a starmi accanto come amico?
In questi anni ho cercato di imparare a convivere con la mia solitudine, ho seguito le mie passioni e i miei sogni, vivendo alcuni momenti davvero indimenticabili. La mia felicità è sempre stata essere semplicemente me stessa, ma questa assenza di un rapporto sincero di amicizia è un vuoto che vorrei colmare.
Saluti.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>Infine ho riflettuto su me stessa: ci sarà qualcosa in me che fa allontanare gli altri..<<
questa potrebbe essere la prospettiva più utile, perché è l'unica sulla quale si può lavorare. Probabilmente continua a mettere in atto le stesse strategie disfunzionali che non le permettono di adattarsi ai diversi contesti.






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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Si chieda anche se ha cercato nei posti giusti amicizie a Lei confacenti.

Imparare a vivere da soli può essere anche una buona premessa per vivere poi un'amicizia.
Certo che in nessuna relazione si può "essere se stessi" al 100%, la necessità di un certo adattamento all'altro è prevedibile. Quanto? Sta a ognuno di noi stabilirlo.


Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
Le difficoltà relazionali partono da lontano, solitamente dai luoghi dell'infanzia.

Come è stata amata?
A sufficienza?
Che figure parentali ha avuto?
Si piace abbastanza?

Oltre all'aspetto relazionale, esiste il mondo interiore che andrebbe coltivato come un giardino segreto: libri, musica, hobby, desideri, fantasie, altro....

Le amicizie inoltre vanno scelte in funzione delle proprie attitudini: se lei è un'intellettiale, per esempio, si sentirà più a suo agio con pensione di coltura e non con chi ama il calcio e basta..

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio innanzitutto per le risposte.
Aggiungo i "dettagli" richiesti.

Alla dottoressa Brunialti: con "essere me stessa" intendo dire che il mio carattere, le mie opinioni, i miei gusti, le mie passioni, i miei sogni, non cambieranno mai solo perchè qualcuno me lo chiede. Non farò mai azioni che non condivido per nessun motivo. Faccio un esempio: persone che credevo amici hanno cercato di convincermi a bere alcolici, ma non mi sono assolutamente lasciata trascinare. Certo, adattarsi all'altro penso sia necessario, ma credo anche che tutto dipenda dalla cosa a cui ci si dovrebbe adattare.

Alla dottoressa Randone: fin dall'infanzia mi son sempre sentita amata dai miei genitori e con loro ho condiviso sempre momenti sia positivi sia negativi. A loro non ho mai nascosto nulla, perchè credo che loro siano le persone che più ti sanno amare e mentire sarebbe uno dei dolori più grandi che si potrebbero arrecare. Per rispondere alla sua ultima domanda, direi che a livello caratteriale so di avere dei pregi, ma anche dei difetti, che so comunque accettare (d'altronde non si può essere perfetti!); a livello fisico, non sarò miss Italia, ma mi vedo "normale" e non vorrei cambiarmi.

Al dottor Del Signore, vorrei fare una domanda: cosa intende per "mettere in atto le stesse strategie disfunzionali che non le permettono di adattarsi ai diversi contesti"?
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Significa che la sua difficoltà di adattamento, perché di questo si tratta, è legata alla messa in atto di modelli/schemi e modi di pensare rigidi che andrebbero rivisti.

Da una parte si mostra critica con i suoi coetanei perché non condivide un certo modo di fare, dall'altra si sente esclusa dall'elite alla quale vorrebbe appartenere.

Mi sembra chiaro che se c'è qualcosa da cambiare dovrebbe partire da lei.






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Utente
Utente
La ringrazio per il chiarimento.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

La risposta che si dà è dotata di senso:

<<adattarsi all'altro penso sia necessario, ma credo anche che tutto dipenda dalla cosa a cui ci si dovrebbe adattare.<<

E' già sulla strada della mediazione, partendo da questa affermazione.

Non resta che provarci.



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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta.
Credo che sia assecondare in tutto sia negare ogni cosa che non ci entusiasma molto sia un errore, mentre l'ideale sarebbe rimanere nel mezzo. In questi anni ci ho provato più volte, ma forse non è stato sufficiente. Comunque spero vivamente che le cose possano cambiare!
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Stare in un "mezzo" tra volere l'assoluto e arrenderci, in "mezzo" che ci piace e ci fa crescere... Ci ha provato, ma è un lavoro che va avanti nel tempo.

E dunque buon lavoro!

Saluti cari.






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Utente
Utente
La ringrazio. Saluti.