Dubitare dei sentimenti altrui

Gentili dottori, sono un ragazzo omosessuale di 22 anni.
Non ho mai avuto relazioni significative fino a quando non ho incontrato G lo scorso anno, anche lui vergine come me in termini di sesso e relazioni.

Io ho avuto un'infanzia non propriamente normale, i miei genitori sono sempre state persone presenti ma assenti. Mia madre è figlia di un alcolista, ha dovuto vedere e sopportare davvero dinamiche tremende, ed ancora è invischiata nella famiglia di origine. E' una persona passiva, incapace di tutelare se stessa e quindi gli altri. Mio padre è invece cresciuto in un ambiente emozionalmente sterile. Secondo di due germani, è stato messo al mondo dopo la morte del primo germano ed è stato chiamato col suo stesso nome. Classe '45. A 14 anni già sul mondo del lavoro. Si è prostituito in rapporti omosessuali. A 20 si è sposato e ha avuto due figli. Il figlio maggiore ha avuto un paio di crolli psicotici che hanno richiesto il ricovero in clinica. La secondogenita ha sofferto di anoressia. Quando la secondogenita aveva 14 anni, mio padre ha divorziato. Ha conosciuto mia madre e si sono messi insieme. I miei nonni materni non hanno approvato questa unione e hanno creato la guerra civile in casa e a detta di mio padre lui mi ha messo al mondo nella speranza che le cose a casa si calmassero e perché mia madre lo voleva fortemente. Sono cresciuto in questa "guerra civile". Mio padre ha più volte minacciato di andare via di casa e ricordo di episodi in cui lo rincorrevo mentre era in macchina chiedendogli di non andarsene.
Tutte queste problematiche mi hanno fatto crescere insicuro e con una scarsa autostima. Ho comunque avuto una carriera scolastica regolare (liceo classico, sono al terzo anno di medicina, anche se con qualche esame indietro) e dei rapporti sociali decenti.
A 14 anni ho avuto una febbre persistente per circa sei mesi di natura io credo psicosomatica, sono stato ricoverato in Day Hospital in un reparto di malattie infettive e qui ho chiesto di intraprendere una psicoterapia che ormai dura da più di sei anni.
In terapia ho sviluppato una narrativa coerente del mio passato, ho risolto molti dei miei complessi e insomma, brevemente, ho visto al mia personalità ristrutturata, anche se siamo ancora work in progress.

Il mio ragazzo invece viene da una famiglia invischiata, la sorella ho sofferto di anoressia e lui ancora non ha confessato ai suoi genitori di essere omosessuale. I primi tempi della nostra relazione mi ripeteva in continuazione che non voleva una relazione ossessiva (non che io lo sia mai stato) e questo mi ha portato a limitarmi nei miei slanci di affetto e insomma, a non buttarmi in questa relazione a pesce per paura di una fregatura. (come è facile immaginare ho paura dell'abbandono).

Passa il tempo, alcune problematiche (come il fatto che uscivamo poco e ci sentivamo poco e non potevo mettere piede a casa sua per il fatto che non si era dichiarato e non mi aveva presentato ad alcuni suoi amici di sempre) si acuiscono e mi esaspero. Circa un mese fa abbiamo avuto una discussione molto sincera in cui gli ho detto, in soldoni, che se non vedevamo il nostro rapporto allo stesso modo non aveva senso continuarlo. Lui prende molto male la cosa, gli escono le lacrime, mi chiede scusa e alla fine ci siamo detti per la prima volta "ti amo".

Da quel giorno i nostri rapporti sono cambiati, nella misura in cui ci sentiamo più spesso e ci vediamo più spesso, ma il cambiamento mi ha spiazzato. Non vorrei mai che lui si sentisse costretto a fare cose che non vuole fare.
Quindi è capitato che più volte gli rispondessi, ad una sua richiesta di uscire, con frasi del tipo "sei sicuro? non preferisci riposarti che la prossima settimana hai gli esoneri?" e giovedì abbiamo discusso per questa cosa.

Gli ho spiegato che io per i primi tempi (diciamo i primi sei mesi) della nostra relazione ho percepito tutte questi elementi (non mi presenti ai tuoi, non mi presenti ad alcuni tuoi amici, mi cerchi poco, usciamo poco etc.) come segni del fatto che la nostra relazione non fosse così seria come io la pensavo quindi a volte ho anche dubitato sul fatto che lui mi amasse. Gli ho detto che io sui miei sentimenti nei suoi confronti non ho mai avuto dubbi, tuttavia avevo paura di essere quello più coinvolto perché non mi sentivo ricambiato per le dinamiche di cui sopra. (mi viene da pensare ora che essendo cresciuto in una famiglia invischiata ed essendo alla sua prima relazione G abbia delle difficoltà a "lasciarsi andare"). Gli ho poi detto che col tempo mi sono reso conto che i miei sentimenti erano ricambiati alla stessa maniera e la nostra discussione è quindi finita con un ti amo e con la promessa di non commettere lo stesso errore di mancata comunicazione in futuro.

Ora io mi chiedo, quali possono essere le conseguenze del dubitare dei sentimenti dell'altra persona?

Erano i primi tempi della nostra prima relazione e io non mi sento in colpa per aver dubitato, anzi mi sembra quasi fisiologico essere insicuri. Lui invece si è detto deluso perché pensava che andasse tutto bene e gli dispiace che io sia stato per tanto tempo col dubbio e che questo mi abbia fatto stare male.

Avendogli in soldoni detto che non mi ero fidato di lui perché avevo paura di non essere ricambiato e avendo messo in dubbio anche con tutti quei "dai, lo so che magari preferisci stare a casa, per me è lo stesso" la sua sincera e spontanea voglia di passare del tempo con me, la mia paura è che questo abbia creato una crepa nel nostro rapporto difficile da saldare e che che lo farà incrinare piano piano.

Mi viene da pensare che magari tutti questi problemi nascono dalle mie problematiche, ma non ne sono sicuro.

Ho davvero fatto un casino o semplicemente abbiamo avuto una discussione matura e sincera e il nostro rapporto è migliorato?

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Non possiamo rispondere noi alle sue domande.

Provi a chiedere alla sua terapeuta che ha, di certo, più elementi di noi.


Da quanto leggo siete due partner con un vissuto problematico, complesso e controverso, forse dovreste darvi tempo per accedere a quella dimensione di fiducia totalizzante che desidera lei.


Il passato è spesso veramente ingombrante in tutte le relazioni

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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