Litotrissia

A seguito di una serie di coliche renali (rene sinistro) erano state evidenziate da indagini ecografiche e radiologiche un calcolo di circa 18 mm nel bacinetto e un frammento in uretere, allo sbocco in vescica (il quale mi dava da due settimane fastidiosissimi sintomi tipo cistite).

Dopo un'ultima colica che durava da oltre 48 ore e contemporanei fastidi vescicali mi inserivano uno stent ureterale JJ e dopo dieci giorni mi è stata praticata una seduta di litotrissia.

Lo stent ovviamente ha fatto cessare le coliche e dopo i primi giorni molto duri, la qualità della vita è stata piuttosto buona, tranne l'impossibilità di praticare attività fisica anche lieve (inizia una specie di solletico, che si trasforma in breve in irritazione, necessità continua di urinare).
La situazione non è cambiata dopo la litotrissia.
Non ho mai avuto la percezione di fuoriuscita di frammenti importanti, benché mi abbiano detto al momento che la seduta aveva avuto pieno successo.

Nei prossimi giorni avrò un controllo, tramite una diretta all'addome ed eventuale nuova seduta di litotrissia in caso di frammenti impilati nell'uretere che fanno da tappo.

Volevo chiedere: ma lo stent, per quanto essenziale nell'evitare le coliche, non limita il lume dell'uretere diminuendo le possibilità di espulsione naturale dei frammenti?

Questi frammenti, che misura possono avere i più grossi?

Nel caso un successivo trattamento con litotritore non avesse successo, quale potrebbe essere il passo successivo?

Saluti e grazie per la risposta.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
In base alla nostra esperienza, l'efficacia delle onde d'urto sui calcoli all'interno dell'uretere è modesta e si riduce ulteriormente quando vi è uno stent inserito, che assorbe buona parte dell'energia, anche se correttamente indirizzata. Per quanto riguarda il,calcolo renale, 18 mm costituiscono un a dimensione abbastanza elevata, tale da rendere assai improbabile che possa bastare una seduta per risolvere la situazione. Inoltre, come giustamente lei ipotizza, lo stent mette al riparo dalle coliche, ma parimenti ostruisce l'uretere, rendendo impossibile il passaggio di frammenti con dimensioni superiori alla polvere. Pertanto, noi riterremmo opportuno che la sua situazione venisse rivaluatata a breve, ma in caso di persistenza di calcoli o residui importanti, non si perda tempo con ulteriori applicazioni di onde d'urto, ma si passi invece ad una risoluzione per via endoscopica, sia della situazione renale, sia di quella ureterale (uretero-renoscopia operativa).

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottor Piana per la sua celere risposta che purtroppo conferma la mia impressione.

Scriverò degli sviluppi, in modo che la mia esperienza possa essere utile anche ad altri lettori, come tante sue risposte sono state utili a me per capire la mia situazione.
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dopo
Utente
Utente
Aggiorno e approfitto.

La scorsa settimana, ad un controllo radiografico, risultava una "steinstrasse" formata da 4 frammenti che per quanto ho potuto constatare, confrontando a occhio con il diametro dello stent, erano di 4-5 mm

Decidevano di provare un trattamento ESWL sul capofila, che si rompeva.

A distanza di una settimana, altro controllo radiografico, l'uretere risultava libero, ma i frammenti sono tutti in vescica.

Allora decidevano di trattare dei frammenti ancora presenti nel bacinetto, polverizzandoli ulteriormente, in modo da favorire la discesa e rendere più "sicura" la rimozione dello stent (la prossima settimana, posto che un controllo radiografico dia esito favorevole).

Nel frattempo il fastidio dello stent, o dei frammenti che passano in uretere, o di quelli in vescica... è diventato abbastanza forte.

Mi dicono di bere molto e fare movimento, ma anche se bevo 2,5 / 3 litri di acqua al giorno, difficilmente riesco a riempire la vescica. La necessità impellente di urinare è tale che devo espletare il bisogno già quando sono a 100/150 mm

E anche fare movimento è difficile. Il fastidio è acuito fortemente dal movimento o dal semplice stare in piedi. E in pochi minuti diventa insopportabile.

Le chiedo,
esiste una posizione o qualche pratica da adottare per favorire lo svuotamento e la fuoriuscita dei frammenti in vescica?

E' strano, che passati nell'uretere, con la presenza dello stent peraltro, non escano dall'uretra. Ma è così.
Dall'ultimo controllo della prostata alcuni mesi fa, non risultava alcuna ipertrofia.

Può essere che la messa in situ dello stent (9/6) possa aver provocato un certo danneggiamento dell'uretra e conseguente edema tale da restringerne il lume?

Cordiali saluti


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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
I consigli generici le sono già stati impartiti, potrebbero essere coadiuvati dalla prescrizione di farmaci (alfa-litici, cortisone) da parte dei suoi curanti, anche se l'efficacia con lo stent in sede è sempre piuttosto discutibile. A 57 anni è possibile che il profilo interno delle basse vie urinarie sia già alterato in modo che le concrezioni stentino ad impegnarsi in uretra. Questo indipendentemente dalla procedura endoscopica già eseguita. Considerando la scarsa sopportabilità dello stent, cosa peraltro molto comune, ed il tempo ormai trascorso, diremmo che nel suo interesse non sia il caso di indugiare oltre e risolvere quindi la situazione per via endoscopica, estrando/frammentando tutto quanto il necessario.
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dopo
Utente
Utente
Grazie molte per la puntuale e celere risposta.
Il servizio "pubblico" che Lei rende in questa sede è veramente eccezionale.

Peccato che sono a Roma.
Saluti.
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dopo
Utente
Utente
Aggiorno e concludo.
Il 22 luglio, al controllo, le basse vie urinarie risultavano libere.
Prima di togliere lo stent però, il medico decideva di trattare ulteriormente i residui nel bacinetto, per essere certi che non rimanessero residui importanti.
La settimana successiva, il 29, veniva tolto lo stent, confidando che i residui ancora presenti venissero eliminati.

In effetti nei giorni successivi espellevo diversi frammenti.

Al 4 agosto una lastra e una ecografia non permettevano di evidenziare alcun residuo di sorta. Il trattamento ha avuto quindi successo e sono molto soddisfatto.

Mi rendo conto che la risoluzione per via endoscopica da Lei indicata avrebbe conseguito lo stesso risultato molto più velocemente, con meno giornate perse, non avrei subito la sofferenza della messa in situ dello stent (senza anestesia), ma tenendo conto che tale metodica nella struttura pubblica dove sono stato curato non era eseguita, non posso lamentarmi.

Anzi devo ringraziare i medici e le infermiere che hanno eseguito il trattamento, per la professionalità, testimoniata dal successo della cura, e per l'umanità e la simpatia.

Ringrazio anche Lei dr. Piana, per le sue risposte, a me e a tanti altri, che mi hanno fatto capire molte cose relative al mio problema.

Saluti
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
Ora si goda una meritata vacanza!