Anestetico per ernia. è consigliabile provare?

Circa tre anni fa, alla fine del 2005, mentre stavo seduto, a seguito di un movimento maldestro, veloce flessione in avanti verso destra, accusai un atroce dolore alla schiena, che nel giro di un paio di minuti, tale dolore, mi costrinse a dovermi sdraiare sul pavimento, in quanto non riuscivo più ne a stare in piedi, ne seduto e ne riuscivo più a camminare.
Bloccato per tre giorni a terra e successivi 5 a letto dopo circa 20 giorni feci una RM.

Di seguito il referto:
Lo studio RM del rachide in toto, eseguito con scansioni sagittali TSE T1w e TSE T2w ed assiali B-FFE T2w, ha mostrato iniziali irregolarità spondilosiche delle limitanti somatiche in esame.
Riduzione della lordosi cervicale fisiologica.
A livello dello spazio intersomatico C5/C6 si rileva una protusione discale posteriore mediana e paramediana bilaterale che impronta la banda subaracnoidea anteriore.
A livello dello spazio intersomatico L3/L4 si osserva un ernia discale posteriore mediana e paramediana bilaterale che comprime il sacco durale.
A livello dello spazio intersomatico L4/L5 si rileva una lieve protusione discale posteriore mediana e paramediana bilaterale che impronta il sacco durale.
Lacuna vascolare del soma di S3.
Il midollo presenta normale volume e segnale.
Cono midollare in sede di normale volume e segnale.
Canale vertebrale di ampiezza conservata nel tratto in esame.

Non ho fatto cure particolari da quel giorno, ne a livello di medicinali ne a livello di esercizi.
Circa sei mesi fa ho avuto un altro episodio doloroso, non come il primo, il dolore si limitava a non farmi uscire di casa, ma potevo muovermi facendo molta attenzione a non flettermi troppo.

Dal primo attacco acuto di tre anni fa, accuso costantemente un indolenzimento della parte interessata, accompagnati da lievi bruciori che si verificano sporadicamente.
In varie occasioni ho accusato delle fitte, ma il dolore si limita a passare in breve tempo.
Tutto quanto accentuato nel periodo invernale.

Il neurochirurgo che ho consultato, ha immediatamente sconsigliato un qualsiasi intervento chirurgico.

Premesso che non ho mai avuto, fino a quel maledetto giorno, problemi di schiena, è mai possibile che un movimento brusco possa provocare delle anomalie simili?
Devo continuare a vivere con la paura di rimanere bloccato da un momento all’altro?

Sentendo vari amici che hanno avuto lo stesso problema e che in parte lo hanno risolto, con delle infiltrazioni nelle zone interessate, di non so che tipo di farmaco, ho consultato i vari medici che li hanno in cura.
La conclusione è che si tratta di infiltrazioni di un anestetico che ripetono a cicli regolari, non toglie il problema ma toglie il dolore.

È consigliabile provare?

In attesa di una vostra risposta, porgo distinti saluti.
[#1]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Egregio signore,
i Colleghi neurologi,giustamente, non rispondono perchè il caso non è strettamente di loro competenza.
Detto questo, i criteri per l'indicazione chirurgica sono molteplici e vanno considerati in funzione di diversi e variabili parametrici clinici e strumentali.
Come Lei stesso intuisce l'eventuale terapia propostoLe,di cui però non specifica la metodica,(infiltrazione delle faccette articolari,all'interno del canale vertebrale, intradiscale, sottocutanea, intrauscolare)può avere qualche beneficio, più o meno duraturo appunto sul sintomo, ma non sulla causa.
Nel Suo caso, se la sintomatologia dolorosa perdura e se dovessero comparire difetti di forza e/o di sensibilità a uno o entrambi gli arti, mi pare opportuno riconsiderare con i criteri clinici e strumentali l'eventualità dell'intervento chirurgico.
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, Le porgo cordiali saluti
[#2]
dopo
Utente
Utente
Egregio dottor Migliaccio, la ringrazio per la sua risposta e mi scuso per non aver specificato bene la metodica.

In sostanza da quel che ho potuto capire dai consulti fatti e dai racconti degli amici che si sono sottoposti a tale terapia, si tratta di infiltrazioni superficiali (sottocutanee presumo), nel senso che il farmaco o la miscela di farmaci viene iniettata con una siringa avente un ago della lunghezza di circa un centimetro.
La seduta che dura circa cinque minuti comporta una ventina di infiltrazioni del medicinale nella parte interessata, in uno spazio di 15-20 centimetri lungo la colonna sia a destra che a sinistra, in corrispondenza della parte interessata.

No so se sono riuscito a spiegarmi, chiedo scusa se nell’esprimermi non riesco a chiarire bene i concetti.

Chi si è sottoposto a tale terapia racconta di aver avuto enormi benefici, non avvertendo più fastidi per diverso tempo.

Data l’entità del problema e visto che non vi è una sintomatologia dolorosa persistente, il neurochirurgo che ho consultato, ha escluso l’intervento chirurgico come soluzione.
Ribadisco che il più delle volte i fastidi che ho sono limitati ad un indolenzimento della parte interessata e lievi fitte che passano in un tempo breve, tutto sopportabile.

La cosa che più mi frena dal provare è il fatto che, per quanto ne so, il dolore, anche se non è una cosa bella, alla fine è un campanello dall’arme, nel senso che ci fa capire che c’è qualche problema.
Spegnendo questo campanello, cosa succede?
Un problema che ci costringe a stare immobili a letto e a considerare l’eventualità di un intervento chirurgico, se non viene più sentito potrebbe provocare danni irreparabili ai fasci nervosi o ad altri organi interessati?

Chiedo scusa se mi sono dilungato più del dovuto e se ho sottoposto il problema in una sezione sbagliata.

La ringrazio ancora per la sua risposta e colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che si sono interessati alla mia domanda.
[#3]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Come Le ho già brevemente prospettato la terapia medica può andar bene e, nel caso di una compressione delle radici nervose, bisogna tener d'occhio la comparsa di eventuali deficit, anche in assenza del dolore.
Se pur non frequentemente, la regressione del dolore potrebbe esprimere un danno alla radice che quindi non può condurre la sensazione dolore a livello cosciente.
Un esame elettromiografico è pertanto utile.
Cordialmente
[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio nuovamente per il suo interessamento, ma non ho ben capito la sua ultima risposta.

Nell’eventualità che provi la terapia medica sopra descritta, dovrei sottopormi ad esame elettromiografico, per tener sotto controllo la comparsa di un eventuale danno alla radice, che si potrebbe manifestare in assenza di dolore?

E che deficit potrebbero comparire?

Grazie.
[#5]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
L'esame elettromiografico serve a evidenziare una eventuale sofferenza di una radice nervosa compressa o irritata da una compressione per esempio discale. (Un'ernia discale a livello L4-L5 di solito comprime la radice L5 che è "l'origine" del n. sciatico).
Se tale esame evidenzia tale sofferenza, seppur non necessariamente (dipende da caso a caso), è molto probabile la necessità dell'intervento di asportazione dell'ernia (la noxa dolorosa).
I farmaci e altri presidi terapeutici eliminano il dolore (che quindi è un sintomo e non una causa)perchè agiscono sull'infiammazione o sul rigonfiamento edematoso della radice o sul dolore riflesso muscolare, ma non possono eliminare la causa che quindi continua la sua azione compressiva e irritativa.
Il perdurare di tale compressione può abolire la possibilità di "sentire" dolore perchè la radice sofferente per la compressione, non trasmette più la sensazione di dolore al cervello che pertanto non Le fa avere coscienza del dolore.
In questo caso, la compressione della radice si prolunga nel tempo e la radice può perdere anche la sua funzione motoria creando debolezza di uno o più gruppi muscolari da essa dipendenti.
Spero di esser riuscito a farLe comprendere dei concetti che, in vero, sono un po' complessi soprattutto per il profano.
Cordialmente
[#6]
dopo
Utente
Utente
Carissimo dottor Migliaccio, non poteva essere più chiaro, in realtà per quanto io mi sia documentato, non avevo la più pallida idea dei concetti da lei espressi nel suo ultimo intervento.
Le mie conoscenze a riguardo si limitavano al fatto che la compressione dei dischi provoca la fuoriuscita del nucleo del disco intervertebrale, che comprimendo il nervo provoca dolore.

Adesso quel che più mi consola è che non ho debolezze in gruppi muscolari e che le sensazioni fastidiose più o meno dolorose le avverto e sono localizzate alla parte interessata, ovvero non si estendono alle gambe o ad altre zone del corpo.

La ringrazio ancora per il suo interessamento.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Mi scuso se riprendo questo consulto, ma al fine di non aprirne un altro che abbia per oggetto il medesimo problema, continuo questo.

Sempre per quanto riguarda l’ernia del disco, ho scoperto che alcune persone che soffrivano di questo problema, si sono sottoposti a cura con laser.

Almeno da quanto affermano, non accusano più il problema.
Dicono che si sono sottoposti a diverse applicazioni (dalle tre alla cinque a seconda dei casi), ritornando alla normale vita quotidiana, immediatamente dopo le applicazioni.

Ma è così miracoloso questo laser?
Vi sono controindicazioni?

Grazie dell’interessamento.
[#8]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Credo che io non debba aggiungere più di quanto ho già detto, raccogliendo, tra l'altro, il Suo apprezzamento del quale La ringrazio.
Un'ernia (non ha alternative)si rimuove con l'atto chirurgico, tutto il resto riguarda terapie più o meno valide se ottengono una risoluzione del dolore e non trascurano i possibili danni da compressione.
Cordiali saluti
[#9]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dottor Migliaccio, la ringrazio per il suo interessamento e mi rendo conto che l’intervento chirurgico è la possibile soluzione al problema.
L’intervento chirurgico, al contrario di altre terapie, non posso decidere io di farlo o meno, dopo il primo attacco doloroso, mi sono rivolto ad un neurochirurgo, il quale non intravedendo gli estremi, ha escluso l’intervento.
Io non sono un medico, non ho per tanto le capacità per valutare la migliore terapia possibile, non so neanche dirle perché il neurochirurgo, che opera tutti i giorni, ha escluso l’intervento, avrà avuto le sue buone ragioni.

Comprendo che, come lei ha detto, il caso non è strettamente di competenza di questa sezione, e mi scuso se ho continuato il mio consulto qui, non ho trovato o non sono stato in grado di individuare un'altra sezione dove esporre il problema.

Quello che a me interessa sapere, quale sia la miglior terapia tra la farmacologica e il laser, che possa portare i migliori benefici nel tempo.
Avere un parere da chi pratica una delle due terapie.

Chiedo ancora scusa per l’errore della sezione in cui ho inserito il mio consulto e colgo l’occasione per ringraziarla nuovamente per il tempo che mi sta dedicando, le sue risposte mi sono state molto utili.
[#10]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Non è il caso di scusarsi per l'errore della scelta della sezione.
Le ho risposto comunque io, neurochirurgo, e ho cercato di spegarLe quali sono le problematiche inerenti la Sua patologia.
Non vedendo le immagini e non visitandoLa non posso che risponderLe in modo generico, come ho fatto.
Se il collega neurochirurgo ha escluso l'intervento avrà avuto delle motivazioni che io nonposso valutare.
Cordialmente