Insicurezza cronica e difficoltà ad accettare la vita

Gentili Dottori, vi scrivo per cercare un aiuto.
Premetto che sono stata in terapia psicologica per circa 3 anni e che, a causa di alcuni eventi, l'ho dovuta temporaneamente sospendere da circa 1 anno e mezzo.
Sono sempre stata caratterialmente estremamente fragile e suscettibile all'ansia. Paralisi notturne o incubi protratti per mesi e mesi sono per me cose molto conosciute.
A soli 14 anni ho cominciato ad assumere il Tavor e negli anni ho provato più volte terapie farmacologiche che ho, fortunatamente, sempre volontariamente sospeso dopo poche settimane.
L'anno scorso ho subito uno shock che sto elaborando solo da pochi mesi: diagnosticato improvvisamente un tumore maligno al rene, intervento di 8 ore per nefroresezione parziale, ricovero di 10 giorni e tutto ciò che è annesso e connesso al recupero.
Sono una persona adulta ma mi ritrovo ad affrontare la vita come se fossi tornata una ragazzina: terrore e paura di ogni cosa, ho la costante OSSESSIONE che il mio compagno mi tradisca, la costante OSSESSIONE che dietro l'angolo ci sia qualcuna migliore di me, senza cancri alle spalle, senza cicatrici deturpanti e, soprattutto, senza tutte le ansie paranoiche che mi tolgono l'aria ogni giorno. So di avere un valore, so di essere una persona estremamente sensibile, conscia dei propri limiti ed intelligente, ma non riesco a credere in me e questo mi porta alla convinzione che il mio compagno veda altre donne.
So che sono pure invenzioni della mia mente (o almeno spero!) ma non riesco più a vivere. Non dormo la notte, sono perseguitata da incubi, da pensieri orrendi e spesso ho pensato di farla finita. Ma ho una madre che amo così tanto che mi tiene ancora ancorata a questo mondo. Io amo la vita, voglio vivere...è solo che voglio smettere di sentire questo dolore lancinante.
Ho subito violenza psicologica e a volte fisica a 15 anni, non so se anche questo possa incidere sul quadro generale.
E' difficile riassumere tutto così...ma ho fatto del mio meglio.
Vi prego aiutatemi.
Grazie di cuore
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
sembra probabile che a un disagio pregresso non del tutto risolto si sia aggiunto il carico di stress, preoccupazioni, paure che comporta la malattia oncologica che con coraggio ha affrontato.

Paure, insicurezze, autostima traballante, un dolore antico non ancora sanato, altro che da qui non sappiamo, potrebbero fare da sfondo al suo sentire attuale reso ancor più doloroso dalla dura prova affrontata.

Non ci dice molto sul rapporto con il suo partner, ma ora le sue paure sembrano focalizzarsi su di lui, sul timore che qualcun'altra possa prendere il suo posto, soppiantarla, il fulcro attorno il quale il suo disagio trova ora espressione.
La accompagna una forte sofferenza che colora il mondo di sfumature scure e che esige di essere affrontata e risolta.

Il sipporto di sua madre è certamente importante ma occorrerebbe anche altro per ritrovare il suo benessere. Prenda per mano la sua voglia di vivere e riprenda il percorso psicoterapico. ha già sentito il parere del suo medico?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa, grazie mille per la sua risposta.
Non ho grande rapporto con il mio medico di base ma ho contattato via mail la mia psicologa che mi esorta a tornare da lei o, in ogni caso, a contattare qualche sua collega. E' che forse non ho la forza di rimettermi a scavare tutto il fango che nel frattempo si è accumulato.
Il rapporto con il mio compagno è splendido e destabilizzante al contempo. Siamo due caratteri estremamente tenaci nelle nostre debolezze, ci scontriamo spesso ma ci amiamo molto.
Siamo insieme da poco, un anno e mezzo, ma lui ha 40 anni e conviviamo e la storia è nata come una fiammata che non se n'è mai andata.
Ma il suo carattere è molto duro...se io sono giù lui non è il tipo da consolare, piuttosto "aggredisce" con l'intento di spronare, non di certo per cattiveria.
E con il carattere che mi ritrovo questo non mi aiuta molto e non ci sono orecchie che vogliano sentire, forse perchè ognuno conserva la sua integrità.
L'inadeguatezza, è questa la mia costante.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile Utente

Quale tipo di psicoterapia aveva intrapreso e con quali obiettivi? Quali sono stati raggiunti?
Che cosa la frena dal tornare in terapia?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa, non saprei definire o collocare il percorso psicoterapico che iniziai anni fa. Di certo ricordo la molla che mi portò a contattare uno spiecialista ovvero la sociofobia: ero terrorizzata dall'entrare anche solo in un bar affollato, mi sentivo perennemente osservata ed inadeguata, paranoica costantemente anche se ho sempre mascherato il tutto, o meglio, evitavo di entrare dove non mi sentivo di farlo.
Ora questo lato è migliorato, anche grazie al mio compagno.
Comunque la terapia poi scavò in profondità il rapporto con mio padre, la separazione dei miei genitori, la mia protettività verso mia madre, ecc ecc.
Ogni volta dico che non ho tempo di riprendere la terapia...un po' è vero a causa del lavoro, un po' so bene che è una scusa perchè sono stanca di scavare, forse ho paura, forse dopo il cancro non ho più grandi forze mentali. Ma so che ne avrei profondo bisogno.
E' che ora mi trovo meglio a scrivere che a parlare. Ed infatti sono prolissa e me ne scuso.