Sentirsi umiliati in terapia

Salve,

ho iniziato la terapia individuale un anno fa, a seguito della separazione con il mio compagno, dalla quale sono emerse delle problematiche della personalità, quali ambivalenza, insicurezza, assenza di un vero progetto e scarsa presenza nella decisione delle scelte della mia vita, dovute a rapporti familiari anaffettivi e spesso castranti.

Il mio terapeuta dopo un anno ha deciso di farmi entrare in terapia di gruppo.
Ero abbastanza soddisfatta di questa scelta. Tuttavia, giunta alla terza seduta, nutro dei dubbi.
Forse la mia è solo paura. Ma stanno emergendo i lati di me che ho sempre voluto soffocare, perchè ritenuti imbarazzanti e dolorosi.
Inoltre, non amando per indole parlare in pubblico, per me è una tortura e tendo ad isolarmi.Inoltre le problematiche degli altri che mi sembrano più gravi e mi sento in imbarazzo a parlare delle mie.
Infine, ieri mi sono sentita umiliata, proprio perchè questo mio "rimanere nel guscio" sta diventando uno zimbello.
No capisco se è normale o meno.

Grazie
Saluti
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile utente, se da un lato può essere normale che in terapia emergano questioni in grado di suscitare emozioni forti dall'altro, però, non c'è nessun obbligo nel sottoporsi a forme di terapia che si vivono come stressogene.
Non c'è nessuna indicazione per seguire, per forza, una terapia di gruppo.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

se in precedenza lei era "abbastanza soddisfatta" della scelta di passare alla terapia di gruppo, dopo un anno di psicoterapia individuale, immagino che condividesse in linea di massima i motivi di tale scelta e che quindi gli obiettivi da perseguire attraverso questo cambiamento di setting siano stati da lei concordati con il terapeuta.
Quali obiettivi vi siete posti?
E' sempre lui a condurre il gruppo?
Quali erano le sue perplessità?

Che tipo di psicoterapia individuale ha effettuato in precedenza?
Aveva ricevuto una diagnosi precisa?

Stiamo parlando di un contesto pubblico o privato?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Il gruppo lo conduce lui con un'altra terapista, che è la moglie.
Certamente era una scelta condivisa, tuttavia sta emergendo il mio comportamento tipico quando sto in gruppo, ovvero isolarmi e mettermi all'angolo.
Lui sostiene che anche le battute su questo servano a spronarmi e in un modo o nell'altro una scossa la danno.
Il mio timore, conoscendomi, è che parlerò sempre meno per paura di sbagliare.
Non ci siamo posti obiettivi. Credo approccio psico - dinamico. In più ho partecipato a 3 giornate su temi specifici con tutti i pazienti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non mi sembra un tipico modo di procedere dell'approccio psicodinamico, che si basa sull'analisi del rapporto con il terapeuta - che questa mossa può aver guastato - e lavora sulle cause inconsce dei sintomi coscienti, fisici e psichici.
L'idea che i commenti che riceve la "spronino" e che sia utile esporla a tali situazioni mi sembra in particolare molto lontana da un approccio di tipo psicodinamico, così come le giornate con scopo formativo rivolte a tutti i pazienti.
Queste giornate con tutti gli altri pazienti hanno avuto luogo nello studio del terapeuta o siete andati altrove?
La moglie del terapeuta è a sua volta una psicologa?

Di che obiettivi si è parlato quando è stata introdotta nel gruppo di terapia?
Il percorso individuale è stato considerato concluso?
Non ha più accesso a sedute individuali, nemmeno al bisogno o una tantum?

Se posso chiederglielo, per queste sedute di gruppo paga una cifra nettamente inferiore rispetto alle sedute individuali, come di solito accade, o più o meno la tariffa è la stessa?

[#5]
dopo
Utente
Utente
Le giornate si sono svolte altrove in spazi più.
Si, lei è a sua volta una terapista.
No, sto proseguendo anche con le sedute individuali per ora.
Io avevo conosciuto già le persone del gruppo nelle giornate formative, quindi, essendo per altro entrata nel gruppo con un'altra persone che sembra avere problematiche più gravi delle mie, la mie al momento l'attenzione è rivolta principalmente a lui.
Non si è parlato di obiettivi, ma del fatto che essendo io nata e cresciuta in un contesto nel quale venivo messa da parte, l'entrata nel gruppo è stata uguale e sta a me ora cambiare il mio destino e rendermi protagonista della mia vita.
La differenza è di 15 euro.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Le terapie di gruppo, secondo la mia esperienza, possono non essere sempre adatte alle persone che per motivi di introversione, individualismo o altri tratti personali non sono disposte a "sciogliersi" in esso. Le dinamiche del gruppo sono tali per cui, se utilizzato in modo ideologico, cioè presupponendo che i valori e i fini del gruppo contino più di quelli dell'individuo, più che servire all'individuo per cambiare ciò che vuole cambiare in se stesso è l'individuo che viene spinto ad omologarsi al resto del gruppo.

Questo non è di per sé un male purché, come dicevo, la persona sia disponibile a sottoporsi a dinamiche di questo tipo. Diversamente potrebbe essere che il cambiamento necessario possa riguardare solo l'individuo ed essere attuato senza bisogno di una terapia di gruppo.

In sintesi: se lei non si trova bene, non ha alcun dovere di fare violenza a se stessa e omologarsi solo perché qualcuno con uno status che lei percepisce come più elevato del suo (il/i terapeuti) glielo stanno chiedendo.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#7]
dopo
Utente
Utente
Diciamo che la sensazione che ho al momento è che i miei problemi rispetto a quelli che vengono rappresentati siano meno importanti. Forse perchè più latenti.
Ma di fronte a racconti di molestie, divorzi e parenti psicopatici, io sento di essere inadeguata perchè non ho problemi, almeno concretamente, dello stesso tenore.
Quindi omologarmi al gruppo cosa significherebbe? Crearmi problemi dello stesso tenore o piangere in pubblico?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Nel corso delle sedute individuali ha esposto il suo disagio?
Ha pensato di interrompere le sedute di gruppo?
Nel percorso individuale ha raggiunto degli obiettivi di cambiamento?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Omologarsi significherebbe, in questo caso, cedere alle battute che vorrebbero spronarla a smettere di isolarsi e mettersi all'angolo. Se lei non è disposta a condividere con altre persone ciò che sente, oppure ha la sensazione che i suoi problemi siano meno importanti degli altri rappresentati, la terapia di gruppo potrebbe non essere del tutto adatta a lei.
[#10]
dopo
Utente
Utente
Nell'ultima seduta individuale che è avvenuta prima dell'ultima di gruppo, ho detto che ero uscita dalla seduta di gruppo arrabbiata con me stessa per essermi "autoemarginata" e che appunto mi era sembrato di avere problematiche meno gravi degli altri. Mi è stato risposto che il mio problema è proprio quello di esprimere le mie emozioni e che devo rappresentarlo al gruppo perchè il problema è proprio quello.
Si ho pensato di interromperle.
Credo di aver raggiunto consapevolezza di alcuni miei limiti e schemi, infatti ero soddisfatta delle sedute individuali.
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dopo
Utente
Utente
Tengo a specificare che la frase che io ritengo sia stata umiliante da parte del terapista è stata, al momento in cui volevo intervenire "basta che dici una cosa intelligente..."
[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> ero soddisfatta delle sedute individuali
>>>

In tal caso non vedo il motivo per cui le sia stato proposto di cambiare completamente forma di terapia. A meno che il terapeuta non abbia valutato che lei fosse sì soddisfatta delle sedute individuali, ma che nella sostanza quella terapia non stesse riuscendo a incidere sui problemi che aveva portato. E così può aver pensato di dirottarla verso la terapia di gruppo.

>>> "basta che dici una cosa intelligente"
>>>

Avrebbe potuto rispondere in tanti modi diversi. Uno fra tutti, senza andare troppo sul personale: "Sa, mi sto trattenendo perché dire cose intelligenti qui forse sarebbe sprecato. In ogni caso meglio dire cose stupide qui che fare cose stupide là fuori.. sempre che lei fosse davvero capace di insegnarmi come fare". E poi avrebbe potuto tranquillamente andarsene.

Insomma, eviti di sentirsi succube di chicchessia, fossero anche dei terapeuti.
[#13]
dopo
Utente
Utente
Diciamo che una mia pura curiosità per i gruppi, che ho espresso a seguito dei seminari, credo sia stata presa come una richiesta.

La mia risposta è stata "ci provo..". Poi ho esposto il mio punto di vista. Ho evitato una risposta sulla falsariga di quelle da lei indicatemi, per non creare tensioni.
Alla "battuta" del terapista sono rimasti di stucco anche altri, tanto che lui ha risposto ai loro sguardi dicendo "va spronata".
Secondo lei sarebbe stato il caso di andarsene?

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Secondo me è una soluzione che può prendere in seria considerazione, se non ha fiducia nel terapeuta e in quello che state facendo.
Come minimo può chiedere un secondo parere di persona ad un altro psicologo psicoterapeuta, rivolgendosi a qualche nostra collega che effettui una terapia di stampo psicodinamico con modalità più ortodosse e che possa quindi fornirle un parere fondato su questi presupposti.