Spalla: artroprotesi inversa o reinserzione cuffia da donatore?

Sono una donna di 77 anni con problemi alla spalla destra (sono destrorsa). La RM ha dato: “Svasamento artrosico della glena scapolare e della porzione cefalica dell’omero che appare cranializzata essendo localizzata all’altezza dell’articolazione acromion claveare con secondarie alterazioni artrosiche a carico di quest’ultima. Il reperto è correlato agli esiti di rottura dei tendini del sovra e del sottospinato che non si seguono regolarmente sino alla loro inserzione omerale apparendo marcatamente assottigliati, sfilacciati e disomogenei in tutto il loro decorso con monconi tendini esili e con fenomeni di ipotrofia dei ventri muscolari corrispondenti.”
1) Consultati due specialisti, separatamente, hanno diagnosticato rottura massiva della cuffia, a loro parere non riparabile, dando indicazione all’intervento di impianto di artroprotesi inversa della spalla.
2) Mia figlia, spaventata dal tipo di intervento, lungo e doloroso, data la mia età, ha voluto un ulteriore consulto con uno specialista del CTO della sua città, il quale invece ha proposto la “reinserzione cuffia aperta con innesto di fascia lata da donatore”.
A questo punto mi trovo in un grosso dilemma, anche perché di quest’ultimo intervento non conosco nulla, né persone che ne siano state sottoposte e con quali esiti, anche nel tempo.
Per questo motivo chiedo aiuto, invocando una vostra opinione e un consiglio professionale.

Ps: Periodicamente mi sottopongo a terapie con laser, ionoforesi, infiltrazioni di cortisone e antinfiammatori e per qualche mese trovo sollievo al dolore.
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Dr. Daniele Pili Ortopedico 60 5
Il trattamento della rottura massiva della cuffia dei rotatori con lesione non riparabile è da sempre una sfida per il chirurgo ortopedico della spalla.
In parole povere anche il più bravo chirurgo ortopedico della spalla ha grossi problemi a risolvere questo problema e spesso si accontenta di togliere la sintomatologia dolorosa.
Per ciò non mi sorprende sentire pareri discordanti.

Negli ultimi 20 anni si sono affacciate nuove tecniche chirurgiche come la protesi di spalla inversa che hanno dato dei risultati promettenti.
Questa tecnica ha dimostrato di essere valida ma non priva di complicazioni.
Questi risultati sono ormai dimostrati soprattutto negli studi a medio termine e in qualche studio a lungo termine.

Riguardo ad altre tecniche, la maggior parte finora ha dato dei risultati poco soddisfacenti.

Nello specifico della tecnica con impianto di fascia lata da donatore: è presente in letteratura l'utilizzo dal punto di vista sperimentale in modelli animali e pochi studi sugli umani.
Il più interessante studio sugli umani, che abbia mai letto, è stato pubblicato su una rivista indiana di ortopedia valutata al 61° posto mondiale su 72° (piuttosto basso) e che a mio parere a molti lati oscuri.
Inoltre in questo studio si profilavano dei risultati simili a quelli di una protesi inversa.

A questo punto nasce una discussione: meglio una tecnica nuova non ben studiata che in qualche lavoro scientifico non ben qualificato ha dato dei risultati considerati buoni dagli autori o una tecnica che è meglio consolidata e studiata e ha dato risultati simili?

Magari la risposta è nel vecchio proverbio di "chi lascia la strada vecchia per la nuova"....

C'è anche da dire che se si ragionasse sempre in maniera conservativa Cristoforo Colombo non avrebbe mai scoperto l'America.

Se lei è disposta a "provare" quest nuova tecnica, tenga a mente che anche questa non è priva di complicanze, come tutte le procedure chirurgiche.

Spero di esserle stato utile




Dr. Daniele Pili
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
www.drpiliortopedico.it info@drpiliortopedico.it