Questa psicoterapia non scioglie le mie tensioni, mi fa innervosire

Gentili dottori dopo aver interrotto una terapia orientamento psicoanalitico durata due anni a causa di una grave malattia della mia analista, ho deciso a novembre scorso dopo un anno dall'interruzione di rivolgermi ad una nuova terapeuta. In quel periodo stavo veramennte male, avevo una sorta du crisi di identità, pensieri ossessivi sulla mia inadeguatezza e sulla mia incapacitá di relazionarmi agli altri, cose emerse durante la terapia precedente e che tornavano nella mia mente per confermare quanto problematica fossi. Mi mancava molto la vecchia mia terapeuta che ho sempre sentito rassicurante, rispettosa dei miei tempi emotivi. Non è stato facile neanche con lei lo ammetto, ma nel tempo mi sono affidata a lei. Uscivo dalle sedute sollevata. Con la nuova terapeuta c'è qualcosa che non va... già dalle prime sedute mi parlava di falso sè, io non strutturato, forse io non ho mai veramente sentito gli altri nelle relazioni, o che non era un caso che raccontavo il mio passato in maniera confusa, è come se insomma confermasse le mie paure e le mie angosce. la mia vecchia terapeuta non ha mai utilizzato ternini tecnici, e spesso ho la sensazione che si esprima troppo spesso, fa degli enormi respiri quando parlo e mi segua troppo nelle mie insicurezze. Ho paura di cambiare perchè sono stanca di ricominciare, perchè magari mi dico che sto fuggendo, lei dice che è importante affrontare i macigni... ok ma così non posso andare avanti. Penso alle sedute e mi innervosisco, mi sento nervosa e disorientata cerco di non pensare alle cose che mi dice che io sento come negative. Potete darmi un consiglio?
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Le abbiamo già risposto

https://www.medicitalia.it/consulti/medicina-generale/504809-e-il-terapeuta-giusto-per-me.html

Se non si trova bene cambi, così si confonde ancora di più consultando noi, altrimenti si dia tempo e ne discuta con la sua terapeuta.

Se sta scappando, non possiamo saperlo noi,ma chi si occupa di lei, e si chiamano esistenze o meccanismi di difesa.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Alessandra Grieco Psicologo 6 1
Buongiorno,
come ha già avuto modo di esperire, un trattamento terapeutico si compone di diverse fasi. Ora lei deve valutare, se quella che sta attraversando potrebbe essere solo una fase della terapia, che una volta superata, le porterà benefici, oppure se non ha feeleng con la sua terapeuta, cosa che potrebbe accadere.

Dr.ssa. Alessandra Grieco

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Dr. Marco Gaetano Calloni Psicologo 6
Gentile Utente,
come le hanno già risposto le colleghe, non è possibile consigliare se continuare o interrompere la terapia.
In linea generale il paziente deve sentire di potersi fidare del terapeuta, se questo non accade i motivi possono essere molti e la soluzione più semplice è quella di parlarne apertamente.
Inoltre trattando molto velocemente i motivi che l'hanno portata a consultare dei professionisti in questi anni e omettendo i risultati ottenuti è ancora più difficile orientarsi.

Cordialmente


Cordialmente

Dr. Marco Gaetano  Calloni
www.studiopsicologocalloni.it

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dopo
Utente
Utente
Gentili dottori, ho postato anche qua il mio messaggio perchè volevo ricevere altri pareri. Io mi chiedo se è professionale pronunciarsi immediatamente su una persona che si conosce da poco. Dare letture tecniche, fare respiri profondi mentre sto parlando. Io penso che un professionista debba anche andarci piano prima di esprimersi... o farlo in un altro modo....
Con la mia terapeuta ne sto parlando, ma il metodo è quello, non cambia ..... sicuramente proprio x non fuggire sto aspettando, mi sto interrogando e scusate ma sto anche cercando di capire se a livello professionale l'essere così diretto.... è giusto.
Lei parla di resistenze, ma è così che le resistenze si abbattono o magari così si innalzano ancora di più.
Grazie lo stesso.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Le ripeto, non si può giudicare un comportamento professionale altrui, online e senza conoscere la formazione del collega.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile signora,

ogni psicoterapeuta, esattamente come ogni professionista, ha il proprio stile relazionale che emerge anche in terapia e in parte potrebbe determinare proprio ciò che Lei lamenta qui e che comunque fa la differenza tra un professionista ed un altro.
E' anche vero che in due anni di psicoterapia con la precedente terapeuta Lei ha avuto modo anche di attaccarsi a quella terapeuta e mi pare anche giusto che sia così. E questo potrebbe contribuire a spiegare come mai adesso ci sia questo confronto tra le due psicoterapeute e anche perché Lei stia così vivacemente protestando. E' del tutto normale protestare in situazioni del genere e, a dire il vero, potrebbe capitare anche alla fine della terapia.
Quanto al fatto di essere più o meno diretti con il pz, direi -pur con tutti i limiti della distanza- che può essere corretto. Anche se Lei è in terapia da pochi mesi con la Collega, probabilmente è un periodo di tempo sufficiente per aver formulato una valutazione e quindi poter esprimere un parere: di solito occorrono poche sedute, talvolta una sola!
Pertanto, è vero che è necessario parlarne con la terapeuta direttamente e dire come si sente nella relazione, comunicando che dal Suo personale punto di vista la sensazione è quella di correre troppo o di essere in qualche maniera invasa ecc...
Ma vorrei anche invitarLa a riflettere su alcune questioni: forse, per la Sua storia di vita (che non conosco, se non molto superficialmente per i precedenti consulti), Lei adesso ha bisogno di procedere con tempi molto lenti e quindi poco gradisce chi, al contrario, mette sul Suo cammino dei sassolini per permetterLe di ritrovare la via.
Oppure, potrebbe darsi che questo non sia neppure il momento in cui Lei, pur soffrendo e sentendo l'esigenza di tornare in terapia, non sia pronta per affrontare alcune questioni.
Diciamo che un modo per aiutare il pz. può essere quello di aspettare e di focalizzarsi sui tempi del pz; ma, d'altra parte, anche lo stile più direttivo è corretto.
Sono d'accordo con Lei sul fatto che -davanti alle resistenze del pz. o semplicemente ai tempi del pz.- è opportuno da parte del terapeuta capire fino a che punto spingersi nell'essere diretto, perché le migliori intenzioni per accelerare un processo di cambiamento, se non calibrate su quel pz specifico, possono portare il pz. stesso ad irrigidirsi sulle proprie posizioni. Qui il terapeuta deve essere flessibile, pur rispettando gli obiettivi fissati e il piano per raggiungere tali obiettivi, eventualmente aspettando che anche il pz. sia pronto.
In ogni caso, ne parli con la terapeuta, dicendo esattamente ciò che ha detto a noi.
Poi, se vuole, ci faccia sapere.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Grazie dott.ssa Pileci. La sua risposta mi è stata molto utile. Mi sono data un tempo, entro fine febbraio deciderò. Penso che in qsta terapia sento poco l'empatia, mi confondo ancora di più. L'unica cosa diversa rispetto alla terapia precedente è che sono più diretta anch'io....perchè quando torno a casa e penso a quello che mi viene detto in seduta mi innervosisco e cerco alla seduta successiva di esprimere le mie sensazioni ( forse questo è positivo?). cerco di leggere in maniera positiva ciò che mi viene detto ma spesso ne sono sopraffatta e il tutto mi spaventa e mi risuona come un'enorme conferma di quanto sbagliata sia. Non voglio fuggire dalle mie problematiche forse però dovrei essere aiutata ad affrontarle in un altro modo....non lo so non sono uno psicoterapeuta appunto, ma solo una paziente che vorrebbe trovare solievo

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
"...cerco alla seduta successiva di esprimere le mie sensazioni ( forse questo è positivo?). ..."

Gentile signora,

è certamente positivo, in quanto solo in questa maniera può permettere al terapeuta di aiutarLa davvero. Non abbiamo la sfera di cristallo e se il pz. non si sente libero di dirci davvero che cosa prova e che cosa pensa, non solo non va bene la relazione terapeutica, ma non sappiamo neppure in quale direzione andare. Quindi questo aspetto potrebbe in realtà suggerirci che la relazione terapeutica stia migliorando e che magari in passato Lei era diversa e si muoveva in terapia in modo diverso con la precedente terapeuta.

Quando scrive: "...il tutto mi spaventa e mi risuona come un'enorme conferma di quanto sbagliata sia..." a chi si riferisce, forse a se stessa?

Quanto al fatto di trovare sollievo, capisco, ma in alcuni passaggi la psicoterapia può essere anche impegnativa dal punto di vista emotivo e risultare "pesante" e generare dolore, prima del sollievo.

Ne parli con il terapeuta e poi, se vuole, mi faccia sapere!

Cordiali saluti,
[#9]
dopo
Utente
Utente
Salve dottoressa, nell'ultima seduta ho capito definitivamente che questo non è l'approccio giusto per me. Mi sento sbagliata nel senso di inadeguata, problematica e la modalità che utilizza questa terapeuta mi accentua queste sensazioni.
Oltre i sospiri che ogni tanto emette e secondo me dei commenti o riflessioni che mi suonano come inopportuni sottoforma di rimproveri, nell'ultima seduta mentre sto raccontando le mie esperienze mi dice "così non va bene".... mi sono bloccata e messa a piangere perchè mi sono sentita senza speranza.... che qualsiasi cosa faccia, ovunque vada ... è inutile. Mi son Nell'esprimere queste sensazioni la terapeuta mi risponde: con lei ho quasi paura di parlare....
Le mie sensazioni sono state espresse in più occasioni anche attraverso i messaggi subito dopo le sedute. Ma sembra che il problema sia mio. Io contesto le modalità con cui esprime i contenuti, a volte senza filtri.
Insomma l'ultima seduta è stata la conferma che devo assolutamente interrompere questa terapia dove le mie parti più infantili, brutte...io le sento rimproverate e attaccate non accolte. Ho richiesto un consulto.ad una terapeuta della stessa scuola psicoanalitica della mia vecchia dott.ssa, perchè avevo bisogno di chiarirmi le idee. La consulenza è stata utile perchè ho avuto modo di riconoscere il Vecchio approccio e capire che questo attuale per me non va bene. Intanto mi prenderò un po' di tempo x aspettare la mia vecchia dottoressa che,contattata, mi ha dato buone speranze per una ripresa a breve. Se ciò non dovesse accadere forse mi rivolgero' alla terapeuta a cui ho chiesto la consulenza. Voglio dire una cosa ..... alcuni psicoterapeuti saranno ferratissimi sulla teoria ma sulla tecnica e sulle modalità relazionali non è detto che siano altrettanto bravi. E la confusione dei pazienti anzicchè rientrare aumenta! Grazie ancora

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile Utente,

quando Lei scrive: "...nell'ultima seduta mentre sto raccontando le mie esperienze mi dice "così non va bene".... mi sono bloccata e messa a piangere perchè mi sono sentita senza speranza.... che qualsiasi cosa faccia, ovunque vada ... è inutile. Mi son Nell'esprimere queste sensazioni la terapeuta mi risponde: con lei ho quasi paura di parlare.... "

è comprensibile un certo disagio, ma preso così, estrapolato dal contesto e dalla relazione SEMBREREBBE anche un intervento corretto, perché -come Le scrivevo sopra- ci sono terapeuti che hanno stili diversi ma è anche indispensabile saper dosare accuratamente nella relazione terapeutica diverse modalità (es più o meno interventista).

In questo senso "così non va bene" potrebbe essere letto come un suggerimento da parte del terapeuta, con la finalità di semplificare in quel momento. Nulla vieta infatti al terapeuta di mostrare la strada, le possibili soluzioni, ecc... al pz. Chiaramente non è il terapeuta che sceglie al posto del pz!

Ora, sarebbe utile focalizzarsi sul Suo sentirsi senza speranza, perché probabilmente è una questione Sua che è emersa nella seduta. Forse questa sensazione è antica per Lei, ma la approfondirei.

Partendo proprio da qui, direi che può portare questa esperienza con sé nella relazione con la nuova terapeuta, ragionando però sia sul senso di inutilità, sia sul bisogno che l'altro lo riconosca. Infondo, se no Le fosse spiaciuto e se non avesse toccato qualcosa di profondo, probabilmente l'osservazione della terapeuta sarebbe stata ignorata o avrebbe dato un altro peso. Dico bene?

Cordiali saluti,
[#11]
dopo
Utente
Utente
Si è vero... la questione del non essere vista, del sentire la mia vita inutile, di sentirmi sbagliata ( così non va-non vai bene) mi scatena rabbia.
Ieri ero andata con l'intenzione di chiudere, ero arrabbiata ma .Già prima di entrare Mi dibattevo da sola su cosa dire per non lasciare convincermi alimentando la mia rabbia. Mi sono chiesta per prima perchè così tanta rabbia e perchè alla fine tendo a chiudere i rapporti quasi sempre svalutando l'altro.
Mi guardo indietro e i miei rapporti mi sembrano quasi sempre delle amputazioni. mi sento libera solo all'inizio ma poi resta un senso di amarezza..... di colpa.
Dopo aver esplicitato la mia rabbia alla terapeuta senza svalutarla, sono rimasta. Non so ancora se è quella giusta, ma un'ulteriore amputazione non la reggerei.
Fatto sta che la vecchia terapeuta mi manca ancora molto..... in quella vecchia stanza io mi sono sentita esistere.... più accolta. E se mi ricontattasse adesso istintivamente ritornerei, ma lascerei un altro rapporto in sospeso.... non so quale poi sarà la scelta più giusta. Poi si vedrà.... grazie dottoressa.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
"...non so quale poi sarà la scelta più giusta..."

Gentile signora,

a questo punto è davvero importante fare chiarezza per poter proseguire.
Mi aggiorni, se Le fa piacere, ma approfondisca i temi che sono emersi in questo consulto on line, sebbene molto limitato.

Cordiali saluti,