Seri problemi di socialità

Ho 27 anni e sono single da ben quattro, il che è a mio parere anormale per una persona della mia età. Non ci ho mai saputo fare con l'altro sesso, ma da qualche tempo la situazione è diventata allarmante: non riesco in nessun modo ad approcciarmi, neanche per una prima conoscenza, neanche per un saluto e nemmeno se è l'altra persona a fare il primo passo. Quando mi trovo in uno spazio affollato e vedo una ragazza in grado di colpirmi, anziché sfruttare l'occasione per farmi avanti, mi chiudo e resto imbambolato a guardarla finché addirittura i miei intenti non vengono equivocati e finisco col passare forse per un maniaco: col senno di poi mi rendo conto di quanto questo sia infantile, ma non riesco a controllarlo, è come se una catena mi impedisse di muovermi. Questo blocco mi porta a distruggere un sacco di opportunità, e si è via via allargato ai rapporti di altro tipo: non ho amici né veri né presunti, non posso contare su nessuno, nel finesettimana esco sempre da solo e spesso mi capita di osservare da lontano gli altri che si divertono, che ridono... E mi sento impotente. Le poche volte in cui qualcuno cerca di coinvolgermi in qualcosa o semplicemente di conoscermi, lo respingo, anche con cattiveria. Mi sono fatto terra bruciata. Non riesco a specchiarmi senza provare ribrezzo, mi trovo orrendo e la cosa più grave è che sento di non valere nulla come persona.
Sul lavoro, nonostante mi sforzi, non riesco a scindere la parte professionale - da cui sono ossessionato, sempre alla ricerca della perfezione per la paura di essere ripreso se per caso non sono impeccabile - da quella personale, lasciando che si contaminino fra loro; a oggi, dopo quasi un anno di lavoro nella stessa azienda, non ho legato con nessuno.
Sta di fatto che mi sento un incompetente. Sono sempre diffidente e propenso a credere che ci sia una macchinazione collettiva per ridere alle mie spalle. Non sento di avere alcuna reale qualità: le mie inclinazioni "creative" - e quindi, per loro natura, dallo scarso tornaconto concreto - come la musica, la scrittura e la passione per le lingue, contrastano in modo lacerante con la mia assenza quasi totale di senso pratico; per intenderci, mi manca il "fai-da-te", non so fare nulla in casa, sono un pessimo guidatore, non faccio sport, sono trasandato nel vestire eccetera.
Ma il lato forse più strano sono le contraddizioni: mi piacerebbe tanto trovare una compagna - anche perché ormai mi sento vicino ai 30, il tempo fugge -, ma la mia visione della coppia è del tutto platonica. Il sesso mi disgusta, e sapendo che dovrebbe per forza essere parte di un eventuale rapporto mi pongo già un freno dall'inizio; poi però vedo per strada coppie felici e mi sento rodere dall'invidia, perché vorrei scoprire anche io cosa significhi essere amati. La mia solitudine mi fa soffrire, poi mi dico che è meraviglioso avere tempo per me senza gente che mi ronzi intorno... Dopodiché mi viene da piangere.
Vi prego, aiutatemi, voglio uscire da questo incubo...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

sarebbe interessante che Lei dicesse come andavano le cose fino a quattro anni fa, perché se non ho capito male il problema di socializzazione c'è da sempre, ma fino a quattro fa Lei aveva una relazione, giusto?

Ciò che mi ha colpito molto è il perfezionismo di cui parla e che pare essere presente soprattutto al lavoro, ma forse anche nella vira di relazione: se ogni volta che vede un'occasione di conoscere qualcuno, scappa, allora si può ipotizzare che la paura di tale opportunità sia legata al perfezionismo, oppure alle idee che ha sulla sessualità.
Tali idee dovrebbero essere riformulate e riviste.

E probabilmente queste idee La spingono a fare terra bruciata attorno a sé: noi tutti ci comportiamo secondo il modo in cui pensiamo e pertanto, se l'idea che ha di se stesso e degli altri è quella che ha descritto sopra, allora è comprensibile la grande difficoltà a relazionarsi.

Ha mai pensato di farsi aiutare direttamente da uno psicologo psicoterapeuta?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera, sono stato costretto a tagliare molto di ciò che avrei voluto scrivere per via della restrizione sui caratteri. Le rispondo per punti:

1) Ho avuto due relazioni medio-lunghe, ma proprio a causa del mio carattere ho fatto scappar via a gambe levate entrambe le partner.
2) Mi è stato consigliato in famiglia di parlare con un terapeuta, ma l'idea di non potermela cavare da solo per dare una svolta a questo buco nero che è la mia vita mi fa imbestialire.

Saluti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
1) Perché? Che cosa è successo? Cosa pensa di aver fatto per far scappare le partner?
2) A volte vale la pena prendere atto del fatto che è possibile semplificarsi la vita, chiedendo aiuto agli altri. Non c'è nulla di male. Ma probabilmente è questa Sua convinzione radicata e che La fa imbestialire a complicarLe la vita.

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
1) Semplicemente il rapporto con me è invivibile, e me ne rendo conto. A parte quella che potrei definire come asessualità, nella vita di coppia così come nella quotidianità sono rigido, sempre malinconico, ho le mie regole sulle quali non transigo e soprattutto le ho sempre escluse quando ho avuto problemi personali, rendendole comparse inutili nella mia vita.
2) L'idea che ci sia un mercenario pagato per risolvere i miei problemi visualizzandomi come un oggetto da aggiustare mi è insopportabile. Eppure, come vede, l'esasperazione mi ha portato se non altro fin qui... Non ce l'ho con la vostra categoria, ma mi piace bastare a me stesso almeno nella risoluzione dei miei problemi.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Sul primo punto è possibile intercettare le modalità di funzionamento disfunzionali o che comunque appesantiscono la Sua vita e le Sue relazioni e modificarle.

Tutto ciò non La rende un oggetto da aggiustare, ma semplicemente una persona che ha appreso, per tutta una serie di ragioni che qui non conosciamo, delle modalità di pensare e comportarsi un po' rigide e che generano qualche problemino... che male c'è a provare a sistemare ciò che ci complica la vita?

Inoltre, il lavoro in una eventuale psicoterapia lo fa il paziente e non certo il terapeuta: lo psicoterapeuta può certamente facilitare, mostrare, incoraggiare, ma è il pz che deve essere motivato al cambiamento e fare tutto ciò che è necessario per cambiare. Certo, il terapeuta gli sta a fianco.

Essere esasperati non è sempre un male: magari è proprio ciò che Le serviva per poter arrivare a cercare una soluzione.

Cordiali saluti,