Paura di guidare

Salve,sono mamma del due bambini ed ho 28anni.Non ho mai preso la patente e da quando sono nati i bambini,con le loro esigenze,mi sta creando disagi.mi sono sempre spostata a piedi o con mio marito anche perche non ho familiari vicini che possano aiutarmi .vorrei tanto riuscire a prendere la patente per i miei figli ma sono bloccata,terrorizzata che possano accadere incidenti e non mi sento in grado di padroneggiare un veicolo.purtroppo in questo momento non posso permettermi economicamente di intraprendere un percorso di psicoterapia per risolvere questo problema che per me sta diventando insormontabile.vorrei riuscire a fare qualche passo in avanti,in attesa di poter rivolgermi ad uno psicologo nella mia zona ma non so da dove cominciare.devo farlo per i miei bambini che hanno diritto ad un'infanzia più solare e vivace e non costretti a stare chiusi in casa poiché qui i mezzi di trasporto non sono soddisfacenti. Come posso affrontare questa paura?o quantomeno iniziare a fare dei passi avanti.permettono che sono una ragazza ansiosa ed all'età di 14anni ho iniziato a soffrire di disturbi alimentari che ho superato grazie alla vicinanza di mio marito.a 18 anni ho preso xanax ed entact per alcuni mesi sotto consoglio del medico curante per affrontre un momento dofficile.vi ringrazio per avermi "ascoltata". Saluti.
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dopo
Dr.ssa Marta Stentella Psicologo 355 5
Gentile utente,
Da quanto ci scrive è comprensibile che lei, nel momento in cui doveva prendere la patente abbia rimandato, visto che viveva un momento difficile in cui è stata costretta ad assumere anche una terapia farmacologica per fronteggiare il periodo negativo.
Sono passati 10 anni e sembra che lei abbia canalizzato la sua ansia in questo ambito.
Qui non si può definire se sia necessaria una psicoterapia o qualche consulenza psicologica mirata per il raggiungimento dell'obiettivo, senza prima avere una possibile diagnosi.
In assenza di altri "blocchi" specifici dovrebbe lavorare sulla motivazione, quella infatti dovrebbe diventare il motore che guida i suoi comportamenti. In questo caso appunto dovrebbe trovare il coraggio di rivolgersi ad una scuola guida per lei, per la sua autonomia e per i suoi figli.
In caso potrebbe anche rivolgersi ai servizi pubblico di psicologia.
Cordialmente

Dr.ssa Marta Stentella - Roma e Terni
Psicologa Clinica e Forense, Psicodiagnosta
www.martastentella.it

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Dr. Giuseppe Paolo Fichera Psicologo, Psicoterapeuta 9
Gentile utente,
le ci dice: "vorrei tanto riuscire a prendere la patente per i miei figli ma sono bloccata,terrorizzata che possano accadere incidenti e non mi sento in grado di padroneggiare un veicolo"

A prima vista potrebbe sembrare una fobia specifica, ma è lei stessa poi a dirci "sono una ragazza ansiosa ed all'età di 14anni ho iniziato a soffrire di disturbi alimentari che ho superato grazie alla vicinanza di mio marito"

Il timore di guidare potrebbe essere allora la "spia" attuale di un disagio più antico che negli anni è riuscita senz'altro a gestire meglio grazie alle sue risorse e alla vicinanza di suo marito, ma forse non a risolvere completamente.

Volendo dar seguito a tale ipotesi, il mio invito è senz'altro quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, e le ricordo a tal proposito che esiste il servizio pubblico per cui l'onere economico è solo il pagamento del ticket.

Cordialmente

Dr. Giuseppe Paolo Fichera
Psicologo - Psicoterapeuta
www.giuseppepaolofichera.com

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dopo
Utente
Utente
Grazie per avermi risposto,sinceramente pensavo di non riceverene alcuna.il motivo per cui non mi rivolgo al servizio pubblico è perché ho il timore di non venir presa "sul serio"...sembra una paura così "stupida".insomma nel 2016 non si può sentire che una mamma non ha la patente.per me il solo pensiero di vedermi al volante mi terrorizza,mi sembra impossibile,mi sembra così difficile e pericoloso ma nello stesso tempo è così frustrante non poter uscire con i bambini(soprattutto quando piove) per andare all'asilo,pediatra,supermercato,parco giochi etc..e dover aspettare mio marito ed incastrare sempre tutti gli impegni.per me è motivo di rabbia e vorrei trovare il modo di affrontare questo scoglio(per me grandissimo).non mi rendo conto se questo problema sia una spia di qualcosa di più antico,sicuramente so che ci sono stati periodi difficili dove la sensazione di vuoto,la paura ,la rabbia verso me stessa e l ansia sono stati padroni della mia vita e ne porto i segni di cui mi vergogno moltissimo .spesso mi dicevo "adesso prenderò la patente,aspettiamo questo momento"ma probabilmente dicevo solo una bugia a me stessa ,giusto per "tenermi buona".
Vi ringrazio ancora, per me leggere i vostri suggerimenti e consigli è davvero di aiuto.
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Dr.ssa Marta Stentella Psicologo 355 5
"Spesso mi dicevo "adesso prenderò la patente,aspettiamo questo momento"ma probabilmente dicevo solo una bugia a me stessa ,giusto per "tenermi buona"."

Non deve colpevolizzarsi, questi evitamenti servono a mantenere integro il proprio equilibrio ma in realtà è un meccanismo ingannevole perché, come ha potuto provare sulla sua pelle, il rimandare produce ugualmente sofferenza.

Non si deve neanche preoccupare del giudizio altrui. Siamo professionisti che hanno scelto di fare questo lavoro per aiutare le persone e non per giudicarle, mi creda.

Auguri.
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Dr. Giuseppe Paolo Fichera Psicologo, Psicoterapeuta 9
Gentile signora,

le ci ha rivelato il timore "il timore di non venir presa sul serio...sembra una paura così stupida. insomma nel 2016 non si può sentire che una mamma non ha la patente"

Da queste parole traspare un giudizio fortemente negativo che lei ha nei confronti di se stessa per questa sua fragilità (come se considerasse il suo problema in qualche modo "non degno"), un giudizio che la blocca nel chiedere aiuto proprio per il timore che il medesimo giudizio possa essere presente nella mente del terapeuta che l'ascolta.

Non è così, anche se il timore del giudizio è assolutamente comprensibile nonché comune a moltissime persone che sono in procinto di chiedere un aiuto specialistico.

Le nostre manifestazioni di disagio, comprese quelle sintomatologiche, irrazionali, regressive, hanno la loro precisa ragion d'essere e il loro senso e significato nelle nostre storie di vita.

Ed è proprio l'ascolto "non giudicante" del terapeuta uno degli strumenti che aiuta il paziente ad esplorare tali significati e a farli venire alla luce.

in bocca al lupo