Forse la psicoterapia mi fa male

Sono in psicoterapia da diverso tempo, e ho cambiato anche più terapeuti, il tutto a seguito di brutte vicende familiari e fallimento con l'università che potete ben vedere nel mio consulto precedente. Da poco assumo anche psicofarmaci, ma nonostante questi non riesco a ripartire o comunque a vedere una direzione di vita.
Apprezzo moltissimo quanto dettomi dal dottor Santonocito in un precedente consulto, tuttavia mi scuso ma veramente è come se ancora adesso non so davvero che fare.
Anche se il mio attuale terapeuta cerca di spronarmi a fare non riesco a riprendere (o rinunciare) agli studi, e nemmeno a capire cosa voglio dalla vita.
Vivo nella convinzione che ciò che noi facciamo è poco rispetto a ciò che il caso è in grado di crearci nella vita, e questa cosa per alcuni vale mentre per altri (quelli come me) vale di più. Per esempio io, con 5 anni fuori corso all'universtà, posso impegnarmi quanto voglio non riuscirei mai a fare un percorso lavorativo o nella ricerca come invece potrebbe fare chi si è laureato in tempo, questo perché l'età è un parametro tenuto molto in considerazione e quindi il mio impegno e la mia dedizione attuale ha meno incisività di quella di uno più giovane ed in regola.
Inoltre mi ha fatto riflettere un consulto che ho letto a cui ha risposto sempre dottor Santonocito intitolato "Paura degli psicologi".
Non perché io similmente a chi lo ha postato ne ho paura, ma perché con tutta questa psicoterapia mi sento estremamente confuso. Spesso in seduta tendo a stare zitto, e mi vien quasi da pensare "ma io che ci sto a fare qua? Io avevo una vita. Avevo una famiglia con dei genitori a cui volevo bene. Avevo una strada che mi piaceva percorrere. Perché ora mi trovo in questa stanza a parlare con sto tizio?"
Quello che vorrei capire è se veramente la psicoterapia sia inutile per me, premesso che comunque io continuo a sentirmi male spesso, quindi il bisogno di un qualche aiuto ce l'ho.
Io comunque con l'attuale terapeuta empaticamente mi trovo bene e mi sento anche capito, mentre con i precedenti avvertivo una forte frustrazione che vivo tutt'ora quando ricordo le mie sedute con loro.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"Quello che vorrei capire è se veramente la psicoterapia sia inutile per me, premesso che comunque io continuo a sentirmi male spesso,"

Questo bin possano saperlo noi, ma il clinico che si occupa di lei.

Provi a condividere le sua ansie con lui, né guadagnerete in empatia ed in progettualità

Anche il cambiare tanti terapeuti non depone bene..
Non si trova bene?
Non aspetta i risoluti?
La deludono?
Non sono all'altezza delle sue aspettative?

Ha davvero paura di stare bene?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro ragazzo,
La psicoterapia non e' un contesto in cui si debba stare bene "durante".
Non so che approccio Lei stia seguendo ma senza dubbio se sta elaborando in una psicoterapia analtica o dinamica, tramite sogni o associazioni di significanti dei temi inconsci, e' abbastanza normale che la loro emersione alla coscienza possa fare male.
Perche' sono temi rimossi, negati, spostati.
Tutto questo lavoro pschico serve a far si che Lei non debba realmente affrontarli con la forza dell'Io e risolverli.
La psicoanalisi e psicoterapia servono a condurre pian piano fuori dal guado il paziente.
Tutto questo ovviamente accade se si segue una analisi seria, non collusiva. Che le faccia anche provare un po' di disagio ma poi la porti a riflettere e ad abbandonare i meccanismo di difesa che nel suo caso sembra la stiano paralizzando.
Che ne pensa di tutto questo? A parte l'empatia c'e un disvelamento del suo inconscio?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Vivo nella convinzione che ciò che noi facciamo è poco rispetto a ciò che il caso è in grado di crearci nella vita"

Qual'è il vantaggio secondario garantito da questa convinzione?
Lascio a Lei la risposta.

ma prima le consiglio di leggere qui:
http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_18/spielberg-disney-graduatoria-fallimenti-successi_ecf19640-1c89-11df-beab-00144f02aabe.shtml

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Ho cambiato tanti terapeuti, uno perché non concludevo nulla ed alla fine ero solo più depresso e continuavo a rimuginare sulle cose, forse se invece di parlare avessi agito (all'epoca) oggi starei molto meglio.
Un altro l'ho cambiato invece perché stavo male, percepivo proprio il suo fastidio nel sentire la mia storia. Gliene parlai anche ma servì a poco se non a farmi dire che non era vero che mi aveva capito benissimo, ecc. ecc. E poi se la terapia non funzionava era perché non mi impegnavo abbastanza oppure la terapia non faceva per me. Insomma io stavo male, ho perso tanto dalla vita, mi sentivo e mi sento un anima persa, sentire questi discorsi al limite del burocratico (la terapia è così, se non ti impegni colì, ecc..) sinceramente non mi andava.

Io non ho paura di stare bene dottoressa. Lo vorrei tanto, ma per me è un po' come aver perso un figlio. Come quando vorresti che certe cose non fossero successe, perché in fondo in fondo stai male, ed anche se per un po' sembra che qualcosa ricominci a girare dopo un po' torni sempre a chiuderti perché ti rendi conto che se ti trovi dove ti trovi non lo hai voluto tu, anzi è l'ultima cosa che in vita tua avresti mai voluto.

"Qual'è il vantaggio secondario garantito da questa convinzione?
Lascio a Lei la risposta."
E se invece che per un vantaggio secondario la credessi veramente questa cosa? E' questo quello che mi preoccupa.
La verità è che ho paura di me stesso, di essere uno capace solo di autoindurmi depressione e paure. E spesso piango.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Purtroppo da questa situazione on lne non c'e proprio materialmente la possibilita' di comprendere cosa non abbia funzionato nelle Sue terapie. Cio' che Lei riferisce e' la Sua percezione. Negativa.
Ma non c'e il riscontro dei terapeuti che l'hanno delusa.
Le terapie funzionano se si stabilisce una relazione terapeutica in cui esista una fiducia assoluta da parte del paziente verso il terapeuta e una profonda empatia da parte del terapeuta verso il paziente.
Qualcosa nel Suo caso non ha funzionato.
Come Le dicevo da qui non si puo' comprendere cosa.
Mi dispiace davvero per Lei e penso che ora si senta peggio di quando ha iniziato questi sfortunati percorsi.
Spero che questa delusione passi presto e Lei provi il desiderio di cominciare una nuova terapia che si realizzi con migliori condizioni e migliori risultati.
Buona serata
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Il vantaggio secondario è che fino a quando non metto in discussione il mio fatalismo mi sento legittimato a restare nel vittimismo e mi precluso l'opportunità di mettermi in gioco.
Ha letto la pagina che le ho consigliato?
[#7]
dopo
Utente
Utente
Scusate se vi scrivo solo ora.
Il punto dottoressa Esposito è che mi sentivo solo aumentare i sensi di colpa. Io non ce l'ho con i precedenti terapeuti, nulla di personale con loro. Sono abbastanza maturo da capire che certe persone possono non capirti completamente, specie se appartengono a generazioni diverse dalla tua (inutile negarlo su certe cose i più giovani ne sanno più degli anziani) o hanno categorie di valori diverse dalla tua.
E mi rendo conto che non è sempre facile per un terapeuta mettere fuori dalla porta il suo vissuto e non giudicare il paziente, ma se ciò accade si deve avere l'imperativo deontologico di invitare il paziente a cambiare terapeuta piuttosto che cercare di correggerlo a tutti i costi.

Dottoressa Camplone ho letto le sue storie. Io purtroppo ho una bassissima autostima, ho timore di non riuscire a fare. L'ultima cosa di cui ho bisogno sono forme di terapia che servono solo a far emergere sensi di colpa e errori passati. Ho bisogno semmai di credere nelle mie capacità che mi hanno portato avanti negli anni passati e riuscire a fare.
Alle volte la tentazione di dire a me stesso "esiste gente che ce l'ha fatta nonostante tutto, come nelle storie dell'articolo, ma quanti sono quelli che invece non ce l'hanno fatta e le storie non si conoscono?" è forte, quindi ho cercato anche l'aiuto farmacologico per cercare di ritrovare un po' di ottimismo. Spero di riuscire a ripartire e vi ringrazio per l'interesse.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
I sensi di colpa nascono dall'atteggiamento giudicante che rivolgi verso di te la relazione terapeutica è tale se consente di entrare in contatto con le emozioni non si fugge da sé stessi con l'ottimismo o delegando al farmaco la realizzazione del cambiamento.