Visione della vita e psicoterapia

Buongiorno a tutti.

A breve ho intenzione di cominciare una psicoterapia, ma c'è un dubbio che ancora mi frena.
Il dubbio è il seguente: se il disturbo per cui si ricorre alla terapia è legato o comunque ha radici in una propria visione cosciente della vita, la terapia serve a qualcosa?

Nel mio caso, il disturbo è la paura di qualsiasi evento negativo (per me e i miei cari); la visione della vita è quella che viene definita pessimista, esistenziale, nichilista, determinista ecc. ecc.
Non so se conoscete David Benatar. Ecco, io ho quella visione lì.
La vita in sé non mi piace, però ormai sono viva, non posso tornare indietro ed evitare di nascere (nemmeno voglio suicidarmi, come mi hanno suggerito alcuni). La continua angoscia per le negatività e gli eventi traumatici della vita (nonché per il suo nonsense) è un po' pesante, mi impedisce di sfruttare le poche cose buone utili almeno per puntellare i resti di questa esistenza.
Non posso cambiare ciò che penso della vita... ma esiste un modo per smettere di preoccuparsi di tutto? Una cosa tipo: "la vita mi fa schifo, ma quello che sarà sarà" o simili.
Insomma, la psicoterapia può rendere conciliabile il cosiddetto pessimismo e il vivere normalmente?

Grazie a chi volesse rispondermi
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
non conoscevo il filosofo da Lei citato e cercherò di approfondire, con estrema curiosità.
Ciò che vorrei domandarle riguarda la sua decisione di intraprendere un percorso psicoterapeutico: ha già avuto modo di incontrare il professionista a cui ha deciso di rivolgersi? Avete già effettuato qualche colloquio di conoscenza e valutazione e, dunque, già concordato l'inizio della terapia?
Le chiedo questo, perché andare da uno psicologo non significa inevitabilmente fare psicoterapia e i dubbi espressi qui, a mio avviso, sarebbe molto più utile che Lei li discutesse con chi incontrerà di persona.
Inoltre, nel caso si decida di procedere, credo sarebbe importante non partire con il pregiudizio: "Non posso cambiare ciò che penso della vita..."

Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio a lei,

la sua domanda se "il disturbo per cui si ricorre alla terapia è legato o comunque ha radici in una propria visione cosciente della vita, la terapia serve a qualcosa?", è stimolante.
Credo rifletta il senso del suo stato d'animo e interroga sul ruolo di un lavoro psicoterapeutico.

Dal vertice del mio orientamento psicoanalitico, la psicoterapia non deve imporre una visione della vita diversa dalla propria né suggerire una visione standardizzata di benessere o consigliare come bisogna vivere.

Il punto è un altro, e si apre nel momento stesso in cui lei parla di "disturbo", quando sente, anche in parte molto minima, questo percorso come una possibilità da esplorare per far fronte a un certo malessere. Forse dentro di lei, c'è una spinta vitale meno nichilista che cerca spazio?

Da una parte, quindi, potrebbe esserci una visione della vita pessimistica, un senso di sfiducia e di impotenza radicati, dall'altra forse un'apertura, attraverso cui magari si potrebbe modificare questa visione della vita unica?

Inoltre ci parla di uno stato di paura e preoccupazione. Va detto che questi vissuti potrebbero condizionarla e formare in lei la sua specifica visione della vita. Affrontando il senso di paura, anche la visione della vita potrebbe trasformarsi.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per le celeri risposte!

Dott.ssa Scalco: no, non ho ancora contattato lo/la psicoterapeuta, prima volevo raccogliere un po' di informazioni su questo dubbio per evitare una spesa inutile. "inutile" non perché ritenga tale la psicoterapia in sé (ne ho già fatta in passato per altri motivi), ma per la natura del problema specifico che non so se sia effettivamente risolvibile...
Dice che dovrei esporre il dubbio allo psicoterapeuta, ma sono previsti colloqui iniziali gratuiti? L'ultima psicoterapia che ho seguito è stata anni fa e non ricordo.


Dott. De Sanctis: non saprei. Mi vedo più come un'internata che cerca di rendere più piacevole l'esistenza, di spezzare l'inutile loop dei pensieri sull'essere internata. Non so neanch'io cosa voglio esattamente, forse riuscire a non pensare a quant'è brutta la vita, a far finta di niente, boh...


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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

voglio dirle che la parola "internato" mi colpisce particolarmente. Evoca in me la condizione di chi viene relegato in modo obbligato a stare in un luogo chiuso, dove forse non può esprimersi e non c'è un po' di calore umano. Non so, è una sensazione che mi lascia un senso di solitudine e mi riporta a quel vissuto di angoscia e di pesantezza, di cui ci ha parlato: "La continua angoscia per le negatività e gli eventi traumatici della vita (nonché per il suo nonsense) è un po' pesante".

Le sue parole a me sembrano emblematiche, io penso che valutare dal vivo se fare una psicoterapia sia una possibilità importante per lei e per il problema di cui ci parla, anche considerando le sue perplessità relative alla sua preziosa domanda.

Sento in lei una motivazione verso questa possibilità, poiché potrebbe rappresentare un'occasione per uscire da quell'internato, ritrovare se stessa ed esserci, scoprendo un possibile senso di appartenenza nel mondo là fuori.

Un saluto,
Enrico de Sanctis
[#5]
dopo
Utente
Utente
Sì, è come dice lei, mi sento come relegata in un luogo che non mi piace, solo che questo luogo non è la mia vita, è TUTTA la vita, in generale. E non ne posso uscire come si esce da una situazione lavorativa/familiare ecc. perché oltre questo luogo c'è la morte.
Però comunque la motivazione che lei sente c'è, non tanto di uscire, ma di adattarmi, trovare il modo per fare le mie cose e divertirmi senza pensarci, non so neanch'io come potrei elaborare la cosa.
Proverò a richiedere un colloquio per capire se e come si possa affrontare il problema. Speriamo bene...

Grazie per il supporto e l'incoraggiamento :)
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Grazie a lei e un sincero augurio,
Enrico de Sanctis
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