Fobia sociale, derealizzazione, doc

Salve a tutti. Soffro di fobia sociale, derealizzazione e doc da almeno 4 anni (in cura da uno). Mi avevano diagnosticato una psicosi dalla quale sono riuscito a guarire.. Ora però la cosa che mi blocca è questo disagio nel stare in mezzo alle persone, parlare con gli sconosciuti, soprattutto coetanei. Ho 19 anni, secondo voi può fare parte dell'adolescenza (compresa la derealizzazione)? Mi sento derealizzato, apatico, stanco (la stanchezza dovrebbe derivare dal doc e dai pensieri ossessivi immagino..). Assumo abilify 20 mg, inderal 40mg, daparox gtt 30. é un periodo transitorio? Si può guarire? Ci vuole tempo? Dipende da me? Grazie.
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
L'associazione tra diagnosi e terapia è talvolta compassionevole. Un ragazzo giovane ha bisogno di sperare e giustamente a 19 anni, da quattro malato, lei aspira ad una condizione di grazia perduta, quella dell'infanzia, dimenticando il travaglio necessario dell'adolescenza per passare all'età adulta.
La sua aspirazione è frustrata quindi non soltanto dalla sua patologia, qualunque essa sia, ma dalla condizione umana medesima.
Si chiama condizione esistenziale ed amo citare Sartre, La Nausea, perché quel testo meglio di tanti altri quanto sia laicamente tragica la condizione umana. Va bene anche Camus per l'introspezione e Pinter a teatro per gli aspetti relazionali.

Probabilmente le risulterebbero fastidiosi, e lo sono per molti.
Lei non ha detto se alla sua giovane età ha mai fatto anche di droghe, per facilitare la socialità, o almeno per provare a farlo.

Da lei dipende la capacità di comprendere che l'età adulta a cui è ormai giunto, è fatta di responsabilità, lavoro, fatica, noia, difficoltà, più che altro.
I farmaci potranno ridurre le sue difficoltà (angoscia, allucinazioni, paranoie, fobia sociale o altro sintomo che fosse), ma per relazionare è necessario sacrificarsi, soprattutto adesso che viviamo in un'epoca di teledipendenti.
Avrà notato quanti deficienti guidano auto e motorini o attraversano a piedi la strada guardando o rispondendo al cellulare. Quanti in metropolitana, in treno o camminando si isolano con le cuffie. Quanti a tavola, con parenti o amici, li abbandonano per "crisi di astinenza da social media".
In questa realtà tanto disconnessa, nonostante l'iperconnessione, trovare relazioni umane soddisfacenti di prossimità è davvero difficile se non impossibile per tutti.
La fatica che lei prova nel vivere sociale non è solo sua, la assicuro, ma questo non toglie che sarà proprio lei e non un altro a dover imparare a farlo.
In bocca a lupo.

Dr. Manlio Converti

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dopo
Utente
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Grazie per la risposta. Mi sono dimenticato di scriverle che ho subito traumi (separazione dei miei quando avevo 2 anni, morte di mia madre quando ne avevo 14 e del nonno quando ne avevo 17). Ho fatto uso di sostanze, sì, solo cannabinoidi, per un anno circa, perchè poi, fumando, mi sentivo nel panico. Non mi sono curato per 3 anni perchè ho avuto uno psicologo che minimizzava i problemi nonostante abbia avuto bisogno di cure.
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dopo
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non ho avuto allucinazioni e quant altro
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