Distimia

Buongiorno a tutti
grazie in anticipo a tutti coloro che mi leggeranno.
Spero di riuscire a riassumere bene la mia storia. Stavo con una ragazza da quasi 2 anni, ad Aprile di quest'anno iniziano i problemi.
Premetto che questa ragazza per circa 2 anni, ciclicamente attraversava momenti di ansia intervallati da stati depressivi ovvero (apatia, ansia, tristezza improvvisa, dolori alla cervicale, ira e dispiacere). Questi momenti si verificavano per di più al cambio di stagione. Ne abbiamo sempre parlato insieme e nei limiti delle mie possibilità ho cercato di fare in modo che questi episodi non fossero sotterrati, bensì approfonditi con l'aiuto di uno specialista. Ad ogni modo abbiamo provato, tramite il dialogo e ribadisco nei limiti delle mie possibilità a gestire questi suoi momenti di "down". E' capitato di rado che facesse dei consulti via Skype con una psicologa che consultava negli anni precedenti la nostra conoscenza per aiutare la sua Ex che soffre di anoressia. Ho tentato di spiegarle che i consulti via Skype potevano non risultare efficaci, ma ovviamente scaturivo la sua chiusura con conseguenti discussioni tra di noi, al tutto associava in caso di necessità lo Xanax per alleviare lo stato d'ansia.
All'inizio di Aprile ricade totalmente in uno stato di tristezza molto, ma molto più amplificato di tutte le altre volte. All'inizio del suo malessere ha tentato di spiegarmi che cosa sentisse dentro, mi diceva non provare più interesse per tutto ciò che la circondasse (anche la nostra relazione ovviamente), non provare più piacere nel fare tutto ciò che facesse prima di quel momento e soprattutto si sentiva sempre in colpa, disperata. I primi 2 mesi, dall'inizio di questo calvario, abbiamo provato a parlare, sbalzi d'umore improvvisi accompagnati da pianto e sensi di colpa poiché diceva di non sapere più cosa provasse per me, di non sapere nemmeno più se volesse continuare la nostra relazione, nel frattempo diceva che prima di sentirsi così male con me stava bene e non avrebbe mai pensato di troncare la relazione. Ho continuato comunque per circa due mesi a provare a starle accanto, non è stato per niente facile, tutt'altro. In questi due mesi, però, dopo svariati tentativi nel corso di questi 2 anni, tramite una mia amica psicologa/psicoterapeuta è riuscita a convincersi e parlare con lei. Questa mia amica aveva già avuto modo di conoscerla in questi due anni, ma non ci aveva mai parlato da professionista ( anche se aveva capito da tempo nutrisse un malessere dentro di lei). Ad ogni modo parlando con lei, le è stata diagnosticata una distimia associata a disturbi d'ansia. Da Giugno è in cura da una Psichiatra poiché si è convinta a farsi curare.
Nel frattempo lei si è allontanata da me dicendomi al telefono di non provare più nulla per me. Ovviamente io mi sento molto in colpa.
A questo proposito avrei necessità di ricevere, cortesemente, pareri al riguardo ovvero se questa malattia quanto possa aver influenzato il rapporto.
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Le malattie che si indicano come disturbi dell'umore, tra cui la distimia, consistono soprattutto di sintomi riguardanti sentimenti specifici e generali, quindi è chiaro che influenzano scelte relazionali e qualità e sviluppo delle storie sentimentali.
Sullo specifico però non si può dire nulla.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dott. Pacini, la ringrazio molto per il suo intervento.
Mi rendo conto che dietro ogni scelta ci sono miliardi di motivazioni che molto spesso non arriviamo a conoscere.
Mi rendo conto, ahimè, che fatico molto ad andare avanti poiché molto spesso sono assalita dai sensi di colpa. Non mi era mai capitato prima d'ora di tentare di stare accanto una persona depressa, peraltro la persona che amo con tutta me stessa. Quindi, sono consapevole a volte di non essere stata del tutto in grado di farlo. A volte mi è anche capitato di perdere la pazienza, altre di cercare delle attenzioni che per ovvi motivi quando stai male non puoi dare. Mi chiedo quindi se ad un certo punto ho fatto bene ad allontanarmi come ha voluto o magari avrei dovuto insistere.
Altri giorni mi assale la rabbia perché mi ha lasciata così senza dare una minima possibilità alla nostra relazione, senza nemmeno guardarmi negli occhi e dare anche a me la possibilità di confrontarmi.
Non so davvero più cosa pensare.
Ad ogni modo la ringrazio ancora per il suo interessamento.
Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

posso dirLe che in generale, chi è depresso, o comunque cambia umore, prende decisioni non semplicemente di allontanamento o avvicinamento, ma si butta o si toglie da situazioni al di là di quello che è richiesto o urgente da fare.

Del resto però niente dice che ci sia per forza un modo per far proseguire una relazione, né che ci sia per forza un modo per stare accanto a chi ha un periodo di disturbo dell'umore. La persona deve sempre prima decidere se se la sente, ha senso e ritiene che ci sia spazio per una scelta di mantenere un rapporto, per se stessa. Questo perché non è detto, appunto, che al di là di questo ci sia tecnicamente una soluzione.

Poi se la persona si cura e cambia l'andamento del disturbo possono cambiare le carte in tavola.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora per la sua risposta.
Razionalmente penso che accettare e rispettare la sua scelta di troncare la relazione, evitandole così altri stress credo sia da parte mia l'ennesima dimostrazione d'amore. Non nego che il forte sentimento che mi lega a lei molto molto spesso prende il sopravvento poiché ovviamente avrei preferito starle accanto in un momento di difficoltà.
Ma a fronte della sua motivazione, ovvero non provo più niente, non avevo altra scelta.
Anche per me stessa sto tentando di fermarmi proprio a questa sua ultima affermazione. Di fronte ad una mancanza di sentimenti non posso fare niente, se non lavorare per l'accettazione.
Anche perché se avesse provato davvero dei sentimenti in questo momento di difficoltà mi avrebbe voluta accanto. No? Invece sono stata la prima questione che "ha fatto fuori".
Inoltre, non nego di sentirmi molto delusa dalla modalità con la quale ha troncato tutto.
Sono davvero molto delusa.
Grazie Dottore


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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Forse però non ha capito il senso. Chi soffre di depressione tende sì ad allontanare le persone, non chiede aiuto, non ha una visione ottimistica o possibilistica, non tende a compensare il proprio malessere cercando stimoli o soddisfazione altrove, altrimenti dove starebbe il "disturbo" in senso funzionale ? La depressione appiattisce il comportamento sul piano dell'umore.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottore
grazie ancora per il suo intervento.
Ho provato ad informarmi in merito l'argomento Distimia e sì ho compreso che è un disturbo dell'umore minore rispetto la depressione maggiore, però continuativo nel tempo.
Ad ogni modo le reazioni sono molto simili se non uguali a quelle di una depressione.
Quello che però fatico a comprendere è come posso basare la sua reazione nei confronti del nostro sentimento sulla sua Distimia? Cerco di spiegarmi meglio, la guarigione credo di aver capito non avverrà in tempi brevi anche perché è necessario prima eliminare i sintomi della distimia per poi capirne le cause, ma è anche possibile che guarendo si accorga comunque che non esiste realmente più quel sentimento.
Lei come mi consiglierebbe di approcciarmi a questa rottura?
Ammetto di aver una certa paura a mantenere la porta aperta anche perché io non so se avrà mai voglia di rincontrarmi, affrontarmi. Sono 4 mesi che non ci vediamo e l'ultima volta ci siamo sentite telefonicamente il 21 Giugno.
Detto ciò, credo che molto probabilmente, a fronte di tutto questo tempo, le sue motivazione vadano oltre il suo malessere.
La ringrazio in anticipo per un suo riscontro in tal senso.
Buona giornata e buon lavoro
Cordiali Saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Quel che sto cercando di spiegare è che la questione non è solo se i comportamenti delle persone dipendano da un disturbo o meno, ma di capire che anche quando è così, questo non elimina come per magia la storia che c'è stata e non dà alcuna garanzia particolare per il futuro.
La migliore impostazione, a mio avviso, è quella con cui una persona decide se e come insistere o non insistere nel cercare un equilibrio in una relazione. Spesso dire che una persona "ha un disturbo" è un modo per cercare di controllare l'andamento di quella relazione, attribuendone gli aspetti non favorevoli a un fattore identificato. Ma questo, ripeto, non risolve di per sé il problema.
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dopo
Utente
Utente
Mi scusi dottore io non ho ben compreso la sua risposta.
La ringrazio in anticipo se provasse a rispiegarla.

Cordialmente
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Ammesso che la persona x abbia certi comportamenti o li abbia avuti in relazione ad un disturbo, questo dà qualche chiave definitiva per decidere se insistere nell'averci rapporti o meno ? Permette di cancellare il valore delle cose accadute ? Dà garanzia che da qui in poi le cose cambieranno e resteranno positive ?
Direi di no, non c'è nessuna conclusione definitiva, per cui è bene che uno si regoli prima di tutto in base alla propria personale valutazione, dopo di che il capire il perché delle cose può anche significare spiegarselo con una diagnosi.
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dopo
Utente
Utente
Bhè ma in un certo senso lei è come se mi avesse cancellata.
Praticamente è come se io non fossi mai esistita.
Quindi, sono d'accordo con Lei quando dice di valutare io personalmente sia che la reazione fosse dipesa o meno dal disturbo.
Che cosa intende quando dice: "dopo di che il capire il perché delle cose può anche significare spiegarselo con una diagnosi"?


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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Intendo dire che uno può anche spiegarsi un fatto dicendo "si comporta così per via della sua diagnosi", e questo può anche essere verosimile e ragionevole. Molti però poi si attendono che una volta chiarito questo le cose cambino, e invece non sempre questo accade, magari perché la persona non si cura, magari perché le cure non funzionano, o magari perché ormai sono successe alcune cose che hanno danneggiato il rapporto.
Inoltre, alcune persone si aspettano che, "perdonando" la persona che magari ci ripensa, in nome di questo punto di vista (mi ha fatto soffrire ma è perché ha un disturbo), poi si recuperi un equilibrio, e magari invece non è scontato, perché i fatti avvenuti, compreso l'essere stato lasciato una o più volte, possono aver cambiato i nostri sentimenti.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottore
la ringrazio per il suo chiarimento. Sono d'accordo con lei.
Le auguro una buona giornata
Cordiali Saluti
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