Una psicoterapia può riequilibrare la biochimica della mente (ammesso che questa esista)?

Buongiorno dottori vi ringrazio in anticipo per la vostra cordialità e disponibilità.
Vorrei porvi essenzialmente due quesiti:

1) Ho scoperto di soffrire di un disturbo d'ansia da circa 4 mesi a questa parte. In modo perenne durante la giornata ho un senso di malessere generale molto simile a quello che provavo prima di un esame all'università, sensazione che non deriva da alcuna mia preoccupazione "evidente" . Tuttavia grazie ad una cura di Lexotan prescritta dal mio Psichiatra questa sensazione si affievolisce molto fino a sparire. Tuttavia, un lieve senso di disequilibrio che definirei "ubriachezza", fastidi al capo come delle tensioni nervose che girano (non veri e propri mal di testa), senso di debolezza oltre a problemi cognitivi tipo mancanza di memoria e problemi nella concentrazione sul lavoro sono persistenti e non riesco a capire se imputarli a questo disturbo in quanto mai nessun tipo di esame clinico "approfondito" mi è stato prescritto da quando questo problema si è presentato. Pertanto quando un paziente viene da voi in terapia, vi informate se ha fatto degli esami con annessa storia clinica? Purtroppo la paura di una diagnosi errata è sempre dietro l'angolo sopratutto se alla base non vi sono esami clinici approfonditi.

2) In fine chiedo allo psicoterapeuta come si pone nei confronti di una cura farmacologica. Essendo io una persona che per lavoro studia molto e fa tante ricerche (tante ore avanti a videoterminali) ho sentito parlare della teoria "dello scompenso bio-chimico a livello celebrale" pertanto alle volte ho letto che per problemi come il mio la psicoterapia non sarebbe utile. Quindi come si connettono questi due aspetti che però fanno parte della stessa medaglia, del tipo questi scompensi (ammesso che siano veri) si possono riequilibrare con una psicoterapia oppure esclusivamente con psicofarmaci?

Vi ringrazio in anticipo per la disponibilità e la professionalità. Buona giornata
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Dr.ssa Michela De Simone Psicologo, Psicoterapeuta 61
Gentile utente,
per problemi come quello che ci riporta, il trattamento psicoterapeutico è assolutamente la terapia d'elezione.

L'accostamento con il trattamento farmacologico è inoltre utile e a volte indispensabile (ovviamente dipende da caso a caso).

La strada migliore da percorrere dunque è proprio questa: rivolgersi ad un terapeuta che prenda in esame la sua situazione e la valuti, per poi iniziare un percorso terapeutico e nel contempo continuare la cura farmacologica che le ha prescritto il suo psichiatra.

In questo modo, i risultati non tarderanno ad arrivare.

Un saluto,

Dr.ssa Michela De Simone
Psicologa
Nardò - Cutrofiano (Le)

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa Michela De Simone,
la ringrazio per la risposta molto incoraggiante, tuttavia il problema non è quello di intraprendere una psicoterapia ( che tra l'altro sono in procinto di cominciare) ma i dubbi che sono presenti alla base di questa scelta.
Capisco le sue parole e capisco il dovermi fidare di quello che un medico mi dice, tuttavia proprio per una mia forma caratteriale, non riesco ad essere sereno e tranquillo quando alcuni sintomi fisici si presentano senza avere la certezza solida di un esame clinico alla base che mi dica "tranquillizzati che hai fatto degli esami e non hai nulla".

Tutto ciò lo traduco come un atto di fede che devo compiere nei confronti di un dottore che tuttavia è sempre un essere umano (sottolineo il mio grande rispetto per la figura in questione).

Da qui nasce la mia curiosità in merito al fatto che uno psicoterapeuta possa iniziare una terapia sulla base di accertamenti clinici o meno.
[#3]
Dr.ssa Michela De Simone Psicologo, Psicoterapeuta 61
Caro utente,
capisco la sua perplessità. Tuttavia, l'inizio di una terapia non esclude la possibilità di svolgere accertamenti diagnostici; spetta al suo medico prescriverglieli ed escludere qualsiasi causa di tipo organico.

Per rispondere alla sua domanda: prerogativa fondamentale di una psicoterapia è escludere cause fisiche alla base dei disturbi su cui si lavorerà; soltanto dopo aver accertato la natura psicologica del disturbo si potrà iniziare un trattamento (anche per questo però è necessaria una valutazione preliminare del collega con cui poi inizierà il trattamento).

Dunque, si faccia prescrivere gli esami dal suo medico di base in modo da poter lavorare in modo tranquillo con il suo terapeuta.

Spero di aver risposto in modo chiaro alla sua domanda, in caso contrario non esiti a chiedere ulteriori chiarimenti.

Un cordiale saluto,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa
purtroppo lei è stata chiarissima e mi trova in accordo con tutto quello che mi ha detto. Dico "purtroppo" in quanto da 4 mesi a questa parte il medico generico che mi ha visitato ha imputato la totalità dei miei sintomi a questo disturbo, anche il neurologo/psichiatra non ha esitato a dire la medesima cosa aggiungendo "la visita strumentale nei suoi casi la facciamo fare per tranquillizzare il paziente". Bene mi sembra che poi proprio di questo stiamo parlando dopotutto non capisco a chi possa fare male far effettuare un accertamento dato che:
1) si tranquillizza il paziente;
2) il medico trova un riscontro inattaccabile o quasi all'ipotesi iniziale fatta;

Comunque grazie mille per la risposta celere ed esaustiva
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Dr.ssa Michela De Simone Psicologo, Psicoterapeuta 61
Gentile ragazzo,
con buona probabilità il suo medico e lo psichiatra che la segue non hanno ritenuto opportuno farle fare degli accertamenti.

Quello che posso consigliarle a questo punto è di intraprendere il percorso terapeutico fidandosi di ciò che il suo medico e lo psichiatra le hanno consigliato ed affidandosi al/alla collega da cui sceglierà di andare.

Se poi i sintomi fisici dovessero persistere, allora potrà certamente richiedere ulteriori approfondimenti e/o esami diagnostici.

Un saluto
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Una psicoterapia idonea, non sintomatica ma strutturale, finalizzata a individuare e risolvere le cause dell'ansia puo' modificare l'input biochimico. Fare si' che lo stimolo nervoso dovuto all'emozione sia meno intenso e fastidioso.

Un farmaco invece agisce a valle. Una volta partito lo stimolo se non trova un ambiente che lo moduli produce un certo effetto. Se invece tramite il farmaco questo ambiente e' modifcato l'effetto cambia.
La gestione degli psicofarmaci e' affidata agli psichiatri i quali con la loro esperienza cercano di bilanciare il rapporto costo/beneficio, somministrando i farmaci in modo da limitare gli effetti collaterali.

Mi auguro di averLe fornito un quadro semplice ma esaustivo.
I miei saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132