Infezioni sessuali in gravidanza

Salve, sono al 4 mese di gravidanza. Spesso con il mio compagno attuiamo pratiche sessuali "a rischio", soprattutto per il mio stato. Queste includono anche il mio contatto orale con le sue feci e il pissing. Possono questi "giochi" influire sulla gravidanza, ossia, c'è il rischio che il bambino contragga delle infezioni o altre malattie?
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Dr. Giorgio Enrico Gerunda Chirurgo toracico, Chirurgo generale 2k 95
Gentile signora attraverso il contatto con le feci e le urine del suo compagno si possono ingerire germi che si trasmettono per via orafecale quali l'epatite A, il tifo, il colera, la poliomelite, la salmonellosi, la dissenteria, l'ascaridiosi, il verme solitario, l'amebiasi, la giardiasi). ciò non toglie che quando fossero ingeriti normalmente lo stomaco con il suo potere acido distrugge tutti i germi, ma non sempre è così.
per questo se superano la barriera gastrica e i germi vanno in circolo si trovano di fronte la placenta. La placenta rappresenta una grossa barriera di protezione per il bambino. Ma vi sono alcuni germi che possono ugualmente passare e giungere a contatto con il bambino. I principali agenti patogeni che possono mettere a rischio la gravidanza,sono: Toxoplasma, Other-agents (per esempio Varicella, Morbillo, Parvovirus, Chlamydia), Rosolia, Citomegalovirus ed Herpes Simplex. Si tratta di virus, batteri oppure protozoi, che determinano infezioni differenti sia per il tipo di manifestazione clinica che per i rischi comportati. Ecco di seguito una sintesi dei principali:

Toxoplasma: il contagio con questo parassita avviene attraverso le feci infette del gatto, che possono contaminare alimenti (carne cruda, insaccati, frutta e verdura non adeguatamente lavate) oppure arrivare alla madre attraverso attività “a rischio” come il giardinaggio. Nella maggioranza dei casi l’infezione è asintomatica, e solo raramente determina febbre e aumento dei linfonodi. La ricerca degli anticorpi contro il Toxoplasma va però ripetuta regolarmente durante la gravidanza, perché le conseguenze del contagio e di una trasmissione al feto (più probabile nel terzo trimestre, ma dalle conseguenze solitamente più gravi nel primo) vanno dall’aborto alla microcefalia. Fino – come si diceva – ai problemi visivi e al ritardo mentale. In caso di infezione della gestante vanno iniziate subito la terapia antiparassitaria e quella antibiotica.

Citomegalovirus: Questo virus molto comune (circa l’80% degli adulti sviluppa anticorpi specifici) può trasmettersi al feto per via transplacentare, ma anche al neonato durante il parto. Si calcola che il 5% delle gestanti contrae l’infezione per la prima volta (e nel 40% dei casi vi è poi la trasmissione verticale), ma va considerato anche un 1% di contagi fetali che si verificano per la riattivazione del virus rimasto latente nell’organismo materno. Se il passaggio transplacentare avviene nel primo trimestre, il 10% circa dei feti potrà andare incontro a morte o a gravi problemi cerebrali, mentre una percentuale tra lo 0,5 e il 2% svilupperà sordità e danni al sistema nervoso centrale.

Rosolia: Anche in questo caso, se la gestante si ammala nel corso dei primi tre mesi è notevole il rischio di morte in utero, aborto spontaneo o nascita di un feto morto. Se invece la rosolia viene contratta nel secondo e terzo trimestre, le probabilità di una trasmissione verticale scendono al 40%, e i rischi a carico del feto diminuiscono. Restano comunque possibili sia anomalie riscontrabili con l’ecografia, sia problemi invalidanti che si manifestano dopo la nascita a carico della vista, dell’udito o del cervello. Se vi è anche solo il sospetto di un’infezione materna, vanno somministrate quanto prima immunoglobuline specifiche per aggredire il virus, anche se l’efficacia della terapia non è sempre la stessa.

Varicella: Lo screening per questo virus è uno degli altri appuntamenti importanti per la futura mamma. La stima è che si infettino circa 3 donne incinte su 1000, ma che solo nell’1% dei casi si verifichi la trasmissione transplacentare o perinatale. Nel caso in cui la madre risulti positiva agli screening (ecografia per evidenziare alterazioni dovute alla varicella, e dosaggio di IgG e IgM), vanno somministrate possibilmente entro 96 ore delle immunoglobuline che riducano il rischio di varicella congenita nel feto, e attenuino le manifestazioni della malattia. Anche perché quando il contagio avviene in prossimità del parto, il neonato può sviluppare la varicella in forma particolarmente aggressiva.
Per questo penso che almeno fino alla nascita del bambino sarebbe opportuno non rischiare. cari saluti

Prof.Giorgio Enrico Gerunda Professore Ordinario di Chirurgia Generale Università di Modena e Reggio Emilia

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Attivo dal 2007 al 2020
Medico Chirurgo
salve,
sarebbe opportuno in gravidanza evitare giochi sessuali che coinvolgano le feci e le urine.
Soprattutto perchè nel caso di trasmissione di elmintiasi o protozoariosi ci sarebbe poi il problema della somministrazione dei farmaci per trattarle.
Lo stesso vale per il pissing che, malgrado la sterilità dell'urina, può essere vettore di alcuni virus come quello dell'epatite A.
A tal proposito sarebbe utile verificare la presenza di anticorpi contro HAV IgM - IgG, in lei e nel suo compagno.
Perchè se siete immuni entrambi è un problema in meno.
Se il suo compagno non lo è può vaccinarsi.
Se non lo è lei si vaccinerà a gravidanza conclusa.
In quanto alle altre malattie per le quali si fa screening in gravidanza, non la tedio oltre.
Le ricordo che la maggior parte delle Toxoplasmosi in gravide non immuni si prendono maneggiando incautamente carne cruda, mangiando salumi, verdura non adeguatamente lavata e carne che non sia ben cotta.
Il gatto e le sue feci hanno un ruolo veramente marginale.
Saluti,
Dott. Caldarola.
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