Ansia da separazione o capricci?

Buongiorno,
scrivo per un parere relativamente ad alcuni atteggiamenti di mio figlio di quasi 3 anni: problema psicologico o capricci?
Andrea è nato il 30/12/2013, 19 giorni dopo sono stata ricoverata in ospedale per 10 giorni senza vederlo. In quel periodo di tempo è stato accudito amorevolmente da papà, nonni e zii. Un mese dopo un'altra separazione improvvisa: mio ricovero per 7 giorni. Fino ai 9 mesi di vita il bambino è stato a casa con me e per i primi 6 mesi c'è stata la presenza fissa dei nonni per quasi tutta la giornata a causa della mia malattia. Io e mio marito abbiamo provato un paio di volte a lasciare il bambino a casa coi nonni ma il risultato è stato un pianto disperato, mentre andava un po' meglio se noi uscivamo lasciando il bambino coi nonni ma a casa nostra.
A 9 mesi ha iniziato il nido: ha pianto tutto il primo mese, così abbiamo deciso di fargli fare solo mezza giornata, l'altra metà la passava a casa nostra coi nonni. Superato il primo mese, ha iniziato ad avere crisi di pianto solo al mattino (alla consegna), durate per tutti i due anni di nido, tranne gli ultimi mesi, in cui chiedeva lui di andare. Le insegnanti ci hanno sempre detto che il problema era solo il distacco e che durante la giornata il bambino era tranquillo e contento. Lo psicologo dell'asilo ha ipotizzato che era legato a quanto successo quando aveva pochi giorni. Oltre a questa "ansia da separazione" (se così si può chiamare), dopo l'anno ha iniziato ad avere altri atteggiamenti di resistenza verso "costrizioni", ad esempio mettere la giacca oppure tenere la cerata per la pioggia sul passeggino: OK la giacca che è indice di "stiamo uscendo", ma la cerata non me lo sono mai spiegata (e nn sono più riuscita a metterla, piuttosto teneva ombrellino). Da un mese circa ha iniziato la scuola materna, stesso registro: pianto, non vuole rimanere, scappa fuori dalla classe; quando però riusciamo ad allontanarci dopo pochi minuti smette di piangere e gioca tranquillo (da questo punto di vista l'inserimento è stato anche più veloce di altri bambini).
Il problema è che ora, essendo cresciuto, la preparazione a casa e la consegna sono ingestibili: non vuole vestirsi, non vuole mettere grembiule, non vuole mettere giacca: si butta per terra e piange o si nasconde. Tra l'altro con il fatto che ci vuole così tanto tempo per prepararlo, non riesco più a portarlo io a scuola, lo devono fare i nonni, con le complicazioni del caso (qualche vizio per farlo uscire di casa, caramella etc.).
Non riesco a capire dove finisce l'ansia e dove inizia il capriccio. Noi gli spieghiamo sempre che torniamo, che dobbiamo andare al lavoro, che all'asilo ci sono gli amici e si diverte, gli abbiamo comprato tanti libri su questi argomenti che glelii leggiamo quotidianamente, ma niente sembra cambiare il suo atteggiamento. Speravo che crescendo la situazione sarebbe in parte migliorata, invece la situazione è immutata ed è sempre più difficile da gestire per noi genitori. Grazie.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile signora,

probabilmente il nocciolo del problema sta nel fatto che voi genitori avete in qualche modo e gradualmente ceduto quando voi incontravate delle difficoltà nell'accudire o gestire il bimbo.

Premetto che per i bimbi è difficilissimo separarsi dalla mamma e da casa, sono abitudinari e amano la loro routine perché li rassicura molto. Andare all'asilo, quindi, è certamente divertente ma è anche stressante per loro perché implica un cambiamento notevole.

Inoltre, noto l'accento che Lei pone sulla Sua malattia; posso chiederLe di che cosa si tratta? Adesso come sta?

Con il bimbo sarà sufficiente mettere qualche regolina in più ma sforzarsi di rispettarla davvero, voi per primi. Senza cedere immediatamente alle richieste del bimbo. E' chiaro che lui proverà a persuaderla con i suoi mezzi (tutti i bimbi sono seduttivi, ma attraverso i capricci comunicano anche i loro bisogni, non si tratta sempre solo di capricci e basta), ma sta a Lei capire la richiesta e il bisogno ed aiutare il piccolo ad affrontarlo.

Chieda magari anche il parere del pediatra.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto!
Sicuramente ha ragione, almeno per quanto riguarda me, che sono meno ferma rispetto a mio marito e forse ho lasciato "andare" su alcuni atteggiamenti, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per il fatto che sono via quasi tutto il giorno e quando torno a volte è difficile fare il "poliziotto cattivo".
Inoltre il bambino è seguito solo dai nonni paterni, con cui ho meno confidenza a dire che alcune cose dovrebbero proprio evitare di farle.
Io ho avuto un'ischemia celebrare causata da una dissezione (spontanea) della carotide interna, su cui si è formato un trombo che ha occluso l'arteria. Sono stata in terapia anticoagulante per 1 anno, a distanza di 3 anni la situazione dell'arteria è molto migliorata e non ho avuto conseguenze fisiche.
Dovrei seguire alcuni accorgimenti secondo letteratura, tipo non alzare troppi pesi o non esagerare con gli sforzi, ma con un bambino come Andrea, 16 kg e superattivo è praticamente impossibile.
Grazie
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile signora,

tutto ciò che dice è assolutamente comprensibile perché spesso si cede per via della stanchezza di tutti i giorni.
Siamo umani.
Capisco anche che non è facile esprimere disappunto con i suoceri, perché sembra quasi di non gradire il loro modo di accudire il nipotino... Tuttavia, Andrea può anche memorizzare che con i nonni potrebbe permettersi una libertà maggiore, ma con la mamma no, nel senso che deve sapere che ci sono delle regole precise e una routine. Questo da una parte offre al bimbo delle modalità relazionali diverse e non c'è nulla di male, ma sulle regole bisognerebbe essere coerenti.
Ma si può anche chiedere aiuto, avvisando i nonni che se fanno determinate cose, poi Andrea è più agitato la sera, oppure qualcosa è davvero in netto contrasto con quanto detto dalla mamma, ecc...
Anche per quanto riguarda la Sua riabilitazione, certamente non deve diventare un peso per Andrea o far passare messaggi negativi di allarme, ma si può anche trovare il modo di giocare con determinate condizioni (es non sollevare troppi pesi, ad esempio se deve prenderlo in braccio, può prima sedersi sul divano e coccolarlo. Questo si può spiegare anche ad un bimbo piccolo con le parole giuste e senza spaventarlo).

In ogni caso la situazione sembra recuperabile.

Cordiali saluti,

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