Vita da eunuco

Buona sera. Preciso da subito di non avere risorse economiche sufficienti per intraprendere un percorso terapeutico, così come preciso anche di non avere il tempo, fra l'università e il lavoro domestico, per intraprendere una terapia presso l'asl o simili. Tutto il lavoro che potrò fare su me stesso verrà svolto attraverso studi individuali, ben connessi con quelli universitari - studiando infatti filosofia, ho un ampio spettro di "personalizzazione" del lavoro, facilmente integrabile, quindi, con l'autoterapia -. Ho bisogno però di alcune indicazioni. Preferirei la risposta di un uomo, se presente (vedo che qui rispondono spesso solo donne nell'area di psicologia), ma senza pretese.
Sono un castrato simbolico. Totalmente impotente dal punto di vista sessuale - e non solo, probabilmente -, sin dalla pubertà riesco ad eccitarmi soltanto in un contesto di fantasia e di distanza dall'oggetto del desiderio, con annesso gusto per il proibito - che significa gusto per il proibirmi ciò che mi è proibito ed appagarmi all'interno di questa proibizione. Col tempo questo atteggiamento masturbatorio è mutato in un masochismo e desiderio di sottomissione vissuto prevalentemente fuori da ogni contesto relazionale. Le cause: una madre eccessivamente premurosa e spiona, un padre assente che mi ha lasciato in balìa di mia madre, costanti critiche da parte delle insegnanti, una famiglia piena di gente che ama mettermi i piedi in testa e darmi ordini, il femminismo incarnato dalla massima "guai a te rivendicare diritti nei confronti del comportamento femminile" e da quest'altra "guardare, ma non toccare: se tocchi vai in galera". Bene, ce l'avete fatta, voi adulti, sono un eunuco. Dal punto di vista sessuale e dal punto di vista sociale/morale: probabilmente, infatti, se qualcuno mi accoltellasse in un vicolo non mi difenderei - non perché non voglia difendermi in linea di principio, ma perché non mi accorgerei della coltellata che arriva, immerso come sono nella mia ricerca del piacere che, purtroppo (?), è ricerca del "dolore" - che per me non è tale -. Fino a qualche tempo fa avevo paura delle mie pulsioni: le ho combattute con ogni mezzo a me noto, con una ricerca duratura ed appassionata, credevo di aver raggiunto la libertà e poi ecco - una lezione di logica formale in cui non riuscivo a concentrarmi perché troppo concentrato (paradosso: mi concentro per tenere tutto sotto controllo e perciò perdo il controllo, cioè l'attenzione). Bum: lasciati andare, rilassati, e nel giro di un secondo "accetta la tua condizione di schiavo, eunuco, castrato, senza futuro genetico e memetico". Totale accettazione e gioia per ciò che evidentemente è la mia natura. Svanito ogni desiderio di ambire al potere, alla libera scelta, al riconoscimento, ogni desiderio di difendermi dalle umiliazioni, anzi, tutto il contrario. Le si può ancora chiamare umiliazioni se mi piacciono?
Sto finendo i caratteri, ma non ho finito. Pongo una prima domanda: devo cercare di "smasochizzarmi"?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66

Gentile utente,

Questo è un portale che offre risposte a consulti che a persone che soffrono di malesseri, disagi o malattie.

Nel suo caso la domanda è:
<<Pongo una prima domanda: devo cercare di "smasochizzarmi"?<<
anticipando già
<<di non avere risorse economiche sufficienti per intraprendere un percorso terapeutico, così come preciso anche di non avere il tempo <<,
e - ci aggiungerei - anche:
di non provare sufficiente sofferenza; o - per lo meno - non la si percepisce.

E dunque la Sua domanda la percepisco più come una richiesta teorica.
Ma in questo caso non è l'ambito adeguato.

Se così non fosse, provi a riformularla in altro modo.




Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Un uomo sviluppa un tumore del colon. Non sente dolore, si sente bene, ma ha un tumore. Diremmo che non è malato? Non si cura in tempo e arriva ad uno stadio terminale. Diremmo che non voleva curarsi? Non lo voleva, certo, ma come sappiamo se avesse voluto o meno curarsi sapendo di essere malato?
La mia domanda è teorica, certo, ma ciò significa che non è pratica? Nient'affatto.

Avrei potuto chiedere - e ora devo chiederle, poiché lei me l'ha ordinato con l'imperativo "provi" - : la mia condizione è una malattia? Una patologia inconsapevole?

Ma la mia domanda era più precisa: devo smasochizzarmi? Dove quel "devo" rappresentava il mio forte desiderio, masochistico, di ubbidire. E' una domanda terapeutica. Io provo piacere nel mio masochismo, che è un voler provare dolore - provo piacere anche nell'ubbidire ai comandi. Chiedere se io debba smasochizzarmi o meno mi fa uscire in ogni caso con il piacere masochistico. Infatti se la risposta è "sì", mi trovo a dover ubbidire a un comando che mi vieta il mio piacere - cioè il masochismo - e a provare piacere per il fatto di ubbidire a questo divieto; se la risposta è "no", oltre al piacere di ubbidire vivo anche il piacere di continuare a vivere da eunuco.

E' una sorta di scommessa. Il mio destino affidato a Lei: dipendente da un sì o da un no.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
<<E' una sorta di scommessa. Il mio destino affidato a Lei:
dipendente da un sì o da un no.<<

Risposta: Il Suo destino è affidato a sè.

Ritengo inoltre che l'attuale impostazione del consulto
possa trarre scarso giovamento da una modalità online;
per cui la oriento a un consulto di persona
con un nostro Collega.






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dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
"Il Suo destino è affidato a sè"

Eh, già, ma chi è questo Sé?

La sua non-risposta è in realtà già una risposta. Negandomi la soddisfazione della risposta ha compiuto un gesto sadico, cioè mi ha ricondotto al mio stato di schiavitù togliendomi la possibilità di una decisione (comunque non mia) fra il "sì" ed il "no".
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dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
"per cui la oriento a un consulto di persona."

Vuole quindi che io abbandoni gli studi universitari e cominci a lavorare per guadagnare abbastanza da andare da uno psicoterapeuta?

In effetti la cultura concede troppa libertà, la libertà di pensiero, agli schiavi.
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Gentile Utente,

la invitio a leggere attentamente le linee guida del sito a questo indirizzo: https://www.medicitalia.it/consulti/linee-guida-consulto-online/

Nello specifico: la Parte 1 - punto 3. dove si parla di Aspettative e risultati

E poi ancora il punto d. ed il punto e. : dove si invita ad essere educati e rispettosi nel dialogo coi professionisti poiché non hanno nessun obbligo di risposta ma partecipano al forum in modo volontario e gratuito compatibilmente al loro lavoro

Cordiali saluti
staff@medicitalia.it