Mia madre non accetta il mio fidanzato

Salve,
Vi scrivo per una questione che mi fa soffrire parecchio. Vivo con mia madre da quando sono piccola perché i miei sono divorziati. Lei ha sempre sofferto di alcolismo e ne soffre ancora adesso. Nonostante tutto siamo molto legate, ma ciò che mi fa stare male è che lei sia quasi morbosa. Più di una persona a me cara mi ha detto che abbiamo un legame quasi da cordone ombelicale ancora da tagliare; però io non so come disfarmene. Da un lato sono sempre in ansia per una sua possibile ricaduta e nel corso della mia esistenza le ho fatto molte volte io da madre piuttosto che il contrario.
Frequento l'università e lavoro anche! Non vedo come potrebbe esser richiesto altro da me.
A mia madre non piace il mio fidanzato - più piccolo di me di due anni - perché mi ha "Sempre immaginata stare assieme a qualcuno di più grande e maturo". A parte il fatto che non si è granché sforzata di conoscerlo e che un'età cronologica maggiore non è per niente garanzia di maturità intellettuale... ma una volta che sai che è una buona persona e che mi ama che diavolo vuoi di più? Non capisco perché debba rompere le scatole. Non c'è una vera ragione perché questa relazione sia sconsigliabile: studiamo tutti e due, siamo intelligenti, sensibili e ci vogliamo molto bene. Abbiamo ovviamente passato delle crisi anche noi, ma il disegno generale è molto molto buono, e io sono felice. Quando le chiedo di ospitarlo a casa dice sempre cose tipo "Ma questa settimana vi siete già visti diverse volte!" Ma che diavolo di discorso è? È ovvio che due persone innamorate cerchino di passare tanto tempo assieme! Ed è anche ovvio che alla nostra età e senza uno stipendio sia necessario abitare ancora a casa dei nostri genitori, ma non mi pare giusto che lei esprima la sua "difficoltà" ad ospitare il mio ragazzo quando questa difficoltà è del tutto irrazionale. Tanto più che io per necessità di frequentare un corso sull'educazione montessoriana mi appoggio molto spesso dal mio ragazzo e rimango spesso da lui, quindi sarebbe perlomeno carino ricambiare il favore in quanto persone civili. Le ho chiesto proprio oggi - ed è da MESI che il mio ragazzo non viene da noi - di ospitarlo per UNA notte e mi ha fatto storie. Dovrebbe vergognarsi.
Mio padre ha grossi problemi economici e quindi non voglio pesargli andando da lui, e quando gli ho parlato del problema mi ha consigliato di non far stare il mio ragazzo a casa di mia madre per molto tempo. Cosa che ho fatto. Ma ancora non è abbastanza! Allora che diavolo vuole mia madre? Io sospetto che non sarà mai contenta, e che qualsiasi ragazzo non le sarebbe andato bene. Così come mia nonna fece con lei. E mia madre la recrimina compiendo lo stesso errore! La odio, la odio davvero, molte volte. Ma la amo anche tanto. È mia madre. Ma non voglio e non posso esserne succube. E sicuramente mi rifiuto di non vedere mai il mio fidanzato o di vederlo solo una volta ogni morte di papa perché lei vive ancora nel medioevo.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile Utente,

la reazione della mamma mi pare del tutto comprensibile, sebbene dettata dalla sua patologia legata all'alcol.

Se infatti Lei scrive:"... abbiamo un legame quasi da cordone ombelicale ancora da tagliare; però io non so come disfarmene", è probabile che la mamma abbia il ragionevole e grande timore che Lei possa lasciarla, probabilmente come l'ha lasciata anche il papà e altre persone.

Tuttavia, Lei ha il sacrosanto diritto di creare una Sua vita, una famiglia, un legame d'amore, ecc...
Diventa allora prioritario imparare a prendere le distanze dalla mamma, magari in modo graduale, per evitare strappi. La mamma probabilmente continuerà a non capire e a fare storie, ma sta a Lei conquistare la Sua indipendenza.

Se da sola non riuscisse, uno psicologo potrebbe essere di aiuto notevole per raggiungere questo obiettivo.
Non se la prenda: il problema non è né Lei né il Suo fidanzato, ma la patologia della mamma che dovrebbe essere affrontata seriamente. Che cosa state facendo per questa problematica?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Buonasera,
La ringrazio molto per la Sua risposta così chiara; è riuscita a tranquillizzarmi e fare un po' d'ordine, con le Sue parole.
Forse avevo proprio bisogno di sentirmi dire che né io e soprattutto né il mio ragazzo siamo il problema.

Mi dispiace sapere quello che probabilmente mia madre sta provando vedendo il mio allontamento, ma è lei che deve essere conscia che non si tratta di un abbandono ma di un distacco fisiologico. Io le voglio e le vorrò sempre bene, ma più lei mi soffoca e più per me è difficile dimostrarglielo.

Non pensavo che l'alcolismo potesse avere un ruolo in tutto ciò. Mia madre ha frequentato a sbalzi diversi gruppi di alcolisti anonimi, poi aprendone uno qualche mese fa nel nostro paese. Però io sono molto dubbiosa delle sue capacità, non per cattiveria ma perché vedo che non è abbastanza forte per la sua di dipendenza, figuriamoci per aprire un club... Poi la cosa che mi fa una rabbia terribile è che lei non si è mai impegnata per farsi seguire da uno psicologo o psichiatra (soffre anche di depressione e ansia, e i medicinali se li è fatti prescrivere dal medico di base!). Con ogni specialista da cui andava non si trovava bene. Io ho invece il sospetto che lei non abbia proprio il coraggio di affrontare questo problema - tant'è che quando è ubriaca e dice tutto quello che le passa per la testa dice sempre: "Questa volta mi impegno, davvero, davvero. Ce la faccio, davvero". Ovviamente poi siamo sempre punto e a capo. Secondo me lei non ha mai ammesso di aver bisogno di un aiuto professionale. Se si prova a parlare di psichiatria non vuole averne niente a che fare perché da perfetta ignorante pensa che sia un luogo per matti.
Aggiungo, per far capire la gravità del problema, che una volta è stata talmente male per l'alcol che sono dovuti venire a prenderla con l'elisoccorso. Si sorprenda poi del fatto che voglio andarmene! Per forza! Poi mia nonna abita di fianco a noi e lei è SEMPRE lì, salvo poi lamentarsi per il fatto che la nonna richiede la sua presenza. In 23 anni di vita non credo di aver mai visto mia madre prepararmi la cena, salvo qualche raro caso.
Io voglio soltanto una famiglia. E con questo ragazzo potrei essere felice.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile Utente,

la Sua storia è comune a tutte quelle persone che si occupano di un famigliare che soffre per una dipendenza, ma non commetta l'errore di sentirsi in colpa o in difetto.

Lei ha tutte le ragioni per essere felice e glielo auguro.
Questo, però, comporta una decisione coraggiosa ma sana: quella di iniziare ad essere meno invischiata nella relazione con la mamma.

Pensi che spesso il sostegno psicologico, fornito anche nei gruppi si auto e mutuo aiuto come gli Alcolisti Anonimi, prevede di aiutare i famigliari, proprio perché ciò che istintivamente potrebbe sembrarci utile, sensato, "terapeutico", in realtà è disastroso.

Quindi, poiché Lei non ha nessun potere sulla mamma, perché non chiede un sostegno per se stessa, in modo da cogliere l'opportunità che la vita Le offre per cercare di essere felice e separarsi in modo adeguato?

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Ho già fatto un percorso di un anno con una psicologa e anche con una psicoterapeuta per risolvere una depressione.
Magari tornerò da un'altra psicologa, sì. È un'idea che ho in mente da un certo periodo a questa parte. Lo farò.

Come familiari spesso sentiamo una disperazione addosso che però quasi pensiamo di doverci tenere. Invece forse bisognerebbe pensare a come difendersi più che tentare di risolvere i problemi altrui.
La ringrazio molto per la Sua gentilezza, è bello sapere che nel mondo medico esistano persone così sensibili e interessate a fare del bene per gli altri.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
"... forse bisognerebbe pensare a come difendersi più che tentare di risolvere i problemi altrui..."

Gentile Utente,

può provare a usare la metafora del salvataggio di una persona che sta annegando. Se io butto una fune per cercare di salvarlo, sto davvero facendo un gran bene, ma se io mi tuffo in acqua, la persona che sta annegando -proprio perché nel panico- non farà altro che aggrapparsi a me e mettere in pericolo anche la mia vita.

Questo per dire che a volte siamo convinte di fare il bene, ma otteniamo risultati modesti se non addirittura negativi e disperdiamo molte energie, andando in sofferenza.

Inoltre, non può sacrificarsi. Una volta che Lei sarà rimasta da sola e senza energie avrà bisogno di una cura per se stessa. Invece, frequenti persone sane che sappiano prendersi cura di Lei, farLa stare bene e con le quali fare un pezzo di strada.

I problemi sono una parte del mondo, non l'intero mondo... per fortuna! Si goda la parte senza problemi e diventerà più forte e lucida per stare accanto alla mamma, in un modo più utile per entrambe.

Se Le fa piacere, mi aggiorni in futuro.

Cordiali saluti,