Ansia da sostanze

Gentili Specialisti,

volevo sapere se l'ansia causata dall'uso discontinuo ma protratto per diverso tempo di antiestrogeni (es. clomifene) e di altre sostanze stimolanti (es. acido aspartico), ormai sospeso da quasi quattro mesi, sia remissibile spontaneamente, senza l'uso di SSRI o ansiolitici che vorrei evitare, sinceramente.

Debbo ammettere che fenomeni come gli attacchi di panico che ho avuto sono decisamente scomparsi; soffro di saltuaria ansia, peraltro controllabile, quando ingerisco sostanze che dovrebbero interagire col sistema nervoso (es. magnesio, vit. B, valeriana, ecc.) che mi causano un effetto paradosso, come anche quando assumo alcool.

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Se si è prediposti a disturbi d'ansia, le sostanze lo evocano. Il semplice effetto ansiogeno delle sostanze è di per sé transitorio, ma se l'ansia assume una forma specifica è verosimile che ci sia una predisposizione, o che il disturbo inizi in quel momento perché ci sono stati fattori scatenanti.

Dr.Matteo Pacini
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Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
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Gent.mo Dott. Pacini,

anzitutto la ringrazio per la celere risposta.
Che io sia o sia stato un soggetto ansioso e ipocondriaco, posso affermarlo con certezza: mi sono appassionato alla medicina attraverso internet, cosa che purtroppo riserva croci e delizie.
Tuttavia, gli attacchi di ansia di cui ora soffro saltuariamente e che, comunque, non pregiudicano la mia attività quotidiana (un po' perché di bassa intensità, un po' perché ci sto facendo l'abitudine), sono direttamente correlati all'assunzione di queste sostanze.
Faccio un esempio: se io bevo un caffè, é automatico che mi venga un attacco di lì a poco. Stessa cosa dicasi per l'alcol, anche se in questo ultimo caso gli effetti sono quasi sempre postergati (quando bevo mi rilasso).
Diversamente, non sono soggetto ad ansia.

Premesso, quindi, che devo stare alla larga da queste sostanze, limitando al massimo il consumo di alcool (la classica birretta me la concedo), è auspicabile una risoluzione in bonam della patologia?

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Auspicabile certamente, se intendeva se è probabile, non ha senso dirlo perché sono possibili entrambi i decorsi, e cioè episodico solo durante l'esposizione, oppure un esordio in concomitanza con l'esposizione ma che poi prosegue, con un decorso variabile, non necessariamente continuo.

Tenga d'occhio la situazione e se la cosa prende piede si faccia visitare.
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Utente
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Grazie ancora Dottore.

Un'ultima cosa: tanto per farle capire l'atipicità dell'ansia che mi assale, a digiuno stavo benissimo; poco fa, bevendo del succo di frutta freddo da frigo, mi sono venute due "scossette" di ansia!

Sto davvero così messo male?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Molto più semplicemente, chi ha il panico cerca una causa a cui poterlo attribuire. E se all'inizio c'è stata, non abbandona all'inizio questo ragionamento (trovare le cose che fanno venire il panico, e eliminarle). Facendo così elimina poi il 90% delle cose che fa, anziché constatare che non è questo il punto.
Ragion per cui sono importanti i sintomi e il decorso che assume la cosa. Altrimenti ci si perde con considerazioni del tipo che il succo di frutta ha scatenato l'attacco ieri, ieri l'altro il freddo, oggi il caldo e così via.
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Utente
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Gentile Dottore,

il suo discorso non fa una piega e mai mi sognerei di metterlo in discussione.
Probabilmente è come dice lei.
Probabilmente anche il mio sistema nervoso è provato ultimamente, così il minimo sollecito (es. bevanda fredda nello stomaco) il mio corpo reagisce con "scossette" e sussulti di ansia, che dal petto si irradiano lungo le braccia fino ad arrivare alle dita delle mani.
Una cosa però è certa: farò di tutto per evitare di entrare nel vortice degli psicofarmaci. Sono molto fermo su questo. Sono abbastanza sicuro di riuscire ad uscirne da solo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

"farò di tutto per evitare di entrare nel vortice degli psicofarmaci"

Ecco, ci mancava questo ragionamento per completare la situazione.
I farmaci sono un vortice in cui se si entra, si rimane invischiati. Danno dipendenza, cronicizzano, etc etc. Complimenti.
I soliti luoghi comuni che nascondono di fatto l'idea di non avere niente, spostando l'attenzione su questo o quel fattore, e una scusa per non prendere medicinali perché, da ipocondriaci, non si vuole qualcosa di cui non si ha il controllo.

Le malattie possono essere un vortice. ù

"Sono abbastanza sicuro di riuscire ad uscirne da solo."

Questo non cambierà minimamente il decorso che il disturbo ha, che passi da domani o che invece assuma un certo andamento tipico di un disturbo d'ansia. Inoltre non può essere sicuro di nulla, è solo un pensiero con cui vuole dare un senso al suo rifiuto a priori nei confronti delle cure.
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Utente
Utente
Gent. mo Dott. Pacini,

mi spiace possa esser stato, con le mie parole, frainteso.
Non era mia intenzione.
La mia avversione ai farmaci nasce proprio da un consiglio del mio medico di famiglia (e, più in generale, del personale che mi ha visitato nei due episodi di attacchi di panico): stare alla larga da internet, dalle convinzioni negative, dalle malattie immaginarie, dai farmaci assunti a scopo preventivo, da quelli assunti senza prescrizione medica, ecc.

Ho deciso di voltare pagina, di vivere in maniera distaccata la realtà virtuale da quella reale, condita quest'ultima da perfette analisi del sangue.
Mi hanno dato del "malato immaginario". Più di uno specialista. Nessuno di questi si è sognato di prescrivermi alcunché, ritenendo la malattia insita nella mia mente (rectius, convinzione).

Orbene, non fraintenda quindi quando le manifesto il desiderio di fuggire dai farmaci. Una delle poche cose "reali" che possono leggersi sul web è la dipendenza fisica e psichica degli SSRI e ancor più degli ansiolitici: sono sicuro che andrei a compromettere una situazione che, così come mi è stata descritta da più di un esperto, è ottimale (carte alla mano).

Scusi ancora per l'exploit.

Giuseppe
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
"Una delle poche cose "reali" che possono leggersi sul web è la dipendenza fisica e psichica degli SSRI "

Che è una sciocchezza.

Pensi il resto, allora, se questa le sembra la cosa più reale che si legge.

"ritenendo la malattia insita nella mia mente (rectius, convinzione)."

Quindi stiamo parlando di cervello. Non mi viene in mente alcun nesso tra il fatto che il problema stia nel cervello e che non si debba ricorrere a cure sul cervello.
Nella mente non ci sta niente. La mente è un'espressione funzionale, non un substrato.

[#10]
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Utente
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Gentile Dottore,

con tutto il rispetto, a me invece il nesso pare chiaro: c'è un problema nel cervello, come dice lei, che con gli psicofarmaci potrebbe risolversi, magari solo temporaneamente fino alla sospensione del farmaco, salvo tornare a stare come se non peggio di prima. Oltre a questo, ci metta tutti gli effetti collaterali (leggo di disturbi sulla libido e sulla totale assenza di emozioni nel praticare le attività quotidiane).
Molto più facile auspicare ad una risoluzione spontanea del problema.
D'altronde, il corpo umano è o no una macchina perfetta?

Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
" magari solo temporaneamente fino alla sospensione del farmaco"

Magari no, o magari sì, e magari è così in qualsiasi altra branca della medicina.

Si parte da un'idea assolutamente inventata e gratuita, secondo cui i problemi mentali si possono risolvere del tutto e per sempre, per cui se c'è una cura che magari li fa "solo" migliorare o li tiene in equilibrio, è un po' poco e anzi porta fuori strada.

Sa perché questo modo di ragionare ? Perché in realtà non si ha la percezione corretta delle proprie funzioni mentali come espressione del cervello. Si considerano come fossero controllabili "da sole".

Tutti auspicano di risolvere i problemi radicalmente e per sempre, anzi auspicano di non averne. La medicina si occupa d'altro, e anche la psicologia scientifica, cioè di come fare a far star meglio le persone partendo dalle categorie che si possono individuare.

Il resto, e cioè che gli psicofarmaci (termine che non indica niente,) faccia peggiorare il disturbo, è falso. Possono essere sintomatici, e anche curativi.


[#12]
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Gent.mo Dott. Pacini,

probabilmente la nostra conversazione non ha tenuto conto di una cosa, ovvero del fatto che il sottoscritto non è depresso od ansioso per qualche causa congenita o, comunque, a sè stante.

Le ho parlato di "ansia da sostanze" per il fatto che è l'uso di qualche sostanza che innesca il fenomeno patologico-ansioso.

Ebbene, tale sostanza sa qual è? L'alcol.

Domenica scorsa, mi sono svegliato di soprassalto, assalito da una terribile tachicardia, con cardiopalmo che perdura ad oggi (ma di intensità sempre meno intensa-non tocco alcol da sabato), stato di ansia perenne, insonnia, tremori interni, sudorazione e mani fredde.
Effettivamente, nella scorsa settimana ho, per un caso o per un altro, bevuto quasi tutti i giorni, eccedendo soprattutto nella giornata di sabato.

Il mio "rifiuto" agli SSRI si basa, fondamentalmente, su questo.
Non appena riesco a star lontano dalle bevande alcoliche, non ho bisogno di alcun ansiolitico (sto prendendo del biancospino, luppolo e passiflora, oltre al Lactium) che spiega i suoi benefici comunque limitatamente, e non permanentemente.

Può, quindi, secondo il suo autorevole parere, soffrirsi di disturbo d'ansia alcolica?

Grazie e cordiali saluti, Giuseppe
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Guardi, la cosa non avrebbe molto senso, perché si intende altro con disturbo d'ansia indotto da sostanze, e non il fatto che quando uno le usa ha l'ansia (allora la soluzione sarebbe banale).

Lei però ha cominciato con un discorso tutto volto al perché "non" prendere determinate terapie, con argomenti assolutamente infondati, o capiti male.

Adesso si compiace che non ne ha bisogno. Se non ne ha bisogno, quale pè il problema, che bisogno c'è di "sparare" a zero su cure che secondo Lei non sono comunque necessarie.

Insomma, alla fine ci è venuto a dire che praticamente non ha nessun disturbo, è tutto solo legato a quando beve.

O allora non c'era gran motivo per il consulto, oppure è andato fuori strada, il tutto per dimostrare a priori che non ha bisogno di cure.

Andiamo oltre. Nella mia esperienza, le persone che cominciano a soffrire d'ansia sotto sostanze, o non le usano e l'ansia si ridimensiona, oppure di solito sviluppano dei disturbi anche banali e benigni che si curano abbastanza bene, e che somigliano a quelli spontanei (e magari le sostanze sono solo uno dei tanti fattori che li può evocare).
[#14]
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Utente
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Gent.mo Dott. Pacini,

sto provando a smettere del tutto di assumere alcol.
In questi primi 4 giorni, ho sperimentato quei sintomi che possono rientrare nella sindrome da astinenza lieve, ovvero tremore, ansia, insonnia.

Noto un progressivo ma comunque lento miglioramento dei sintomi rispetto ai primissimi giorni, tuttavia ho l'ossessione e la fobia che possa sopraggiungere, tutto ad un tratto, il delirium tremens, dato che ho letto su internet che la latenza di tale disturbo può protrarsi fino addirittura ai 10 gg dall'ultima assunzione alcolica.
Sto comunque controllando i sintomi con Serenil Calmansia e Lactium (avendo cmq sottomano, alla bisogna, dell'Atarax).

Lei cosa ne pensa?
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

La sospensione dell'alcol, non c'è ragione che la gestisca da solo. Si faccia consigliare dal medico.

In generale, l'ansia che esprime, come già detto, sembra avere una matrice indipendente.

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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