Ansia da relazione

Buongiorno, sono una ragazza di 24 anni e ho una relazione da circa 6 anni con un ragazzo (in tutti questi anni ci siamo lasciati una volta per quasi un anno).
Devo fare una premessa: credo che la mia ansia sia ereditaria (mia nonna ne soffre da tantissimi anni) e anche mio papà é un tipo ansioso.
Il mio problema è che da diverso tempo durante la fase premestruale ho un ansia pazzesca, tanto che mi spinge la notte a svegliarmi con il cuore in gola... e i pensieri ricorrenti sono sempre gli stessi: lo amo abbastanza? Non è che sono stufa? E se nn riesco a laurearmi? Se poi quando arriverà il momento di andare a convivere mi lascerà non avrò "buttato via" gli anni "più belli"? Tutti questi pensieri però vengono spenti quando io sono con il mio ragazzo, certo a volte mi sembra di pensarci però quando sto con lui io sto molto bene e a mente serena (quando mi passano ste fisse) io sono felicissima.
Quando invece ho quest'ansia pazzesca io nn riesco nemmeno a controllarmi e la via di fuga mi sembra che forse se lo lasciassi starei molto meglio... ma in realtà quando lui mi ha lasciata tempo fa io sono stata malissimo e ho sempre sperato (ed ero anche forse convinta) che lui sarebbe tornato.
Il mio ragazzo invece pensa che io sia molto insicura di me stessa, mi sprona molto a credere in me, alle mie qualità, bellezza e capacità... soprattutto quando sono sotto esame è presa dal panico nn riesco a studiare e concludere niente.
Come posso alleviare questi pensieri e tornare ad essere più serena una volta per tUtte?
Vi ringrazio per l'attenzione.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Ragazza,
l'ansia non è ereditaria è una reazione che si manifesta quando avvertiamo un pericolo oppure un disagio, tuttavia è possible interiorizzare uno stile comportamentale che apprendiamo per imitazione dei familiari.
L'insicurezza sembrerebbe caratterizzare ogni ambito della tua quotidianità, è evidente che questa ansia non è un problema in sé ma solo un campanello d'allarme della presenza di un'inquietudine.
Ora è arrivato il momento di offrirti l'opportunità di avere uno spazio d'ascolto e di elaborazione delle tue emozioni, attraverso il contatto diretto con uno psicologo.
Non si tratta di iniziare a trattarsi da malata ma, al contrario rappresenterebbe una preziosa opportunità per avviare un processo di cambiamento e di recupero del potere personale.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr. Annarita Raschillà Psicologo 9 2
Salve, l'ansia non è ereditaria, piuttosto sarebbero da indagare i meccanismi relazionali all'interno della sua famiglia in cui l'ansia viene trasmessa nelle comunicazioni, soprattutto nel non detto: nelle aspettative che la sua vita sia lineare, che consegua i dovuti obiettivi; in particolare l'ansia di non amare e l'ansia di non riuscire a laurearsi sembrano apparentemente scollegate mentre potrebbero avere una forte matrice comune. Lei si dice felicissima quando sta bene, questo perché le sue ansie combattono contro la sua felicità: lei non merita di essere felice? Non si sente abbastanza per la felicità? La felicità la spaventa perché potrebbe finire o perché potrebbe farla sentire inadeguata? L'ansia anticipa nella sua mente situazioni di fallimento e di mancata realizzazione delle sue (?) aspettative, probabilmente improntate su un perfezionismo e su una tabella di marcia con se stessa, una se stessa verso la quale lei è molto esigente e severa. L'insicurezza che ne deriva potrebbe essere il risultato evidente dall'esterno, agli occhi di chi le è accanto, di questo giudizio severo e continuo verso di sè. Quando è felice sente di avere sotto controllo i suoi pensieri: la sensazione di mantenere controllo è un'esigenza che sente in altri ambiti della sua vita? Quando è felice, in assenza di tali paure, quali altre senzazioni sperimenta? Quanto conta per lei il giudizio dell'altro? E soprattutto ha parlato delle sue paure, ma non dei suoi desideri: quali sono i suoi desideri?

Dr. Annarita  Raschillà
Psicologa-Psicoterapeuta

[#3]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, ha centrato l'obiettivo:)
Fondamentalmente io ho sempre paura di far cose che nn mi rendano felice e di fallire davanti ai grandi traguardi della vita.
Con l'università infatti, essendo fuoricorso per motivi di salute famigliari mi ha portato a sentirmi un fallimento vedendo che tutti si laureano con grandi risultati mentre io ci sto mettendo di più... per questo quando mi ritrovo a studiare ho sempre paura di nn riuscire a passare gli esami. Il mio ragazzo mi ha fatto spesso delle ramanzine di incoraggiamento dicendomi che del parere della gente e soprattutto di ciò che pensano di me io nn devo preoccuparmi: io devo pensare a me.
Il mio desiderio più grande è di sentirmi appagata e sicura, di riuscire a essere serena a lungo, di riuscire a laurearmi e soprattutto di smetterla di mettere in dubbio i miei sentimenti verso una persona che, oltre a conoscermi molto bene e a capirmi in qualsiasi momento, mi fa sentire molto bene.
Mia mamma e mio papà nn mi hanno mai messo pressione riguardo l'università, anzi, mi sono stati sempre vicini.
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Dr. Annarita Raschillà Psicologo 9 2
Lei riferisce di aver preso tempo negli studi per una situazione di salute in famiglia: ha fatto una scelta che comporta il dare il giusto peso alle cose, è riuscita a dare il giusto peso alle cose valutando la priorità del momento, una scelta che indica maturità. Questa stessa maturità le consentirà di perseguire i suoi obiettivi e non di rincorrerli: gli obiettivi sono fermi, è lei che si muove, e può farlo liberamente, senza sentire alcuna competizione o crearsi "prigioni" di paure sul futuro che le impediscono di vivere il presente. Riguardo alla sua relazione non ci sono sufficienti elementi in un consulto online per poter approfondire, posso solo dirle che l'ansia è stretta parente della paura. Nella specie animale, e quindi anche nell' uomo, la paura è essenziale per la reazione in vista di un pericolo, innescando due meccanismi: la fuga e l'anestetizzazione emozionale. La predominanza della paura e l'eliminazione delle altre emozioni è funzionale alla fuga per la quale servono il controllo e le abilità logiche. Nell'ansia il pericolo è immaginato e non fisicamente presente come stimolo, ma mentalmente  si instaurano gli stessi meccanismi. All'interno di una relazione è possibile quindi che le paure "anestetizzino" il sentimento...  detto questo, lei ha 23 anni e nel tempo le sensazioni sulla sua storia le verranno naturali, come in qualsiasi altra interazione, e dipenderanno da come procederà la relazione stessa. I suoi desideri sono laurearsi , il sentirsi appagata e lo stare bene e se considera che non c'è nessuno, a parte le sue paure a correrle dietro....le lasci pure indietro, si goda il suo percorso, lontana da giudizi degli altri che sono solo proiezioni del suo essere esigente con se stessa . Se dovesse accorgersi che da sola non riesce a reagire a questi pensieri, sono d'accordo con il parere della collega di poter iniziare un percorso di consulenza psicologica mirato per ridurne l'incidenza dato che lei li ha già individuati e si è gia resa consapevole che le remano contro.Il fatto che i suoi genitori non le abbiano fatto pressioni sugli studi o sulle sue scelte è positivo quanto la dedizione che lei ha avuto nel "fermare" i suoi progetti per stare accanto alla sua famiglia. Mi sembra che lei abbia un contesto affettivo caloroso e supportivo, in cui dà e riceve: ottimo punto di partenza per gestire le sue insicurezze. Le faccio un in bocca al lupo per tutto.
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dopo
Utente
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La ringrazio per l'attenzione, gentilissima. Mi ha rassicurato parecchio e ha esaminato correttamente il mio stato d'animo.
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