Ansia, università, bassa autostima. perfezionismo

Buonasera, sono una ragazza di quasi 20 anni, iscritta al primo anno di giurisprudenza e mi trovo in un momento di blocco nello studio che non riesco a spiegare a me stessa e soprattutto ai miei genitori. In ambito scolastico ho sempre sentito il bisogno di essere tra i migliori, se non la migliore, sin dalle elementari e questo mi ha portato, sin da bambina, a crisi di pianto prima/mentre/durante lo studio. Ho sempre studiato troppo, come mi é stato ripetuto da genitori/ parenti/ insegnanti, tanto da annullare ogni altro aspetto della mia vita: dalle poche amicizie quasi inesistenti e superficiali ad eventuali passioni da coltivare nel tempo libero, da molto inesistente. Arrivato il quinto anno di Liceo, sentendo le aspettative di tutti, scatta in me un meccanismo che ancora oggi non riesco a spiegare: pur sapendo di dover dare il massimo per concludere in modo adeguato un percorso costatomi molta fatica, entro in una sorta di "crisi esistenziale"( dovuta soltanto allo studio, proprio perché non ho altri aspetti a cui mi sia mai dedicata): i libri diventano per me ripugnanti e li allontano tutti dalla mia vista, mi assento spesso da scuola per i forti malesseri legati all'ansia, divento triste, insoddisfatta e mi sento profondamente inadeguata e non all'altezza delle aspettative. Fortunatamente grazie al sostegno di genitori,e insegnanti riesco a "rientrare in carreggiata" e concludere con 100 questo agognato esame. Mi iscrivo così a Giurisprudenza, facoltà da me sempre ritenuta molto affascinante e scelta con desiderio di apprendere. Prometto a me stessa di organizzarmi per tenere a bada l'ansia e non rivivere i momenti orribili dell'anno precedente, eppure non mi presento al primo esame perché convinta di poterlo preparare meglio. Ovviamente questa slittamento ha stravolto tutta la mia pianificazione: avrei così dovuto concludere meglio il primo esame e in parallelo studiare da zero il secondo: ma puntualmente mi ritrovo ad accantonare il primo per dedicarmi al nuovo, e non concludendo nulla in entrambi non mi presento a nessuno dei due. Fiduciosa del terzo appello, accantono il secondo( a me ostico) per dedicarmi al primo e al nuovo terzo, trovandomi nuovamente confusa su come gestire il mio tempo e nuovamente non mi presento. Passo così 2 mesi chiusa in casa, senza uscire mai, studiando tutti i giorni per minimo 8 ore, e senza ottenere alcun risultato. Non capisco perché i miei nuovi amici di corso e i miei vecchi conoscenti riescano a superare gli esami serenamente e studiando molto meno di me. Ora inizierà il secondo semestre e io mi sento inferiore e inadeguata per il fatto di aver sprecato un'intera sessione durante la quale avrei potuto dare 3 esami. I miei genitori minacciano di farmi interrompere gli studi " per capire come é la realtà così da farmi passare tutti i problemi mentali lavorando", mi incolpano di dover mentire a parenti che continuamente chiedono dei miei voti e io mi vergogno di me stessa ,piango da sola e non dormo.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

" ...essere tra i migliori, ...crisi di pianto prima/mentre/durante lo studio... Ho sempre studiato troppo,..."

Lei ha fatto dello studio il Suo massimo investimento.
e con grandi sforzi, pianti, patimenti è uscita dalle superiori con 100.

L'università è una struttura più "libera", non ci sono date prefissate, è la persona a decidere quando presentarsi all'esame.
Probabilmente mancando di un contenimento quale la struttura scolatica delle superiori, l'ansia ha avuto la meglio.

Il perfezionismo ha avuto la meglio portandola a
"... 2 mesi chiusa in casa, senza uscire mai, studiando tutti i giorni per minimo 8 ore ...", annullando la Sua vita relazionale per puntare tutto su un unico cavallo: il successo massimo all'esame. E ciò è massimamente pericoloso perchè "o si vince o si perde", senza vie intermedie. E per Lei si perde se non ha il massimo.

Senza considerare che ogni esame ha una percentuale di aleatorietà,
e che - se non apprende ad accettarla - esami non ne farà mai: c'è sempre la possibilità infatti di "studiare di più" , di essere meglio preparata posponendo l'esame; o addirittura di rifare l'esame se si prende .. "solo" 29.

Qui i buoni consigli sul metodo di studio non servono.
Si affidi con fiducia ad uno Psicologo, meglio se psicoterapeuta.
Occorre lavorare al più presto su quest'ansia diventata ora "paralizzante", che La tiene immobile.
Non attenda oltre, potrà recuperare gli esami (magari accettando anche qualche ... 24).

Saluti cordiali.


Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la rapida risposta, ha perfettamente descritto il mio problema parlando di "ansia paralizzante" e assenza di "vie intermedie". Ho notato anche che "inconsciamente" tendo ad "auto-sabotarmi" quando il tempo a disposizione non mi permetterebbe di "sapere il libro a memoria" e così perdo moltissimo tempo per poi addure l'impossibilità di studiare bene nel poco tempo rimasto quale giustificazione per rimandare la prova. Mi conforta sapere che lei ritenga che io sia ancora in tempo a recuperare. I miei genitori mi ripetono spesso che "nessuno mi ha mai costretta a studiare così tanto né a prendere sempre il massimo" e che quindi sono io l'unica responsabile di questa situazione perché forse ho "puntato troppo in alto" volendo fare l'università pur non essendone in grado. Secondo lei a cosa potrebbe essere legato il mio bisogno di avere necessariamente risultati scolastici eccellenti? I miei non "vedono di buon occhio" il rivolgersi ad uno psicoterapeuta e tanto meno sono disposti a spendere economicamente per questo, ha qualche consiglio al riguardo? Grazie mille e buona giornata
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

".. a cosa potrebbe essere legato il mio bisogno di avere necessariamente risultati scolastici eccellenti? .."

Non è possibile saperlo, da un consulto online.

Ma anche lo scoprissimo, non serve a modificare la situazione.
Per questo occorre un percorso psy di persona.

Se i Suoi non sono disposti a spendere, può andare autonomamente dallo psicologo dell'università (gratuito), oppure al consultorio della Sua Città (solo modestissimo ticket).
Occorre però decidere di affrontare la situazione.

Se nulla viene fatto, la situazione non evolverà magicamente da sola,
neppure aumentando i Suoi sforzi.

Ove lo ritenesse utile, faccia leggere questo scambio ai Suoi genitori.



[#4]
dopo
Utente
Utente
Capisco perfettamente la necessità di un percorso, la ringrazio nuovamente e credo proprio mi rivolgerò autonomamente allo psicologo dell'Università. Tuttavia mi dispiace che i miei genitori riescano a provare solo rabbia per le mie difficoltà, incolpandomi costantemente senza riuscire a capirmi: sono più preoccupati delle bugie che secondo loro li costringo a raccontare ai parenti piuttosto che pensare ad aiutarmi. Parenti che non si interessano minimamente della mia vita ma sperano soltanto di godere al più presto per qualche mio insuccesso. Mi chiedo se queste siano le "persone normali". Ancora molte grazie per il tempo dedicatomi.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Non giudichi troppo severamente i suoi genitori. In molti casi occorre proprio essere specialisti per comprendere un certo comportamento/disturbo,
e dunque non giudicare inutilmente.

Si rivolga con fiducia al Collega che opera presso l'università.
La ripresa dello studio sarà la Sua migliore medicina.

Molti cari auguri.
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