depressione e crollo psicologico

Buonasera.
Mi ritrovo a scrivere per chiedere un consulto sullo stato della mia psiche dal momento che in questo ultimo mese si sono verificati delle cose alquanto preoccupanti.
Premetto che sono diversi anni che vivo uno stato di debilitazione psico-fisica dovuta ad attacchi di ansia, più o meno gravi e attacchi di panico dovuti a vari eventi delle mia vita che mi hanno molto segnato. Questi continui attacchi mi hanno portato a limitare le mie attività sociali e in alcuni periodi un malessere generalizzato, insonnia, sudore freddo, inappetenza, e sopratutto continui pensieri nefasti.
Per affrontare tutto questo fin da subito mi sono affidato a diversi psicologi e psicoterapeuti. Nel corso degli anni ne ho cambiati di diversi, perché sentivo che dopo un po' la terapia a cui ero sottoposto non portava effetti concreti, ma, addirittura, andava a peggiorare il mio stato di malessere.
Ora da circa un anno mi sono avvalso dell'aiuto di una psicologa molto preparata con la quale ho sentito un certo feeling fin dai primi incontri.
Purtroppo questa Dottoressa conosce anche dei miei familiari e questa cosa mi ha portato col tempo ad omettere determinate cose, che con un altra dottoressa mi sentirei libero di dire e sinceramente non capisco se possa essere un bene o un male al fine della terapia.
Da circa un mese e mezzo i miei attacchi di ansia e di panico sono aumentati in maniera esponenziale tanto da dover evitare determinate azioni quotidiane come il guidare l'auto o evitare luoghi molto affollati o anche creare ansia mentre sono in fila alla cassa del supermercato.
Questo aumento esponenziale dei miei attacchi credo sia legato allo stato di salute di mia madre. Purtroppo da circa un mese le è stato diagnosticato un mieloma multiplo e a seguito dei referti ha iniziato la terapia più idonea. Io più di ogni altro familiare sono colui che le sta dando la forza per reagire a questo brutto colpo e sono anche colui che le sta vicino sia nelle visite specialistiche sia durante le terapie che fa in ospedale e anche le terapie che segue a casa.
Oltre agli attacchi di panico e ansia ho notato anche atteggiamento di rabbia e di non sopportazione verso tutti coloro, parenti, amici, familiari che si presentano solo per sapere, in maniera superficiale, della situazione di salute di mia madre.
Di questa situazione ne ho parlato con la mia psicologa e ho deciso di stare il più vicino possibile a mia madre sia come sostegno sia come appoggio emotivo, ma sento che questa cosa sta esaurendo quelle poche forze che avevo ritrovato nell'ultimo periodo.
Ho parlato anche di questi mie balzi col mio medico curante il quale mi ha consigliato di assumere, quando sento la necessità, degli ansiolitici e calmanti per poter almeno dormire qualche ora.
Continuo ad avere pensieri ricorrenti la morte e quando riesco a dormire qualche ora non faccio altro che sogni nefasti e una volta sveglio è un dramma.
Ringrazio anticipatamente per la disponibilità
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Dr.ssa Rossella Guerini Psicologo, Psicoterapeuta 27 8
Gentile utente,
sarebbe opportuno valutasse con la collega che la segue se è il caso di proseguire il percorso di psicoterapia con lei, esplicitandole che il fatto che conosce alcuni suoi famigliari per lei è limitante e la porta ad omettere alcune cose.
Specie in questa fase, e più in generale per gli attacchi di panico e l'elaborazione degli eventi di vita che menziona come problematici, il trattamento psicologico psicoterapeutico è fondamentale.
Parallelamente a ciò, qualora i farmaci prescritti dal suo medico di base non la aiutino a dormire, si rivolga a un medico psichiatra per una prescrizione farmacologica che possa affiancarsi alla psicoterapia in questa fase.
Inoltre, qualora fosse possibile, sarebbe quanto mai opportuno un sostegno psicologico per sua madre.
Lei può senz'altro aiutare sua madre ma non può sostenere tutto il carico emotivo, tanto più che sta esaurendo le sue forze.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Rossella Guerini

Dr.ssa Rossella Guerini
Psicologa, Psicoterapeuta, Dottore di ricerca in Psicologia
Ordine degli Psicologi del Lazio n. 19295

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera Dott.sa.
Grazie per la Sua celere risposta.
Da quando abbiamo appreso lo stato di mia madre, ormai tre settimana fa, non le nascondo le paure e le angosce che sono scaturite a lei in prima persona e a tutta la famiglia.
Io appresa la notizia ho avuto come un rigetto nel non poter credere alla diagnosi, e nonostante tutto mi sono allertato chiamando la mia psicologa e intervento subito nel cercare di superare questo rifiuto e devo dirle che gli incontri mi sono serviti molto a trovare la giusta forza e coraggio nel poter affrontare questa cosa. Quello che più mi spaventa è sia lo stato di mia madre si dei miei familiari dal momento che mio padre sembra non aver ancora ben compreso il quadro clinico e le frasi che dice le trovo alquanto fuori luogo. Infatti sono molto deluso dal suo comportamento che lo trovo molto irritante e pure egoistico. comunque ci siamo avvalsi di un ottimo centro che si occupa di questi casi e la Dottoressa mi è sembrata molto preparata e anche positiva. Le dico che abbiamo già iniziato la terapia ad alte dosi e fino ad ora non si sono presentati effetti collaterali.
Sono proprio gli effetti collaterali che preoccupano mia madre.
Personalmente vorrei capire come tenere lontani i pensieri negativi e far capire a mio padre che il suo atteggiamento deve essere ben diverso da quello adoperato in un momento così delicato come questo.
Inoltre vorrei capire se posso avvalermi del Servizio Sanitario Nazionale per un primo colloqui con uno psichiatra.
Ringrazio anticipatamente.
[#3]
Dr.ssa Rossella Guerini Psicologo, Psicoterapeuta 27 8
Buonasera.
Comincio a risponderle dall'ultimo punto. Sì, certamente, si faccia prescrivere dal suo medico di base una visita psichiatrica e cerchi la prima disponibilità presso ASL, ospedale o clinica convenzionata col SSN. Il medico psichiatra può darle la prescrizione farmacologica più idonea in questo momento soprattutto a non “accontentarsi” di dormire ma che possa aiutarla a dormire. Parallelamente prosegua coi colloqui con la psicologa psicoterapeuta e poi in futuro valuterete se proseguire nel percorso di psicoterapia insieme oppure no.
Rispetto ai pensieri negativi, è bene gestire le cose solo quando accadono. Serve solo a incrementare l’ansia pensare a quello che potrebbe succedere. La cosa più importante è che sua madre è affidata alle cure di un ottimo centro e sta effettuando le terapie. Ed è il centro che gestisce la situazione di sua madre. Non c’è nient’altro che si possa fare in questo momento e quello che state facendo sono le terapie più indicate che stanno andando avanti. Si focalizzi solo su questo.
Circa l’atteggiamento di suo padre, ripensi a quando lei stesso “ha avuto un rigetto”, non poteva credere alla diagnosi.
La differenza rispetto a suo padre è che lei aveva un aiuto specialistico che l’ha supportato nell’accettazione della malattia e nella gestione di tutto quanto connesso.
Si ricorda come si sentiva quando non era in grado di accettare la diagnosi?
Consideri l’ipotesi che suo padre potrebbe sentirsi proprio come si sentiva lei. Se la vede da questo punto di vista vedrà che comincia a essere meno arrabbiato.
Non è semplice accettare le cose che ci fanno molto male, ci preoccupano e davanti alle quali ci sentiamo impotenti.
Potrebbe provare a trovare dei modi per parlare con suo padre e raccontargli che anche per lei non è stato facile accettare la malattia e che insieme però potete farvi forza, che nessuno dei due sarebbe solo in questo modo, che sareste insieme.
Inoltre chiaramente se lui potesse/volesse un supporto psicologico senz’altro potrebbe aiutarlo proprio come è accaduto e accade per lei. Gli racconti che è stato importante per lei per farle accettare la malattia.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Rossella Guerini
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Purtroppo questa Dottoressa conosce anche dei miei familiari e questa cosa mi ha portato col tempo ad omettere determinate cose, che con un altra dottoressa mi sentirei libero di dire e sinceramente non capisco se possa essere un bene o un male al fine della terapia
>>>

Se non è un male, di certo non aiuta. Non a caso allo psicologo è vietato lavorare con amici e parenti.

Tuttavia lo psicologo è anche tenuto al segreto professionale, quindi può stare tranquillo riguardo a ciò che confida alla sua terapeuta.

Una cosa: che tipo di lavoro state facendo? Sta ricevendo prescrizioni comportamentali di qualche tipo per la sua ansia? Non è sufficiente trovarsi a proprio agio con il terapeuta, purtroppo, spesso occorre anche un lavoro più mirato. Almeno in una prospettiva strategica.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Buonasera Dott.Santonocito.
La ringrazio per la Sua celere risposta. So bene del segreto professionale a cui siete tenuti e questa cosa non mi spaventa. La cosa per cui sono stato portato ad omettere determinate cose è il fatto che la mia ps conosce alcune persone della mia famiglia e riflettendo su questa cosa ho pensato che si venisse a mancare quel senso di distaccamento e di super-partes della ps; ma forse sono solo mie vane preoccupazioni senza fondamento.
Purtroppo non posso rispondere alla sua domanda su che tipo di lavoro stiamo facendo perchè, quando mi ha preso in cura, ero in uno stato molto preoccupante e le cose esaminate erano molte. Prima di apprendere lo stato di salute di mia madre stavamo iniziando un percorso per ritrovare me stesso e quello che con gli anni ho messo da parte per occuparmi delle altre persone, andando a ledere l'amore verso me stesso. Ma appunto da tre settimane a questa parte questo lavoro è stato messo da parte in quanto ho preferito affrontare il rigetto e rifiuto dell'accettazione della patologia di mia madre.
Sinceramente mi definirei una caso molto complicato e capisco anche eventuali difficoltà della mia ps nel tenere un costante lavoro con me, inoltre per ovvie ragioni ho dovuto rallentare di molte gli incontri in quanto mi sto occupando a tempo pieno di mia madre e della mia famiglia.
Cerco in tutti i modi di non farmi sopraffare dalla paura e faccio tutto con il sorriso, per quanto possa essere teso, in maniere che arrivi a mia madre. In questo momento la mia priorità, nel giusto o nello sbaglio è mia madre.
Come dicevo nei post precedenti, stavo pensando di lasciare il percorso psicologico e affidarmi ad uno psichiatra in quanto i miei disturbi di ansia e panico stanno aumentando in maniera esponenziale, tanto da non riuscire più a guidare per paura di mettere in pericolo ma mia vita e quella degli altri.
Non mi sono mai avvalso di un medico psichiatra e la cosa mi spaventa alquanto.
La ringrazio per la sua Disponibilità.
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dopo
Utente
Utente
Buonasera Dott.sa Geurini.
La ringrazio ancora una volta per la sua risposta.
Per quanto riguarda la trafila per un incontro con lo psichiatra seguirò il suo consiglio, previa colloquio col mio medico curate.
Per quanto riguarda il comportamento di mio padre, nonostante io e lui abbiamo un rapporto non proprio idilliaco, ho messo da parte tutte le mie preoccupazioni e gli ho parlato con il cuore in mano per più di una volta, cercando di fargli capire l'importanza dell'accettazione e di stare vicino a mia madre e soprattutto la volontà di guarire e la serenità che lui può dargli in quanto "compagno" da una vita. Purtroppo ho ricevuto solo una bastonata in pieno volto in quanto le sue risposte sono sempre stato " tua madre sta bene", "lei deve stare bene per me" oppure " e ora io come faccio???".
Queste sono le continue risposte che da sia a me sia alle altre persone e in tutto questo ha anche un atteggiamento ostile e direi anche arrabbiato nei confronti di mia madre.
Da una parte sono preoccupato del suo atteggiamento, ma dall'altra parte sono anche stufo di questo perchè credo di non essere in grado di badare anche a lui.
Di questo fatto ne ho parlato con la mia ps che mi ha consigliato di prendere il discorso da lontano e condurlo passo passo nella terapia a cui è sottoposta mia madre, ci ho provato, ma nulla da fare.
Ho anche detto a mio padre di fare una chiacchierata con una persona esperta, capace di condurlo piano piano verso una consapevolezza e per l'ennesima volta la sua risposta è stata " non ho bisogno di nessuno dottore. Io non sono pazzo."
Capisce che è davvero dura riuscire a non perdere i nervi e cercare di instaurare un dialogo trovandomi davanti una muraglia.
Comunque non mi arrendo e cercherò sempre di avvicinarmi per gradi e con modi.
La ringrazio ancora per i suoi consigli.
[#7]
Dr.ssa Rossella Guerini Psicologo, Psicoterapeuta 27 8
Come le avevo già scritto, il medico psichiatra può aiutarla farmacologicamente e può affiancarsi alla psicoterapia anche per trattare gli attacchi di panico.
Ma la terapia solo farmacologica non avrebbe effetti duraturi.
La psicoterapia è il trattamento d'elezione per gli attacchi di panico, in combinazione o meno a una terapia farmacologica, qualora ciò sia opportuno.
Come evidenziava il collega, qualsiasi psicoterapia di qualsiasi orientamento deve porsi degli obiettivi.
Sembrerebbe da quanto riferisce che la terapia con la collega l'abbia supportato in questa fase.
Per tutto il resto, come già le avevo scritto nella prima risposta e anche successivamente, è importante valutare se proseguire o meno con la stessa terapeuta per i motivi menzionati ed evidenziati anche dal mio collega.
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Rossella Guerini
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Sinceramente mi definirei un caso molto complicato
>>>

Non più di tanti altri, probabilmente. Ma nel caso dell'ansia e panico è fondamentale ricevere *istruzioni* su cosa fare o non fare riguardo ai pensieri e alle situazioni che scatenano ansia.

Se non sta ricevendo alcun tipo di istruzioni dalla psicologa attuale - che per inciso, deve anche essere psicoterapeuta per poter seguire il suo caso - e se quindi state solo parlando, ristrutturando e interpretando, questo potrebbe essere il motivo per cui non sta vedendo miglioramenti decisivi.
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