Credo che si tratti di ansia ed ipocondria per questo mi rivolgo a lei

Buongiorno dottore,
Le scrivo per comunicarle un mio disagio.
Sono un'infermiera che lavora presso una RSA e amo molto il mio lavoro. È stata sempre una professione che ho voluto fare sin da piccola e cerco di dare sempre il massimo ogni giorno. L'unico problema è che da un po' di tempo ho sempre paura di contrarre le malattie nel mio lavoro (malattie che si pospossono contrarre con sangue e liquindi biologici). Ogni volta che faccio una procedura controllo sempre ogni minimo movimento per evitare qualsiasi contatto con possibili sostanze infette. Ho sempre paura che se mi dovessi prendere qualche malattia nel mio lavoro, le persone che mi stanno accanto non mi accettino più. Tutto questo è nato da un po' di tempo, in realtà all'inizio del mio lavoro non ero così ma ero molto più tranquilla. Credo che si tratti di ansia ed ipocondria per questo mi rivolgo a lei, per farmi aiutare su come poter superare questa mia cosa.
La ringrazio fin da subito per una sua eventuale risposta.
Buona giornata.
[#1]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,
Da quello che ci scrive, verosimilmente (siamo online e lei capirà che non possiamo avere certezze cliniche), la sua ansia è si quella di potersi contaminare (timore della contaminazione) con gli strumenti che utilizza nel suo lavoro. Ma azzarderei a dire che questo aspetto, rappresenta una parte dei suoi timori.
Ciò che teme di più è, come lei stessa dice, che le persone che la contornano, i suoi amici, i suoi familiari etc, non la accettino più se dovesse contrarre qualche infezione. Da qui nasce il controllo accurato e quasi ossessivo di quello che fa nel suo lavoro: "Ogni volta che faccio una procedura controllo sempre ogni minimo movimento per evitare qualsiasi contatto con possibili sostanze infette". Che attenzione: non le sto dicendo che sia sbagliato. È importante, come lei mi insegna, assumere misure preventive.

Ma queste misure di profilassi, lei le mette in atto:
- semplicemente per protocollo sanitario?
- o perché alla base c'è un timore di contaminazione che, se si avverasse, la condurrebbe a rimanere sola, senza nessuno che accetti lei e/o la tolleri come malata/infetta?

Da qui una riflessione e un suggerimento.
* riflessione: è probabile (ma questo andrebbe indagato di persona in sede specialistica) che alla base dell'ansia ipocondriaco/ossessiva di infettarsi, ci sia timore del giudizio degli altri e timore di rimanere sola.
* suggerimento: La strada più opportuna e utile,in funzione di un miglioramento della sua qualità di vita, per sbrogliare queste "matasse ansiose", sarebbe quella di avvalersi di un aiuto psicologico psicoterapeutico.

Le allego una piccola guida che potrebbe aiutarla a scegliere l'approccio terapeutico che ritiene più utile rispetto al suo disagio. https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordialmente

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#2]
Dr. Massimo Oliva Psicologo, Psicoterapeuta 25 1
Gentile Utente,
quanto da Lei esposto farebbe pensare ad un esagerato senso di responsabilità e una certa tendenza a sovrastimare la minaccia.

“Ogni volta che faccio una procedura controllo sempre ogni minimo movimento per evitare qualsiasi contatto con possibili sostanze infette”

Le Sue preoccupazioni riguardo alla possibilità di ammalarsi credo stiano assumendo un posto di rilievo nella Sua vita al punto da influenzare le Sue attività lavorative.

“L'unico problema è che da un po' di tempo ho sempre paura di contrarre le malattie nel mio lavoro”
Da quanto tempo?

Solitamente, senza l’aiuto e il sostegno “de visu” di uno specialista non è facile mettere in evidenza la problematica che potrebbe essere alla base del Suo disagio e ciò al fine di consentirLe di proseguire con serenità il Suo percorso di crescita.

Cordialmente.

Dr. Massimo Oliva
Psicologo - Psicoterapeuta
www.centrodipsicologiaclinica.com
T 099 4001472 - Taranto

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimi dottori,
Grazie dell'interessamento in merito al mio disagio.
Nel 2015 mi sono punta accidentalmente con un ago di un paziente con epatite b (fortunatamente io sono vaccinata), in questo caso ho eseguito tutti i vari prelievi che vengono fatti per prassi fino all'anno successivo con alla fine esito negativo. Probabilmente credo che da qui sia iniziata la mia paura delle malattie visto che primo di questo episodio ero molto tranquilla.
Mi capita di vedere a lavoro colleghi che fanno addirittura manovre senza guanti sporcandosi le dita con sangue e non si fanno nessun problema. Io invece ho sempre paura nonostante alla fine le mie attività infermieristiche vengono svolte bene (per lo meno così mi viene detto dalle altre persone).
Qualche giorno fa mi ha schizzato dell'urina in viso (in una zona in cui la mia cute era integra) ho già chiesto dei consulti qui e anche ai miei colleghi e tutti mi hanno detto di stare tranquilla. Il punto è che mi tormentano pensieri del tipo "se mi fosse finito negli occhi o nella bocca e non me ne sono accorta?" anche se è una cosa impossibile perché me ne sarei accorta, così come mi sono accorta quando mi ha schizzato nel mento.
In questi giorni non riesco a pensare ad altro, mi sembra di impazzire nonostante sono convinta come mi hanno detto tutti che posso stare tranquilla.
Vorrei cercare di risolvere il mio problema autonomamente, ma non so come fare.
[#4]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
"Vorrei cercare di risolvere il mio problema autonomamente"

Gentile utente,
Lei lavora nella sanità giusto?. Non conosco il dipartimento sanitario in cui opera, ma come saprà bene quando c'è un problema di origine organica bisogna intervenire in equipe sul paziente che presenta la problematica. Una persona non si cura a casa da sola. Altrimenti gli ospedali, le cliniche etc etc.. che ci starebbero a fare?

Nello stesso modo l'ansia rappresenta un disturbo, non di origine organica ma cognitiva. Ergo: occorre intervenire avvalendosi di un aiuto psicoterapico come anche il collega Oliva le suggerisce. Autonomamente dall'ansia disfunzionale e difficilmente gestibile non se ne esce. Sarebbe come fratturarsi un arto inferiore, ingessarselo da soli, tenerlo per 40gg, togliere il gesso e camminare... si ma... peggio di prima

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