Eating emotivo, pensieri negativi, obesità, ansia, fame,

Buongiorno,
ho 41 anni nell’arco dei quali ho vissuto almeno una decina di oscillazioni “estreme” di peso corporeo (65kg ÷ 95kg), passando da periodi di regime alimentare iper-controllato ed intensa attività sportiva, a periodi di sedentarietà e disordine alimentare, con la consapevolezza che una tale incostanza trovi le radici in una poco disciplinata reattività alla variabilità degli eventi della vita.

Negli ultimi 4 anni, partendo da una condizione fisica ottimale, sono tracollato nella obesità attuale 95 kg (25+ del p.f.). Aggiungo di riconoscermi come un individuo piuttosto ansioso (ex attacchi panico, affrontati con strategia Nardone).

Ora mi sono prefissato di applicarmi per riguadagnare uno stato di salute per lo meno accettabile, attraverso un percorso che mi aspetto molto sfidante.

Alla base di tale obiettivo ci deve essere oltre una severa attività fisica, un controllo puntuale dell’alimentazione. Cosa che non mi sarebbe razionalmente difficile, se non fosse per quanto segue:

Mi capita che qualche ora dai pasti (es.2-3h digiuno), prima di avvertire realmente fame, si diffonda in me uno stato d’ansia, di malessere generale che si associa a pensieri negativi (incentrati sul timore di stare male, svenire, ecc.), con conseguente perdita di concentrazione nel “qui ed ora”.
Più il digiuno aumenta, più questa sensazione si fa invalidante, fino ad arrivare (es.5h digiuno) ad avvertire un “sibilo continuo al centro della testa” [non definibile come un acufene i quali sono localizzati nell’orecchio], ed una sensazione di stordimento e pervadente timore di perdita di coscienza.
Per evitare questa scomoda condizione, mi arrendo all’assunzione di cibo.

Quando questa condizione si manifesta di notte (es.: cena molto “leggera” o quando ceno ben prima di andare a letto) i pensieri nella notte si fanno ancor più negativi e si accompagnano a timori di eventi tragici (es: se dovessi morire, come farebbe la mia famiglia che rimarrebbe sola? Se dovessi stare male in questo istante, a chi potrei chiedere aiuto immediato sul momento, ecc.).
Il che, associato ad un sonno già di per sé non sereno, ancora una volta mi costringe nel cuore della notte ad assumere zuccheri; dopo ciò, tipicamente 10-15 min, l’ansia diminuisce, ed il sonno si fa un po’ più sereno.

Vorrei avere un’idea su quale sia l’approccio che mi suggerite più opportuno per affrontare ed indagare questa situazione.
È opportuno dapprima indagare se ci sia qualche anomalia metabolica come concausa fisiologica? Quali esami sarebbero più opportuni?
Se l’anomalia metabolica fosse da escludersi, come potrei procedere?

In particolare vorrei capire se si può ritenere “sano” che il legame tra cibo/digiuno e condizioni emotive sia così prepotente e violento; ovvero se esista anche un punto di vista farmacologico per attenuare una tale connubio. Sia inteso che sia ho chiaro che un adeguato legame tra cibo ed emozioni sia ovviamente sano ed essenziale per la sopravvivenza.
Grazie
Alessandro
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ma quindi lei è andato da Nardone per i soli attacchi di panico? Non ha fatto menzione e non ha chiesto aiuto per tutto il bagaglio emotivo che ha descritto qui a noi?

>>> vorrei capire se si può ritenere “sano” che il legame tra cibo/digiuno e condizioni emotive sia così prepotente e violento
>>>

Ovviamente no. Il punto di vista farmacologico farebbe bene a chiederlo in una delle aree mediche. Per quanto riguarda quello psicologico, si tratta di mancata abituazione alla sensazione di fame, perché spesso il mangiare è usato come surrogato di un piacere deficitario in altre aree. Ad esempio, quella affettiva e relazionale. In altre parole chi soffre di DCA sul versante bulimico è come un drogato, che fa uso della sua sostanza (abitudine) preferita per tentare di riempire vuoti di altro tipo.

Ecco perché quasi sempre non basta porsi l'obiettivo "devo darmi regole per mangiare meglio", se poi il resto della vita è arido e problematico. Ma non so se questo sia il suo caso. Farebbe meglio a parlarne di persona con uno specialista.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dottore, la ringrazio per la risposta.

>Ma quindi lei è andato da Nardone per i soli attacchi di panico?

+Sì, per attacchi di panico, ansia da situazioni in pubblico e non; [però per essere precisi, non sono andato da Nardone, ma ho seguito la sua terapia tramite uno specialista.]


>Non ha fatto menzione e non ha chiesto aiuto per tutto il bagaglio emotivo che ha
descritto qui a noi?

+No; ma ho provato l'approccio della scuola Nardone per i disturbi alimentari (Dieta Paradossale), e non l'ho trovato efficace come il precedente.


> [...] se poi il resto della vita è arido e problematico. Ma non so se questo sia il suo caso.

+Ho di certo una vita variopinta, ricca, movimentata e non noiosa. Razionalmente tutto sommato, ne sono contento, quasi orgoglioso. Ammetto che qualche volta sia stressante, ma la verità è che sono io stesso a cercarmela una vita così PIENA, che mi fa sentire così vivo...

Nonostante ciò però non mi reputo così "speciale": son convinto che ogni individuo abbia una propria storia con i suoi mille problemi, avvenimenti, eventi e vortici di emozioni, up &down, ecc., e non pochi saranno anche messi ben “peggio” di me! Eppure non tutti soffrono di disturbi dell’alimentazione o eating emozionale.


>> vorrei capire se si può ritenere “sano” che il legame tra cibo/digiuno e condizioni emotive sia così prepotente e violento.

>Ovviamente no. Il punto di vista farmacologico farebbe bene a chiederlo in una delle aree mediche.

+Quale ritiene essere la più indicata?


>si tratta di mancata abituazione alla sensazione di fame.

+È ipotizzabile affrontare tale mancata con un approccio terapeutico? Con quale indirizzo?


Grazie ancora
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Ho di certo una vita variopinta, ricca, movimentata e non noiosa. Razionalmente tutto sommato, ne sono contento, quasi orgoglioso. Ammetto che qualche volta sia stressante, ma la verità è che sono io stesso a cercarmela una vita così PIENA, che mi fa sentire così vivo
>>>

In tal caso il suo potrebbe essere un particolare assetto di personalità chiamato sensation seeker. Ovvero le persone che per sentirsi vive hanno bisogno di stimolazioni estreme, altrimenti il loro livello di umore si abbassa troppo. Il craving alimentare potrebbe rientrarvi, ma è un'ipotesi. Che andrebbe verificata di persona.

>>> Il punto di vista farmacologico farebbe bene a chiederlo in una delle aree mediche - Quale ritiene essere la più indicata?
>>>

Ad esempio scienza (medicina) dell'alimentazione.

>>> È ipotizzabile affrontare tale mancata con un approccio terapeutico? Con quale indirizzo?
>>>

Certo. Quello strategico va bene, ma la dieta paradossale è solo *una* delle manovre che si usano per l'alimentazione compulsiva (che oltretutto va sempre a braccetto con un programma di esercizio fisico regolare e rigoroso).

Forse il collega che l'ha vista non ha avuto il quadro completo, mancandogli qualche elemento per poter essere più efficace. Ma tipicamente nei DCA non basta lavorare solo sulla componente alimentare, come dicevo. Occorre un lavoro più ad ampio raggio.

E si tratta di un lavoro impegnativo, dato che le compulsioni basate sul piacere possono essere ardue da estirpare. Occorre davvero molta motivazione da parte del paziente.
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