Depressione e ansia da anni

Buonasera,
la mia domanda è abbastanza semplice e cerco di riassumerla in questo modo :
soffro da circa 10 anni di depressione, ansia, panico e insonnia (per vari episodi che mi sono accaduti) che mi rendono complicata la vita evitando contatti sociali, con frequente disgusto verso le cose della vita e perdita di qualsiasi interesse.

Detto questo, sono circa 8 anni che vado avanti con paroxetina e benziodiazepine e da poco ho deciso di andare anche in psicoterapia.

E' possibile realmente uscire totalmente da quest'inferno? questa è la mia domanda..

Non riesco davvero a rendermi conto se tutto ciò serve ad andare avanti o davvero esiste una soluzione definitiva.

Ovviamente ho chiesto anche agli specialisti con cui sono in contatto ma sinceramente non è chiara la risposta.

Spero che qualche medico mi possa portare la sua esperienza perchè fatico a capire e a credere in una soluzione.


Grazie .

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Sta andando avanti da 8 anni con la cura senza aver ottenuto risultati buoni ? E senza aver cambiato la cura in 8 anni ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Attivo dal 2008 al 2017
Ex utente
Intanto grazie per la risposta. Una cura, io credo, debba avere un inizio ed una fine altrimenti cambia il significato della cura stessa. Miglioramenti ne ho finché si mantengono certi dosaggi ma come si prova a diminuire, ritorna tutto uguale. Quindi i farmaci in se fanno il loro dovere sui sintomi, ma a che serve tutto ciò se si mantiene una dipendenza costante? Cosa succederà tra altri 10 anni per esempio?
È questo che faccio fatica a capire. Le esperienze che in qualche modo hanno provocato questo meccanismo , di certo non si dimenticano e certamente il farmaco non è una gomma da cancellare. Quindi,non capisco in che direzione sto andando.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Quindi chi si cura la pressione, il diabete, l'epilessia, l'hiv, l'artrite, la tiroide etc secondo Lei non dovrebbe curarsi solo perché dipende da una cura per star bene ?
Se una persona ha un disturbo che non tende a scomparire, ma può essere neutralizzato con una cura, ha due scelte, che è già tanto. Ci sono forme che devono essere curate a lungo, non è neanche detto per sempre, ma a lungo sì.
Che i disturbi siano prodotti da esperienze è al momento una teoria nella maggior parte dei casi, e comunque questo cambia poco ai fini della cura. Il fatto che la causa sia esterna non implica che sia passeggera.
[#4]
dopo
Attivo dal 2008 al 2017
Ex utente
Le patologie che ha elencato, almeno nel mio immaginario, sono qualcosa di tangibile , di verificabile in maniera scientifica. Se oggi, una persona che sta benissimo, va da uno psichiatra e racconta di crisi d'ansia e situazioni depressive, è probabile che gli venga prescritto uno dei medicinali in questione. Questo perchè sono fenomeni difficilmente "toccabili con mano" in quanto derivano spesso da uno stato interiore. Lo dico ovviamente da paziente e non medico quindi è probabile non abbiano nessuna rilevanza le mie parole, almeno in termini scientifici.

Grazie comunque per la disponibilità.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
I disturbi mentali derivano da uno stato interiore come il diabete e l'ipertensione. Nel caso specifico da una part del cervello. Lo stato interiore, cioè psicologico presumo intenda, non è interiore, è esteriore. Dentro c'è il corpo umano, che si esprime con la mente, tra le altre cose. Si dice interiore perché la visione di noi stessi non include il cervello come fonte della nostra persona in senso mentale, è come se ci ritenessimo dotati di un corpo, di un'anima e poi di un cervello che controlla cose sostanzialmente non psichiche, di base, grossolane, ma non i pensieri, le emozioni nel loro vissuto particolare. Invece così è.
Volendo si possono anche vedere, ma è abbastanza semplice basarsi sui sintomi e sull'osservazione del paziente e il resoconto dei suoi comportamenti.
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