I miei rifiutano di essere nonni

Gentili medici, da quando é nato mio figlio (esattamente un anno fa), con mio marito assistiamo a un'evenienza che ci addolora. I miei genitori sovente "vanno in tilt" rifiutandosi di dare un aiuto (talvolta indispensabile, ma che so non ci é dovuto). Seppur nei limiti di mio padre che soffre di ansia, di doc (mai curato con terapia o farmaci) e di tic nervosi, i miei erano cmq presenti e disponibili quando avevamo esigenze di forza maggiore. Da quando è nato il piccino si sono verificate situazioni limite. Io taglio cesareo d'urgenza, mio figlio in prognosi riservata e una settimana in utin e mia madre non mi ha mai fatto una notte in ospedale. Al ritorno, volevamo andare nella casa di famiglia in montagna e loro ci hanno rifiutati senza mezzi termini, dicendo che non era il caso che coabitassimo tutti ed al contempo rifiutando do lasciarci casa per un paio di settimane. Dalla nascita a oggi si sono collezionati una serie di tristi episodi: sfuriate per nulla, follie di mio padre (che sta pochissimo con il bambino e quel poco sfodera atteggiamenti paranoici cercando di proteggerlo da tutto e vedendo in tutto - oggetti ma anche cibo - pericoli letali). I miei hanno tenuto il piccolo solo nei bisogno estremi (alias visite mediche) e mak per oltre due ore. Se paventiamo una pizza mia mamma fa una faccia bruttissima come per dire che non e il caso. Nel frattempo l'ansia ed il doc di mio padre sono peggiorati. É dimagrito tantissimo e sovente va a passare giornate intere nei vari ps della città dove gli fanno tanti accertamenti dai quali non risulta nulla di nulla. Può mio padre essersi ammalato psicologicamente da quando é diventato nonno e perché? Mia mamma si é totalmente spersonalizzata stando dietro, da crocerossina, a tutte le esigenze e le malattie immaginarie di mio padre. Mia zia, sorella di mamma, mi racconta che ciò era capitato anni fa, quando mio padre allontanò mia madre dalla famiglia d'origine con il pretesto di necessitare di assistenza per sintomi (verificati anche allora da medici e ospedali) che non sostenevano alcun malanno. Vorrei capire cosa sta succedendo e come io devo comportarmi. Mai avrei immaginato che i miei, dopo essere diventato nonni, invece di essere felici, sarebbero diventati infelici e psicologicamente labili. Vi ringrazio
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
la nascita di un bimbo pur essendo un avvenimento gioioso, cambia gli equilibri, mette a rischio quelli precedenti ed eventuali difficoltà /disagi, dinamiche familiari critiche, possono divenire più evidenti o amplificarsi.

Un bimbo, inoltre, richiede molte attenzioni e cure e se una persona già è ansiosa, preoccupazioni, paure e relative "precauzioni" rischiano di moltiplicarsi, come sembrerebbe dalla sua descrizione avvenire in questo caso.
<follie di mio padre (che sta pochissimo con il bambino e quel poco sfodera atteggiamenti paranoici cercando di proteggerlo da tutto e vedendo in tutto - oggetti ma anche cibo - pericoli letali).> Suo padre è seguito da qualche specialista?

E lei? Ancora seguita dalla sua terapeuta?

Compendo il suo sconcerto ma, se la situazione è questa penserei al benessere del suo bimbo, se suo padre sta in questo modo probabilmente non riesce a prendersi cura del piccolo nel modo dovuto.

Ci sono altre persone che le potrebbero dare una mano?
Ne parli anche con la terapeuta che la segue, per stemperare questa amarezza, gestire la situazione familiare e godersi il suo bimbo con maggiore serenità, fino a quando la situazione, magari, diverrà più gestibile con il passare del tempo o con apporti adeguati.

Cordialità

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio per la risposta. Mio padre frequenta specialisti in maniera random. É stato da un neurologo che gli ha prescritto una dettagliata cura. Lui, una volta letto il bugiardino dei farmaci, ha rifiutato di assumerli dichiarando: io nn sono pazzo, io nn sono depresso. Assume una xanax la sera prima del sonno. Almeno così mi risulta. Da quella visita, un giorno si e uno no, visita i ps della città. Mentre é in astanteria chiama mia mamma urlandole di raggiugerlo (soprattutto se mia mamma si trova a casa mia). Le instilla sensi di colpa e lei pare cieca a tutto ciò. La sua priorità é solo mio padre. Io vivo in una metropoli (nn é la mia città) e non ho nessuno. I miei hanno affittato un bilocale più per loro esigenze (mediche) che per altro. Ogni volta che ingaggio una baby sitter, mia mamma si presenta a csa mia con le migliori intenzioni dicendomi che mi collaborerà e poi puntualmente il putiferio. Mio padre, dovrebbe vederlo, é di una magrezza sconcertante, resa ancor più impressionante dalla mole di tic che gli colpiscono tt il corpo. Ha fattontac e risonanza encefalo e non risulta nulla di rilevante. Eppure ne lui ne mia madre accettano l'idea di un esaurimento nervoso. Pensi che, in merito alla casa in montagna, mia madre paventa una soluzione assurda: O una roulotte o un prefabbricato dove luinpossa vivere in quella solitudine di cui dichiara di avere assoluta necessita. Io al.momento ho sospeso la terapia per assenza di tempo. Ho ripreso a lavorare, sto facendo rieducazione posturale on fisioterapista per problemi alla schiena e non saprei davvero come incastrare la psicologa (che ha studio dall'altra parte della città). Mi creda, nn so cosa fare. Forse dovrei rassegnarmi a non pretendere amore dei miei verso mio figlio e da li ripartire.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Riprendere la terapia, quando possibile, sarebbe utile anche per gestire gli aspetti dolorosi del rapporto con la sua famiglia.
La situazione che ha descritto è indubbiamente difficile e complessa, rifletta se sia il caso di insistere o magari provare a leggere quanto accade più che in termini di rifiuto in quelli di difficoltà come detto anche in prima replica...forse la aiuterebbe a prendere un po' le distanze dal problema e a godersi la crescita del suo bimbo con maggiore serenità.

Cari auguri
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dopo
Utente
Utente
Avrei fatto bene a seguire il suo consiglio e a non insistere. Invece venerdì scorso, complice un "accordo" verbale fatto con i miei genitori ed il caldo assurdo della città, siamo partiti tutti per la campagna. Lì ci eravamo raccordati che saremmo rimasti tutti insieme per quattro giorni e poi i miei avrebbero lasciato la casa a me e alla mia famiglia per dieci giorni. C'era un clima da guerra fredda ma fino al secondo giorno si é cercato di mantenere la calma. Non fosse che il cane ha fatto pupú nella casa degli attrezzi di mio padre. É accaduto un putiferio, mio padre ha come perso la testa: urla incuranti del bimbo addormentato. Ci ha buttati fuori di notte, a mezzanotte e oltre. La cosa grave é stata che lui diceva di voler andare a dormire nella casa a valle e mia madre a supplicarlo di non andare e di fare andare noi (piccolo inciso, la casa a valle distava 6 km, casa mia 180 km). Abbiamo caricato la macchina e siamo partiti arrivando a casa alle due di notte. Il bimbo che ci ha sentiti urlare era tt la notte inquieto, singhiozzava nel sonno. Sono tristissima. Ho detto a mia madre di dimenticarmi per un po'. Li ho bloccati da tutte le utenze mie e di mio marito. Loro di solito, dop le sfuriate violente tornano a cercarci e promettono che saranno sereni. Noi ci caschiamo ma poi é peggio di prima. Mi dia un consiglio e se non le chiedo tanto, la prego mi aiuti a capire perché mia madre é così cieca di fronte alla pazzia (che andrebbe curata) di mio padre? É totalmente sottomessa. Ha preferito fare restare lui a casa (era terrorizzata, giuro. Si é quasi inginocchiata a implorarlo di restare), e far partire noi di notte con neonato al seguito. Non ha manco chiamato per sapere se fossimo arrivati. Sono tristissima e non so cosa fare. Forse dovrei allontanarli dalla mia vita o dovrei farli avvicinare da qualche medico? La ringrazio
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Continuano a ripetersi tra voi le medesime dinamiche disfunzionali, ognuno ha un ruolo attivo in ciò che accade, nell'alimentarle anche inconsapevolmente. Ci rifletta e cerchi di ritrovare un po' di serenità, il suo bimbo ne gioverebbe.

Lasci perdere i problemi tra i suoi genitori, complessi e datati, non ne verrebbe a capo, pensi alla sua famiglia.

Le suggerisco nuovamente di rtiprendere il suo percorso terapeutico appena possibile, è importante anche per quanto concerne la gestione dei rapporti con la sua famiglia di origine.

Cordialità