Psicoterapia aiuto

Salve,
il mio è un dubbio sulla psicoterapia.
Sono in terapia da 2 anni, per attacchi di panico con agorafobia, ho cambiato diversi specialisti e orientamenti ad oggi posso dire di non avere più sintomi.
La cosa che mi turba, è che non mi sento cambiata da all'ora, non sento di aver fatto progressi sul piano dei comportamenti, di conoscenza di me.
Penso di non conoscermi cosí come prima di entrare in terapia.
I benefici che ho ottenuto sono solo in relazione all'eminazione dei sintomi.
Non so se questo discorso possa dipendere da una mia resistenza alla terapia, ma non mi spiego come possa essere così migliorata se non sono passata per la consapevolezza di me.
Sento di aver fatto tutto e niente allo stesso tempo, sono confusa, non so cosa pensare.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Salve! Lei pone una domanda molto interessante, ovvero come possa essere possibile il miglioramento ,nel senso di eliminazione dei sintomi , senza l'acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé.
A questo proposito, le vorrei rivolgere io alcune domande; la prima riguarda la sua richiesta di intervento terapeutico: era formulata nel senso di eliminare solo la sintomatologia oppure di acquisire consapevolezza del suo funzionamento psichico? O di entrambi? Perché, vede, un clinico generalmente lavora in base alle richieste del paziente pur se, ovviamente, fornisce il suo contributo per formulare un contratto terapeutico condiviso.
La seconda domanda riguarda i diversi orientamenti da lei seguiti: quali, in particolare?
La terza domanda è: ha parlato con il suo terapeuta del suo dubbio e di cosa, eventualmente, lei sente il bisogno in questa fase della terapia?
Ed ora le espongo un mio parere in merito alla sua interessante domanda: la consapevolezza è importante perché ci rende capaci di utilizzare comportamenti e strategie adeguate ai nostri bisogni e in sintonia con quello che sentiamo e vogliamo. Tuttavia, le terapie da lei effettuate sono state efficaci e hanno funzionato sui sintomi. Può darsi che il cambiamento sia comunque avvenuto ma non sia stato esplicitato il relativo processo e come si sia arrivati al risultato. Forse, allora, potrebbe essere arrivato il momento di esplorare su come lei funziona psichicamente, sui suoi processi mentali e sulla conoscenza di sé , se lei ritiene la consapevolezza di sé come importante conquista. In tal caso, se questo è il passo successivo, le consiglierei di farlo presente in seduta.
Lei, che ne pensa?

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio innazitutto per la risposta.
Nella domanda non c'era questa richiesta, ma leggendo dei vari metodi pensavo fose intrinseco nel percorso terapeutico.
Inizialmente ho provato la terapia della gelstat, ma sfortunatamente mi son trovata male con il terapeuta allora ho cambiato e sono andata da un cognitivo comportamentale e posso dire che i sintomi più invalidanti erano svaniti; trovando però in seguito difficoltà col terapeuta ho optato per la psicodinamica, con la quale mi sono trovata meglio, ma dopo alcuni mesi ho voluto interrompere dato l'effettivo miglioramento. Ad oggi però mi trovo a riflettere e mi chiedo:"cosa ho capito da questo percorso?"
e non so darmi risposta, se non aver acquisito una sicurezza maggiore nella gestione dell'ansia. Ma di ricordi rimossi o di funzionamenti inconsci svelati non ho trovato. Non saprei, forse era ancora presto per concludere o capire qualcosa in più.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
La ringrazio per aver fornito più elementi sul suo percorso - o meglio- percorsi terapeutici. Lei ha seguito tre approcci diversi, che si sono rivelati, ad eccezione, lei afferma, del primo, comunque efficaci e risolutivi sul piano dei sintomi. Questo è di per sé un ottimo risultato e le da' il riscontro di avere lavorato bene e in modo mirato. L'approccio della Gestalt si basa soprattutto sull'esperienza nel qui e ora, quello cognitivo-comportamentale sulle cognizioni ed emozioni che sono collegate ai comportamenti, quello psicodinamico sull'acquisizione di conoscenza di processi prevalentemente inconsci. Se questa consapevolezza non è avvenuta, i motivi possono essere diversi: forse il terapeuta ha reputato prematuro 'scavare' a fondo, o forse il materiale era legato a urgenze del momento che richiedevano di essere affrontate per prime.
Mi chiedo se il suo lasciare la terapia a risultato raggiunto - anche se per lei solo parzialmente-sia stata comunicata ed elaborata con il suo terapeuta. La conclusione le risulta ora affrettata? Se così fosse, potrebbe sempre ritornare e chiarire questo aspetto, dandosi ancora un po ' di tempo per giungere a conclusioni complessive sul suo percorso, le aspettative che aveva all'inizio e i risultati raggiunti.
Spero di aver fornito qualche spunto di riflessione, pur nella limitatezza del mezzo mediatico.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Potrebbe essere che il modo in cui lavorava di distanziava dall'intepretazione classica? Ricordo che era molto incentrata sulla relazione e sulla qualità della relazione.
Quindi credeva che fosse quest'ultima a "curare"?
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Se lei intende psicoanalisi classica , ovvero freudiana così concepita inizialmente, ritengo che siano non molti quelli che la praticano. È ipotizzabile,quindi, che si trattasse di un approccio psicodinamico di tipo interpersonale e umanistico-esistenziale, secondo il quale la relazione sarebbe il fondamento stesso della cura. Mi viene in mente, come esempio di questo tipo, Yalom, psicoterapeuta e scrittore di diversi casi clinici e narrative centrate sulla sua esperienza terapeutica. Secondo tale approccio, la relazione stessa sarebbe curativa. Per relazione , si intende un interscambio basato su ruoli e competenze diversi ma su un atto di fiducia reciproca e di accettazione del paziente pressoché incondizionata. Comunque, sempre più spesso, molti terapeuti tendono a privilegiare un approccio integrato, ricorrendo a tecniche e strategie mutuate da orientamenti differenti.
Ad ogni modo, al di là delle impostazioni e correnti di pensiero, la relazione rimane un punto importante di qualunque terapia. Proprio per questo, soprattutto in caso di dubbi e perplessità sull'efficacia di un trattamento, è importante comunicare al terapeuta l'eventuale decisione di sospendere la terapia, anche al fine di operare una chiusura-ancorche' temporanea- che metta un punto definito, chiaro e condiviso.
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