Sentirsi inutili...

Gentili dottori,
ho 44 anni e da qualche mese vivo la mia vita con un forte senso di vuoto e di inutilità. E questo solo a livello affettivo perché dal punto di vista professionale svolgo una professione che mi piace tanto e da cui ricevo molte soddisfazioni, ossia l'insegnante.
Dal punto di vista relazionale, invece, è tutto un disastro: storie iniziate con uomini e vissute in modo poco sereno e piene di tribolazioni. Puntualmente, alla fine di ogni storia ne sono uscita fortemente scoraggiata e delusa, insomma un continuo fallimento.
Anche con le amicizie da quando sono piccola non è andata bene: ho avuto tante amiche del cuore con cui, poi, per un motivo o l'altro finiva male. Adesso ne ho pochissime e ci vado coi piedi di piombo.

Fino a qualche anno fa non mi rendevo conto che l'educazione che ho ricevuto è stata determinante: figlia unica e quasi sempre accontentata dai miei genitori che invece di rimproverarmi per certi miei atteggiamenti egoistici lasciavano perdere facendomi crescere come se tutto fosse dovuto . Ora, non è che voglia dare la colpa ai miei, ma per tanti anni non capivo che l'essere concentrata su se stessi e non mostrarsi disponibile nelle difficoltà portava gli altri ad allontanarmi e a farsi una brutta opinione di me.
Adesso che mi sento cambiata e che ho capito gli errori che senso ha? Non si può più tornare indietro! Se penso a quanto cretinate ho combinato, a quante cose non ho dato la giusta importanza, mi verrebbe da gridare!
Davvero, vedevo solo me stessa e tenevo solo a me stessa. Credo, allora, di essere "cresciuta" troppo tardi da questo punto di vista.
L'unico momento in cui sto bene, sembrerà strano, è quando lavoro: mi piace stare coi ragazzi e loro sono molto contenti ad avermi come prof!. Quando arrivo e mi fanno festa mi sento scoppiare di gioia. Loro né tanto meno i colleghi, con cui ho un ottimo rapporto,non penserebbero mai che ho una vita triste e insoddisfatta. Nonostante le mie frustrazioni, riesco a relazionarmi bene con gli alunni, cosa che non è facile specie in un'età difficile come quella delle medie.
Tuttavia, mi sento una persona molto sola: il fatto di non essermi formata una famiglia mi fa sentire inutile e penso continuamente a quanto egoista sono stata in passato. Chi m'incontra mi riempe di complimenti dicendomi che sono sempre bellissima e che sembro molto più giovane. Io, invece, dentro mi sento appassire come una zitellona inutile. Esco di rado con le poche persone che mi sono rimaste amiche. E noto che meno esco meno m'interessa uscire, preferendo la cara tv.
Inoltre, non ho mai coltivato hobbies.... a parte lo yoga che non so se possa essere considerato tale. Al di fuori della scuola non ho nulla verso cui provo interesse. Mi piace viaggiare, è vero, ma se vedo alcuni che si dilettano ad andare a pesca, ricamare, giardinaggio, allora quello sarebbe un hobby.
A volte penso che quando un giorno andrò in pensione tutto ma proprio tutto mi sembrerà inutile...
Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

lei è ancora sufficientemente giovane da poter trovare un compagno e formare una famiglia, tanto più se gli altri le dicono che è una bella donna e che sembra più giovane della sua età, ma ragiona come se avesse 80 anni e non ci fosse più alcuna prospettiva di questo tipo per lei.
E' possibile che questo, assieme al senso di vuoto e di inutilità, sia il segno della presenza di un disturbo depressivo, visto quanto riferisce e la sua visione molto negativa della realtà.
In ogni caso per arrivare ad una diagnosi certa è necessario un contatto diretto e quindi la mia può essere solo un'ipotesi.

E' vero che quel che è stato non si cambia, ma è vero anche che ha molti anni davanti a sè e che ha fatto un passo molto importante verso la consapevolezza della causa dei suoi problemi: questo è ciò che le consentirà di cambiare.
Invece di vedere il mondo come ostile, e gli altri (al di fuori dell'ambiente lavorativo) come persone che la rifiutano e non la capiscano, è infatti in grado di dire che il suo stesso atteggiamento eccessivamente egocentrico e poco empatico le ha provocato molti dispiaceri, perchè gli altri si sono allontanati da lei.

Ovviamente se è stata viziata dai suoi non si può dire che non abbiano colpe, dal momento che spetta ai genitori far capire ai figli che non tutto è dovuto, che gli errori si pagano e che per vivere in un gruppo sociale è necessario considerare anche gli altri e i loro sentimenti.
Anche l'empatia si sviluppa su stimolo degli adulti di riferimento e se i suoi sono stati carenti in questo non vedo perchè non riconoscere la loro responsabilità.

Ora ha capito il loro errore e quali conseguenze ha avuto su di lei, e può rimediare.

Ovviamente questo sarà più difficile e non basterà rimboccarsi le maniche se sta soffrendo di un disturbo dell'umore che le fa vedere il futuro privo di speranze, ma, come le dicevo, per averne la certezza deve rivolgersi di persona ad uno psicologo che possa valutare la sua situazione nel complesso e aiutarla a cambiare o a guarire.

Ci ha pensato?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Massaro, grazie innanzitutto di avermi risposto. Mi sono state già di aiuto le Sue parole intravedendo la possibilità di un aiuto o miglioramento della mia situazione.
Se penso che sin da piccola mio padre, pur viziandomi, non mi ha mai incoraggiato negli studi pur essendo molto brava, anzi arrivava pure ad offendermi, mi sorprendo di me stessa di come abbia trovato la forza di andare avanti con mille sacrifici. E se non fosse stato per mia madre che ha sempre creduto in me, adesso mi ritroverei senza studi e chissà a fare cosa.
La bassa autostima è stata determinante nel mio rapportarmi con le persone e le cose. E di questo sono consapevole.
Vedo molte altre altre persone che nelle cose vanno fino in fondo perché supportati da genitori che credono fortemente in loro. Io invece non ho avuto questa fortuna.
Per farle un esempio a 28 anni sono stata per anni con un uomo molto più vecchio di me perchè insicura ...pensavo anche di non avere molte chances con gli uomini...
Ho sempre questa tendenza a pensare " Tanto ormai..." ecc ecc in molti aspetti della vita. Anche mia zia patrena era così e putroppo credo di portarmi sempre questo spirito.
Grazie dell'ascolto.
Daniela
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Una figura paterna svalutante e aggressiva come quella che ha avuto può averla spinta a legarsi ad un uomo più grande che - inconsciamente - può aver vissuto come un sostituto di suo padre, dal quale ricevere quelle attenzioni e quelle conferme che il papà le ha fatto mancare.

Un'altra conseguenza può essere il pensiero di "non avere molte chance con gli uomini", perchè suo padre l'ha fatta sentire rifiutata e indesiderabile, determinando anche la sua carenza di una solida autostima.

Per fortuna è stata sostenuta dalla mamma e questo è stato sicuramente fondamentale nel consentirle di conseguire obiettivi che altrimenti non avrebbe sentito di poter raggiungere.

Alla luce di tutto questo rinnovo il mio invito a contattare uno psicologo che la aiuti di persona, perchè non le possono bastare gli spunti che arrivano da qui.
Ci rifletta e se vuole mi faccia sapere.

Un caro saluto,