Lasciare l'università o perseverare?

Gentili medici,

Scrivo qui per illustrarvi la mia situazione. Sono una ragazza di 24 anni, studio giurusprudenza e lavoro part time. Quando scelsi questa facoltà, lo feci perchè mi sembrava fosse quella che si adattasse maggiormente alle mie attitudini e che mi potesse garantire un futuro. Già dal primo anno mi sono accorta che fosse più impegnativa di quanto pensassi, e da quando ho iniziato a lavorare sono riuscita a dare pochi esami. Ogni volta che mi metto sui libri inzio a pensare al fatto che sono indietro, che potrei sfruttare il tempo in maniera più proficua e a volte trovo lo studio molto noioso. C'è una premessa da fare: a scuola non ho mai avuto un reale metodo di studio e costanza, ma ho sempre avuto la fortuna di avere un'ottima memoria e per questo riuscivo anche ad avere buoni voti con il minimo sforzo. Ovviamente le cose all' università non sono le stesse a causa della mole di studio e sono arrivata a chiedermi se valga la pena continuare o meno. Adesso dovrebbe iniziare il quinto anno e sono molto indietro, come se fossi al terzo. Ho bisogno di lavorare e credo anche che non sia la mancanza di tempo il problema, bensí il mio atteggiamento mentale. Ho sempre avuto delle altissime aspettative su quello che sarebbe stato il mio futuro e questo continuo fallimento mi sta logorando a poco a poco. Ho anche pensato di passare alla triennale, ma guardando i bandi di concorso e parlando con una mia parente avvocato, sono arrivata alla conclusione che sarebbe inutile. Quindi in questo momento è come se fossi in un limbo. Non ho in mente altri corsi di laurea e in questo momento mi sento confusa.
Vi ringrazio in anticipo per le risposte.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

penso che il suo problema possa essere questo:

"Ho sempre avuto delle altissime aspettative su quello che sarebbe stato il mio futuro e questo continuo fallimento mi sta logorando a poco a poco"

Un'eccessiva ansia di perfezione porta a non essere del tutto realisti quando si ha scelto una strada che non è la propria, perchè ammettere di essersi sbagliati appare come un fallimento inaccettabile.
Di conseguenza - e non sono poche le persone nella sua situazione - si persevera in una direzione che non convince del tutto solo per non mostrare a sè stessi e agli altri che si è commesso un errore di valutazione.

La sua famiglia ha aspettative altrettanto alte delle sue su di lei?
Come mai ha scelto Giurisprudenza?

Da quanto scrive sembra che il suo sia un corso di laurea a ciclo unico: è così?
Non sarebbe meglio passare alla triennale e iniziare a prendere la laurea di primo livello, volendo proseguire questo tipo di studi?

Il lavoro che sta svolgendo per mantenersi offre delle prospettive?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Gentile dottoressa,

la ringrazio molto per la risposta.
Il corso è a ciclo unico; mi piacerebbe passare alla triennale, ma purtroppo ho appreso che se volessi proseguire con gli altri due anni, non potrei fare l'avvocato in quanto a tale professione si può accedere solamente con la magistrale. In realtà non so se vorrò o meno fare l'avvocato, però la mia paura è che mi possa precludere delle opportunità. Arrivata a questo punto però potrebbe essere l'unica via d'uscita da un circolo vizioso.
PerAttualmente sto facendo la commessa da 3 anni in un negozio. Sono felice di aver fatto questa esperienza, ma non credo possa rappresentare il mio futuro.
Per quanto riguarda l'ansia da perfezione ha perfettamente ragione. Sulle aspettative da parte della mia famiglia è una questione complessa: nella mia famiglia sono quasi tutti laureati ( intendo zii e cugini). Il mio nucleo familiare è composto da me e mio padre, il quale è sempre stato un pò esigente ai tempi della scuola, ma devo ammettere che in questo momento il suo atteggiamento è molto comprensivo. Ovviamente mi consiglia di proseguire con gli studi per il mio futuro, ma senza rimproverarmi. Le aspettative più alte sono quelle che io impongo a me stessa: ho scelto questa facoltà perchè mi sembrava quella che mi avrebbe dato maggiori sbocchi lavorativi e perchè sono sempre stata più portata per le materie umanistiche. Ero indecisa anche su scienze politiche e internazionali, ma non dava apparentemente la stessa sicurezza. Probabilmente potrei aver sbagliato scelta, ma ho un desiderio grande di rivalsa e il solo pensiero di aver fattp un errore di scelta, mi provoca dolore.
La ringrazio in anticipo se deciderà di rispondermi.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"il solo pensiero di aver fatto un errore di scelta, mi provoca dolore"

Certo non fa piacere a nessuno ammettere di aver scelto male, ma deve considerare che questo accade a tutti, prima o poi; in ogni caso quando si sceglie un corso di laurea non si è mai sicuri di cosa comporterà e di quale sarà la propria reazione di fronte a certe materie che magari non interessano o non sono approfondite nella maniera in cui ci si sarebbe aspettati (la lamentela più frequente è che gli insegnamenti siano troppo teorici e che manchi l'aspetto pratico della preparazione dello studente).

Non sia quindi troppo dura con sè stessa: scegliere un libro dalla copertina o una torta dal colore non è garanzia di una buona decisione e, con le dovute differenze, questo accade anche per l'università.

Se non ho capito male la sua scelta è stata dettata da considerazioni razionali e dal pensiero che il corso di laurea attuale le avrebbe garantito un lavoro: ha ricevuto delle promesse da questo punto di vista da qualche suo parente?
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dopo
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
Gentile dottoressa,

In realtà non ho ricevuto nessuna promessa, è stata solo una considerazione personale. Ho pensato fosse la laurea con maggiori sbocchi lavorativi in generale. Inoltre ha centrato il punto; trovo che i corsi siano troppi teorici e sia difficile immaginare il lavoro concretamente.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non è affatto una laurea dai grandi sbocchi lavorativi: gli avvocati disoccupati sono molti e deve sapere che il numero di laureati che superano l'Esame di Stato per diventare avvocato è limitato anche per la necessità di non immettere ulteriori grandi quantità di avvocati nel mercato, quando sono già presenti in sovrabbondanza.

Legga questo articolo al riguardo:
https://www.webeconomia.it/avvocati-italia-europa-numeri-statistiche/9505/

Se non avesse immaginato di avere maggiori possibilità lavorative laureandosi in giurisprudenza cosa le sarebbe piaciuto fare?
E' ancora in tempo per cambiare e potrebbe aver superato esami che le sarebbero convalidati se scegliesse un corso di laurea differente, ma in parte attiguo.
[#6]
dopo
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
La ringrazio per l' articolo. Penso che abbia ragione. L' unico dubbio che rimane è questo: per gli altri ambiti lavorativi, come ad esempio la banca o le assicurazioni, la laurea magistrale non è preferibile?
Non ne ho idea sinceramente. A me ispirava molto scienze politiche e internazionali, oppure anche la stessa giurisprudenza. Forse la triennale mi spaventerebbe meno perchè vedrei prima il traguardo. Facendo un passaggio magari potrei farmi convalidare degli esami.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Si informi bene sulle varie possibilità, anche rivolgendosi allo sportello psicologico o di orientamento del suo ateneo (se presente/i).

Ha fatto già un bel tratto di strada e può trovare tranquillamente la direzione verso la quale incamminarsi per ultimare il percorso, senza sentirsi fallita solo perchè sta aggiustando la rotta.

Mi aggiorni quando vuole,
un caro saluto
[#8]
dopo
Attivo dal 2017 al 2018
Ex utente
La ringrazio tantissimo per i suoi consigli, mi sono stati davvero molto utili.
La terrò aggiornata sulle mie decisioni.

Cordiali saluti.