Ipocondria, apatia e isolamento sociale - a chi rivolgersi?

Buonasera

ho 30 anni e, da ormai due anni, vivo in una situazione di costante ansia ed apatia che mi ha tolto qualunque stimolo e piacere nella vita.
In particolare, le mie ansie maggiori riguardano la salute. Un anno e mezzo fa mi hanno diagnosticato una malattia cronica intestinale, e, da allora, tendo ad ingigantire e catastrofizzare ogni minimo fastidio, che sia legato direttamente alla malattia intestinale (che va a periodi, fase attiva con dolori e fasi piu' tranquille) o ad altro, e praticamente passo la giornata con la mente focalizzata solo sul dolore che provo (pur minimo che sia) e quasi mi sembra di amplificarlo solo col pensiero.

Non riesco a trovare alcun stimolo che mi faccia pensare ad altro, ne' sul lavoro ne' nel tempo libero, anzi qualunque attivita' mi annoia e non mi da nessun sollievo. Addirittura non riesco nemmeno a guardare un film per piu' di 20 minuti.

Oltre a cio', sono sempre stato, fin da bambino, estremamente solitario ed isolato. Non ritengo di aver mai avuto amici nel corso della mia vita e questo e' peggiorato ulteriormente negli ultimi anni, dato che mi sono trasferito all'estero per lavoro, lontano dalla famiglia d'origine (con cui comunque i rapporti sono sempre stati abbastanza artefatti e freddi), ed in piu' ora lavoro in remoto da casa, neanche in un ufficio con altra gente. Sono quindi solo 24 su 24 e 7 giorni su 7, letteralmente non ho nessun rapporto con altre persone, probabilmente parlero' con altri esseri umani 5 minuti al giorno quando vado a prendere un caffe al bar o a mangiar qualcosa fuori a pranzo!
Il fatto e' che non ho nemmeno interesse ad interagire con le persone, non tanto per paura, sul lavoro infatti non ho problemi di comunicazione le poche volte che parlo con colleghi, ma perche' non mi ha mai dato alcuna gioia o piacere. Dall'altro lato pero', mi sento inerme e senza nessuno che mi possa sostenere ed aiutare in momenti in cui sto male di salute. Ecco, il rapporto con altri esseri umani lo vedo solo in chiave utilitaristica, ovvero avere qualcuno che mi aiuti nelle situazioni di bisogno e che invece non mi disturbi negli altri momenti.

Fatta questa lunga premessa, conscio dei mie problemi, mi sono rivolto nel recente passato ad almeno tre o quattro psicologi/psicoteraputi diversi. Con ciascuno ho fatto qualche sessione (con qualcuno solo due, con un altro sei o sette), ma alla fine ho sempre desistito e me ne sono andato piu' demoralizzato di prima perche' tutti i discorsi, esercizi e consigli che ho sentito mi sono sembrati estremamente banali, semplicistici e non mi hanno minimamente aiutato. Alcuni psicologi si basavano sulla terapia cognitivo-comportamentale e, dall'esperienza avuta, forse questo e' stato l'approcio che piu' mi ha deluso e su cui sono molto scettico.

Ora vorrei chiedere a che professionista dovrei rivolgermi? Psicologo? Psichiatra? Nessuno mi ha mai convinto che possa aiutarmi
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

è comprensibile che la diagnosi che ha ricevuto e l'idea di avere una malattia cronica abbiano avuto ripercussioni sul suo stato mentale e aggravato anche le condizioni di isolamento e scarso interesse per il mondo esterno che erano presenti già in precedenza.
Le faccio presente che le patologie intestinali hanno spesso un legame con il cervello e/o la psiche e sarebbe interessante che investigasse anche il significato psicosomatico della patologia che ha sviluppato.

Non so dirle se oltre che ad uno psicologo dovrebbe rivolgersi anche ad uno psichiatra, ma questo potrebbe anche essere molto utile almeno per ricevere un supporto farmacologico, soprattutto se in lei fosse presente una forma depressiva (che online non è possibile diagnosticare).

In quest'ultimo periodo è rientrato in Italia?
Ha incontrato qui i vari terapeuti con i quali non si è trovato bene o era all'estero?
Di preciso quanti e quali percorsi ha cominciato e interrotto?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Massaro

grazie per la risposta.

All'estero (Inghilterra) ho visto almeno cinque o sei terapeuti, alcuni solo per una prima visita, mentre con tre ho fatto piu' sessioni (cinque o sei). Due applicavalo la TCC, mentre l'ultimo che ho visto mi ha parlato soprattutto di mindfulness. Sono una persona molto scettica e difficilmente do fiducia agli altri. Infatti nessuno dei terapeuti mi ha mai fatto capire come in concreto poteva aiutarmi, che percorso impostare, e, data la banalita' e mancanza di concretezza dei consigli, mi e' sembrato come se seguissero istruzioni preconfezionate da un manualetto che funziona col paziente medio.

Ho visto anche un terapeuta in Italia. Con questo ho avuto solo due sessioni, dato che in ciascuna mi ha dedicato si e no venti minuti, ma chiedendomi una cifra (a mio parere) decisamente eccessiva. Nella prima sessione mi diede un eercizio (dedicare 10-15 minuti al giorno ad ingigantire artificialmente le mie ansie), che non riuscii a fare con continuita' dato che mi sembrava tutto fasullo, e a sua detta era proprio questo lo scopo. Nella seconda sessione, svelatomi il "trucco", mi disse semplicemente di continuare a farlo ancora per un mese, al termine del quale ci saremmo dovuti rivedere.

Da tutte queste esperienze sono uscito deluso, per il tempo ed i soldi sprecati, dato che nessuno mi ha mai convinto di come potrebbe aiutarmi, anzi ha reso dell'opinione, senza voler essere arrogante o sentirmi superiore, che questi metodi funzionano per menti facilmente suscettibili.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Ha quindi effettuato sostanzialmente Terapie Cognitivo-Comportamentali (Mindfulness inclusa) e Terapia Strategica.
Le suggerisco di cambiare radicalmente approccio, passando dagli "esercizi" di varia matrice a un lavoro più approfondito (psicoterapia psicodinamica) che non la porterà a ricevere istruzioni, ma a lavorare su sè stesso per risolvere il problema in modo diverso, occupandosi prima di tutto di ciò che lo provoca.
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