La scoperta della gravidanza come uno shock

Buongiorno, vorrei avere un punto di vista professionale riguardo un pensiero che mi assilla da qualche tempo. A 23 anni sono rimasta incinta. Soffrivo di ovaio micropolicistico ed il ginecologo che mi aveva in cura ripeteva ad ogni visita che non avevo ovulazioni e che le mie ovaie non producevano altro che cisti. Per me l'equazione era chiara. "Cisti galoppanti" ( così le definiva) uguale sterilità. Per cui avevo rapporti non protetti soprattutto nei giorni immediatamente successivi alla mestruazione. All'epoca ero all'ultimo anno di università e ho vissuto la scoperta della gravidanza come uno shock. La reazione dei miei fu di rabbia e profonda delusione. La gestazione non fu una passeggiata e il parto una esperienza spaventosamente dolorosa come il post partum. Ero terrorizzata all'idea di non poter più essere " figlia". Grazie ai miei genitori al loro aiuto ho terminato gli studi ed ho persino avuto la fortuna di vincere un concorso pubblico. Nel frattempo mi ero anche sposata, anche se di questo passo non ero affatto felice. Però pensavo anche che prima o poi, intorno ai 30 anni, avrei dovuto superare le mie paure perché mia figlia non rimanesse unica. Tuttavia mi sono separata da mio marito. Attualmente ho un compagno, mio coetaneo, con il quale convivo. Non abbiamo mai parlato in modo serio della possibilità di avere un figlio ma quando qualcuno a noi vicino sta per diventare genitore lui abbozza frasi come : " e noi?" Gli ho sempre risposto seccamente che non desideravo altri figli ed ora aggiungo che sono " vecchia" per una gravidanza. Però da due anni circa il pensiero mi sfiora ed ora è molto più pressante. Ho paura. Svolgo un lavoro impegnativo e per di più la mia sede dista quasi novanta km dalla mia residenza. Alla sera sono stremata. Mi impongo un'ora di palestra, curo la casa che per me deve essere sempre in perfetto ordine. Mia figlia frequenta il Liceo ed io e il mio compagno, pur dovendo essere sempre disponibili per via dei numerosi impegni di una adolescente, siamo molto più liberi delle coppie con figli piccoli. Dentro di me ci sono due voci contrastanti. Una è l'eco di quella che sin da bambina mi faceva immaginare di avere tre figli; che mi ricorda che mia figlia non ha fratelli. L'altra che mi ammonisce sul fatto che l'età non é quella ottimale; che sono richieste energie per accudire un neonato; che vi sono tante patologie e rischi legati alla gestazione; che i miei genitori non sarebbero felici perché sono più anziani ed io non potrei chiedere loro altri sacrifici. Vedo le amiche che hanno figli piccoli barcamenarsi senza sosta non potendo dedicarsi a sè stesse. Io sono forse troppo egoista e viziata per infrangere l'equilibrio attuale. Il mio è un desiderio profondo che merita attenzione o è un pensiero effimero? Non si è sconsiderati solo a pensare una cosa del genere nelle mie condizioni? Ho il terrore del rimpianto.Grazie per l'ascolto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 572 66
Gentile utente,

le riflessioni che Lei fa nella seconda parte della mail sono frutto della razionalità
e prese singolarmente non trovano opposizione.

Però non tengono conto del Suo compagno:
"..ma quando qualcuno a noi vicino sta per diventare genitore lui abbozza frasi come: "e noi?".. "

nè dell'origine delle Sue risposte, la paura:
"Però da due anni circa il pensiero mi sfiora ed ora è molto più pressante. Ho paura."

Due sono le cose con cui Lei ora ha da fare i conti:
il passato, con lo shock di una gravidanza non desiderata e un parto traumatico (tuttora molto presente)
il presente, che andrebbe sicuramente a modificarsi nel suo assetto personale e famigliare ormai stabile.

Considerata l'importanza della questione per Lei e per la Sua vita di coppia, Le consiglio vivamente un consulto di persona con una Psicologa psicoterapeuta della Sua zona, in modo da poter approfondire tutti gli aspetti anche emotivi molto presenti nella problematica che ci pone.
Se sarà il caso, a qualche seduta potrà partecipare anche il Suo compagno; lo si valuterà "in corso d'opera".

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
Ringrazio per la cortese risposta. Purtroppo risiedo in un piccolo centro e non sono presenti professionisti a cui rivolgermi, nè, data i miei ritmi frenetici, potrei intraprendere un percorso con qualcuno di fiducia in un altro centro abitato. I miei dubbi sono incentrati in primis sulla necessità di capire se il mio sia un desiderio magari narcisistico ( bisogno di attenzioni ed una sorta di "competizione" con altre donne) oppure se esista insita in una donna una sorta di atavica propensione alla maternità che ad un certo punto pungola la nostra mente. Inoltre non ho ben capito dalla Sua risposta se dovrei porre attenzione anche alle esigenze del mio compagno. In realtà lui non ha mai manifestato in modo veemente un suo desiderio di paternità. È vero che io ho sempre stroncato sul nascere i suoi pur timidi tentativi di toccare l'argomento ( per carattere non è uno che si infervora), ma è altrettanto vero che di dinanzi ai miei " sono troppo vecchia per questo" o " come potremmo mai organizzarci con il lavoro?" non hai portato soluzioni concrete, battendo in ritirata. Ed io, che sono abituata a lottare se desidero tanto una cosa, interpreto questa arrendevolezza come l'espressione di scarsa convinzione. Forse ciò che più mi preoccupa è che mia figlia non abbia un fratello o sorella, tanto più che oggi le famiglie sono sempre più ristrette e manca anche una rete di parenti meno prossimi come i cugini. Ogni volta che vedo un neonato oscillo tra una sorta di senso di ansia e soffocamento per quello che comporta l'accudimento di un essere non autonomo e dall'altro avverto come un vuoto che vorrei colmare, forse anche per compensare l'esperienza già vissuta che è stata segnata da tante problematiche. Mi scuso per la lungaggine ma è difficile mettere nero su bianco l'intrico delle mie attuali sensazioni. Grazie per l'ascolto.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 572 66
Gentile utente,

Lei dimostra una notevole capacità di autoanalisi.

Peccato che non trovi il tempo e il modo di confrontarsi di persona, per poter dare una risposta ad alcune delle domande stringenti che Lei si pone;
ma anche per fare i conti con le interpretazioni che tende ad attribuire ai comportamenti del Suo compagno, interpretazioni che non è detto siano giuste...

Online possiamo fornirLe questo orientamento; il resto avviene de visu.

Allego una lettura che forse potrà farLe da "specchio".
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html


Saluti cordiali.

[#4]
dopo
Utente
Utente
Nel ringraziarla per la lettura suggerita cui mi dedicherò certamente, recepisco una Suo importante indicazione. Mi rendo conto che l'interpretazione dell'atteggiamento del mio compagno è effettivamente il frutto di una considerazione unilaterale. Probabilmente dovrei affrontare con lui un discorso più profondo ed articolato piuttosto che chiudermi. Avrò così almeno un dubbio in meno da scogliere. Grazie ancora.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.6k 572 66
Mi piacerebbe che riuscisse a concedersi un "momento" di pausa riflessiva in questi Suoi "ritmi frenetici". Anche il tempo dell' "ascolto profondo" dei bisogni e desideri del Suo compagno ne beneficerebbe.

La tematica in oggetto ne vale la pena, qualsisi sia la decisione che ne scaturirà.

Saluti cordiali.

Gravidanza: test, esami, calcolo delle settimane, disturbi, rischi, alimentazione, cambiamenti del corpo. Tutto quello che bisogna sapere sui mesi di gestazione.

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