Senso di colpa

Gentili Dottori,
Ho 18 anni, e da più di un anno ho una relazione a distanza con una persona che vive a mille chilometri da me.
La mia famiglia ci ha sempre ostacolati in ogni modo, ed è proprio la nostra determinazione ad aver portato a una brusca rottura dei rapporti con mio papà. Avverto la mancanza di una figura davvero paterna che mi aiuti a diventare me stesso; ho appunto una persona che tenta di cambiare e "correggere" qualsiasi cosa io pensi o faccia. Sono consapevole che dovrò allontanarmi quanto prima da casa per evitare l'ennesima lotta che sarà dovuta alla scelta della facoltà universitaria. Sono fiero di dire che i sentimenti che provo per la mia ragazza mi hanno portato a riuscire a vederla ogni 2-3 mesi, pur in condizioni abbastanza scomode. Fino a un paio di mesi fa, nei momenti in cui non eravamo insieme e io mi trovavo da solo a fronteggiare quotidianamente la rabbia di mio padre, l'utilizzo di cannabis (iniziato a 17 anni) si è rivelato un sostegno utile perché mi ha permesso di poter lavorare meglio e con più obiettività sulla situazione evitando scelte impulsive che si sarebbero rivelate ancora piu dannose per il sottoscritto (fuggire di casa minorenne, rivolgersi alle forze dell'ordine, etc). Ne faccio un uso che reputo proprio, infatti mi ha permesso di tenere costanti la creatività, la musica, gli amici, l'interesse per la politica e i voti scolastici, che stavano sparendo per la pesantezza della situazione. Non ho mai fumato per sballarmi, ho sostituito gli spinelli a quelle 4-5 sigarette che mi fumavo prima e la quantità che ci metto è pari a 0.1g, appunto molto bassa. La novità della cannabis non è però andata giù alla mia ragazza, che è convinta io ne faccia uso per sballarmi (come se mi ubriacassi quotidianamente) e quindi la sua fiducia nei miei confronti è diminuita, nonostante io non l'abbia mai tradita. Ma devo riconoscere che, negli intervalli di tempo in cui non ci siamo visti, potrei aver tentato qualche altro approccio... Non me ne sono mai veramente pentito, tranne quando sono con lei. È come se mi "sdoppiassi". Quando siamo insieme, dove la posso percepire non solo da dietro uno schermo, sparisce tutto il papabile "traditore" che sono. Quando siamo insieme, però, non fumo mai. Perché non ne ho bisogno visto che sono completo con lei (non posso dire "felice" in quanto grava sempre quell'ansia sul quando potremo rivederci ancora). Temo che il mio pensare (solo dal punto di vista sessuale e non sentimentale) ad altre ragazze possa essere causato dalla cannabis, perché quando non fumavo, agli inizi della relazione, ero più "serio" da questo punto di vista. Oppure potrebbe essere causato da un normale processo di crescita proprio visto che fumo poco? Perché appena ci salutiamo voglio subito fumarmi lo spinello? Mi sento in colpa perché sopprimo il dolore della nostra distanza facendo qualcosa che lei tra l'altro odia...
Spero davvero possiate aiutarmi, il mio pensare così a lungo mi ha solo confuso di più.
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Dr. Feliciano Lizzadro Psicologo, Psicoterapeuta 30
Gentile utente,
come lei ben sa è difficile fare ipotesi clinico-funzionali mediante un consulto telematico. Tuttavia, da quanto lei ha riportato, il senso di colpa che lei prova sembra sia dovuto ad una "normotipica" evoluzione del rapporto affettivo che ha con la sua ragazza, d'altronde amare qualcuno non implica necessariamente non pensare ad altre persone che magari, come nel suo caso, possono piacere fisicamente. Infine, le voglio far presente che l'uso della cannabis non può assolutamente dirimere i suoi dubbi e non risolve alcuna preoccupazione.
Con cordialità.
Dott. F. Lizzadro

Dott. Feliciano Lizzadro
Psicologo
Psicoterapeuta