Ha senso continuare l'attuale terapia

Purtroppo sebbene abbia fatto diverse cose nella mia vita recente, da viaggi in compagnia a iscrizione ad associazioni a riprendere gli studi, ad aver risolto anche delle mie difficili questioni economiche ecc. c'è sempre un sottofondo di insoddisfazione e di voglia di morire spegnendomi nel sonno che permea la mia vita. Senza psicofarmaci che continuo ad assumere starei malissimo ed inizierei a picchiarmi fortissimo o fare autolesionismo. Il perché è dovuto al fatto che inizierei subito a pensare come non esiste nulla nell'immediato o di qui a un ora, una settimana, mese ecc. che mi creerebbe piena soddisfazione e inizierei a frustrarmi anche del dover esistere e respirare.
Sono in terapia presso l'ultimo terapeuta da più di due anni ormai, non vedo molte prospettive ne i miei pensieri e le mie ansie su alcuni aspetti (principalmente il fatto di avere 30 anni e mai avuto un amore o un rapporto e perso i 20 anni) non si smuovono da un millimetro.
Recentemente mi ha fatto visita un parente da Napoli, e lui mi ha detto che anche lui se vivesse nel contesto dove vivo io si deprimerebbe. E qui è scattata la scintilla. Io in fin dei conti di cose negli ultimi tempi ne ho fatte, mi sono attivato su molti aspetti ma forse è proprio il contesto dove vivo sia ambientale (io vivo in Calabria) e sociale legato alle amicizie che ho e familiari vicini che ho che fa schifo e farebbe venire voglia di mettersi un cappio al collo al chiunque.
Io dovevo evadere molto tempo fa quando ero ventenne, andare a studiare fuori, trovarmi nuovi amici e magari fidanzate. Sento che qui per ottenere un risultato ci vuole uno sforzo enorme, ma allo stesso tempo non vorrei fare la cavolata di andarmene e trovarmi più solo di prima e più male di prima.
Con il mio terapeuta di queste cose ne ho parlato e anche lui pensa che potrei andarmene anche se mi consiglia di pianificare bene la cosa. Il punto è che forse io sto andando via per scappare e non perché ho una direzione. A 30 anni come si fa a crearsi una vita senza soffrire in modo demoniaco, questo mi chiedo.
Ho una paura profonda di essere arrivato troppo tardi, tardissimo, per riprendere in mano la mia vita. Se non ce l'ho fatta fino ad oggi e sono molti anni che ci provo, perché mai dovrei riuscirci ora che sono più vecchio, brutto e solo di prima?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
gentile utente le consiglio questa lettura
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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dopo
Utente
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Avevo già letto questo suo articolo. Il problema dottore è che io non percepisco alcun vantaggio secondario nel restare nella mia condizione. Come ho già detto del resto negli ultimi anni ho fatto molto per sperimentare vie nuove.
Tuttavia è come se il mio ostinarmi a vivere gioie della gioventù non porti altro se non a farmi percepire come non più giovane o a farmi sentire depresso perché molte cose avrei dovuto farle prima e non ora.
Si tratta forse, riprendendo il suo articolo, di una credenza alla quale io non riesco più a togliermi dalla testa?
Che tipo di approccio mi consiglierebbe? Sono stanco di andare alla cieca a pescare lo psicoterapeuta adatto, non dovrebbe essere onere del paziente lo scegliere la terapia adatta.
Lei come vive l'avanzare dell'età? Come una cosa che ormai non può più fare quello che faceva prima e lo accetta passivamente? Quest'ultima è una domanda seria che le faccio, nulla di provocatorio, nel senso che io ancora non ho capito come è che si vive.