Schizofrenia... cosa possiamo fare?

Buongiorno gentile community,

oggi vorrei sottoporvi la mia situazione e confido in un vostro importante parere.

Il problema di cui vi parlo non riguarda me personalmente ma rispettivamente la mamma e la sorella della mia compagna.

Perdonatemi se mi dilungo ma vorrei fornirvi una certa panoramica sui fatti.

La mamma, 60 anni, ha da sempre tenuto un atteggiamento di sfiducia e sospetto nei riguardi delle altre persone. Atteggiamento che si è manifestato attraverso semplici episodi di eccessiva permalosità fino ad arrivare ad isolarsi progressivamente da parenti ed amici.

Vi dico questo perché, a mio modesto parere e vi scrivo proprio perché penso di non essere totalmente capace a comprendere il problema, è per questo atteggiamento che ad oggi ci troviamo davanti a questa situazione.

Infatti due fatti, normalmente difficili per chiunque, come la morte prematura di entrambi i genitori (10 anni fa) e la scoperta del tradimento da parte del marito (stesso periodo) hanno notevolmente incentivato la sua diffidenza nel prossimo.

Ebbene in quel periodo lei si getta completamente nella religione, prima come semplice e innocua venerazione di Dio poi progressivamente diventata un'ossessione (e qui forse uso il termine impropriamente) che l'ha portata ha pensare che tutti (eccetto la figlia cioè la sorella della mia compagna) siano persone che vogliano farle del male attraverso pratiche "dell'occulto" come le chiama lei.

In pratica noialtri saremmo servitori del diavolo che - in cambio di favori quali soldi, salute, ecc - facciamo delle preghiere o maledizioni volte ad impedire a lei di vivere bene e di essere serena.

La situazione è certamente peggiorata negli ultimi 5 anni poiché io stesso da prima venivo benvoluto (forse anche in modo eccessivo) e poi completamente l'opposto.

Ci tengo a precisare che la signora frequenta ambienti di "preti" che professano l'esistenza del demonio, degli impossessati e dell'esorcismo. Per cui dal canto suo lei ha persone "autorevoli" che la indottrinano a credere certe cose.

La sorella della mia compagna, 25 anni, essendo molto attaccata alla mamma e riponendo in lei molta fiducia ha iniziato da qualche anno a darle ascolto. Per cui anche lei ha interrotto i rapporti con gli amici ed a credere alle medesime convinzioni.

La mia compagna invece ne è totalmente fuori, nel senso che probabilmente come impostazione mentale è molto più simile al papà (più razionale). Per cui proprio per non aver mai dato credito alle parole della mamma quest'ultima un paio di anni fa - forse con qualche accenno di preavviso - l'ha accusata di essere chiusa in camera a "pregare" contro di lei e l'ha buttata fuori di casa.
Per queste ragioni noi o altri non possiamo avvicinarle.

Vo chiedo dunque:

• Difronte a cosa ci troviamo?
• Come aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato?
• Ci sono trattamenti efficaci?
• Dopo eventuali trattamenti cosa possiamo aspettarci?

Grazie mille a tutti in anticipo,

Fabrizio
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Quando una persona ha convinzioni vere e proprie (e non una semplice visione delle cose o teoria a cui le piace credere) e agisce di conseguenza, verosimilmente è un delirio, vale a dire un sintomo di quel che genericamente si chiama psicosi.
La lettura della realtà è fatta dall'interno, e segue delle idee gratuite, che non si sviluppano secondo una costruzione logica e interattiva, ma in maniera deduttiva.
Ad esempio: penso che qualcuno preghi contro di me. Non so chi, non so dove, né perché, ma so che è così. Dopo di che arriverò a identificare qualcuno, prima o poi.
Se la persona (ovviamente) non riconosce il problema, si può semplicemente allertare le persone vicine, il medico o le autorità sanitarie, considerando che comunque questo potrebbe poi generare una reazione ancora peggiore da parte dell'interessato.
Le autorità sanitarie, finché non hanno accertato uno stato di pericolosità imminente o in corso (non solo perché accertano una malattia mentale) non procedono a trattamenti coatti, mentre possono comunque procedere a visite coatte anche su segnalazione, a patto che ci siano elementi di gravità di un certo peso.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. Pacini,
grazie per la pronta risposta.

Cercheremo dunque di monitorare la situazione con discrezione senza generare reazioni peggiori.

Le chiedo gentilmente di illustrarci brevemente qual è solitamente l'iter che avviene in caso risultasse necessario un trattamento coatto.

Mi riferisco ai vari passaggi che seguirebbero in tal caso e le varie possibili conseguenze.

Inoltre le chiedo, seppur consapevole della difficoltà da parte sua nell'azzardare una previsione, se per casi come quello in cui ci troviamo i "rimedi" esistono e cosa ci si può aspettare.

La ringrazio nuovamente per la sua disponibilità,

Fabrzio
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Se la persona non si fa visitare, la asl può accogliere segnalazioni e valutarle. A seguito di questo, può disporre una visita obbligatoria (ASO). Se a seguito di tale visita è riscontrata una situazione che richiede urgentemente intervento a causa di rischi imminenti, e il tutto è legato ad una diagnosi psichiatrica, la ASL dispone un trattamento obbligatorio (TSO).
I TSO non sono immediati, ma sono prima richiesti e poi notificati ed eseguiti.

In condizioni di emergenza, si verifica di fatto che le persone sono anche prelevate e portate direttamente in ospedale, unico luogo dove si attua il trattamento obbligatorio. In tal caso il TSO è richiesto ma già avviato, a rischio del medico.

Non è attuabile un TSO se la persona non è conosciuta dalla ASL.

Di fatto quindi l'unico intervento immediato avviene quando le forze dell'ordine conducono la persona in ospedale, con o senza un TSO già richiesto.