Lascio la terapia o continuo?

Ho cominciato la terapia che sto seguendo allo scopo di ottenere i seguenti risultati: 1 - Aumentare la concentrazione; 2 - Rispettare orari ed impegni nello studio e nello sport, evitando assenteismi e ritardi; 3 - Risparmiare il mio denaro evitando di spenderlo in cibi spazzatura e prostitute; 4 - Allontanare da me l'idea di poter essere qualcosa di diverso da un maschio Alpha leader degli uomini e desiderato dalle belle donne ( e sottolineo BELLE); 5 - Annichilire e disintegrare i miei impulsi masochistici e diventare un sadico puro, dominatore sessuale, ed il più possibile arrivista, privo di scrupoli e violento (entro i limiti della legge).

Ho fatto due sedute e a partire dalla seconda seduta ho ottenuto: 1 - Un calo generale della concentrazione; 2 - Ho saltato TUTTE le lezioni degli sport che pratico, per la maggior parte delle mattine ho mancato di svegliarmi negli orari in cui avevo messo le sveglie, ho saltato numerosissime lezioni; 3 - Ho speso come non mai i miei risparmi, specialmente in cibo spazzatura, ma anche andando con prostitute; 4 - Ho desiderato un amore monogamo, mi sono abbassato, degradato ed umiliato flirtando con una ragazza non bellissima, ho lasciato che altre persone ottenessero potere relazionale all'interno dei gruppi che erano sotto il mio controllo - inoltre mi sono sottoposto ad un'ipnosi guidata attraverso il porno che per un'ora e quaranta mi ha riempito di suggestioni per diventare un maschio beta senza futuro riproduttivo e senza dignità; 5 - Ho ceduto ai miei impulsi masochistici ed ho sperimentato l'accettazione di poter essere secondo a qualcuno: e ancor peggio, la profonda accettazione della mia inferiorità, o comunque sia della mia "banalità", uguaglianza rispetto agli altri. Ed ho anche nutrito il desiderio di suicidarmi.

In pratica, non solo è stato disatteso tutto quello che speravo di ottenere dalla terapia, ma tutto quello che temevo e da cui fuggivo si è avverato. Non solo: ho smesso anche di temerlo e di fuggire. E questa è la cosa che più temo e che più mi spaventa.

Mi sembra quindi che la terapia stia facendo più danni che altro. Tutto quello che è successo, ne sono certo, è colpa del mio terapeuta. Si meriterebbe la mia vendetta. Non voglio più continuare la terapia.

Secondo voi dovrei smettere o continuare? Se smettere, perché? E se continuare, perché?
[#1]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,
In scienza e coscienza le posso dire che la miglior cosa che lei possa fare in questo momento è riferire al suo terapeuta esattamente ciò che ha scritto. Anche il fatto che ritiene che la colpa sia sua e che vorrebbe vendicarsi. È veramente utile che lei lo faccia. Sa perché? Perché ciò che ha scritto rappresenta verosimilmente un insieme di componenti caratteriali ed emotive sulle quali occorrerebbe lavorare proprio all’interno della terapia stessa.

Cordiali saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#2]
dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Sì, è vero, io ritengo che sia colpa sua, ma non solo lo ritengo: è anche così oggettivamente ed inconfutabilmente.

La ringrazio per la risposta, ma potrebbe essere un tantino più esplicito sul "perché" da lei riferito?
[#3]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Vede una cosa: noi tutti tendiamo a formarci/costruirci delle credenze, delle idee che, come nel suo caso, ritieniamo oggettive e inconfutabili. Ora, ammettiamo che siano veramente oggettive e inconfutabili, non crede sia il caso di discuterne con il suo terapeuta? I confronti comunicativi interpersonali all’interno di una seduta di psicoterapia, possono permetterci anche di assumere punti di vista differenti e meno rigidi e definitivi proprio nel mentre del dialogo con il nostro curante. Ecco perché le ho suggerito di parlarne e discuterne.

Personalmente, ad esempio, invito sempre i miei pazienti a comunicarmi in maniera schietta e sincera ciò che ritengono che vada bene o che vada male. Questo perché fondamentalmente la terapia è come una corsa di rally: il terapeuta è il pilota perché “sa guidare” e rappresenta lo psicologo senior; il paziente ha un ruolo ancora più importante all’interno della corsa, che è quello del co-pilota: il paziente ha in mano la cartina della sua vita (del proprio carattere, dei propri pensieri, emozioni e comportamenti) ed è lui che propone e indica al terapeuta “dove andare”, che “strada prendere e la pendenza di quella curva ad esempio”. Il paziente è lo psicologo junior.

Per questo diventa necessario il dialogo su ciò che si ritiene che vada e/o che non vada.
Se il pilota non avesse il co-pilota, si schianterebbe alla prima curva;
Se pilota e co-pilota collaborano bene, ci sono maggiori possibilità di vincere la gara.


Ci siamo adesso?
Ne parli con il suo terapeuta. Le dica ciò che sente, ciò che avverte (dubbi? Rabbia?), molto probabilmente ne parlerete e successivamente (anche in comune accordo) lei prenderà la decisione che ritiene più opportuna. Lo faccia e le assicuro che ne trarrà beneficio a prescindere se la terapia con il collega attuale dovesse proseguire o meno ;)
[#4]
dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
Sì, è chiaro.

Il terapeuta va per i fatti suoi e va dove il paziente non gli indica di andare o dove il paziente gli indica di non andare. E se il paziente si accorge del trucco, il terapeuta trova altri mille sporchi trucchetti per spingere il paziente a diventare estraneo a se stesso, perdere la propria identità, rovinarsi la vita e vivere nella beatitudine da ebete di un animale addomesticato.

Sono d'accordo con l'idea di quell'evoluzionista che disse che il più umano fra gli uomini sia stato Hitler.

Già il solo fatto di accorgersi del trucco è verosimilmente l'effetto di una manipolazione fatta in malafede dal terapeuta-psicologo. Che da oggi in poi chiamerò "il falso e corrotto".

No, i fatti oggettivi ed inconfutabili non sono nemmeno discutibili. I fatti oggettivi ed inconfutabili sono compresi da tutti e universalmente validi. Se siano o meno "fuori" dalla nostra mente, qui, non ha alcuna importanza.

Se il terapeuta pensa di sapere meglio del paziente cosa sia sano per il paziente, ha torto. Se il terapeuta crede di poter fornire una soluzione o un risultato diverso da quello che il paziente vuole ottenere, ha torto. Scopo del terapeuta è fare in modo che il paziente ottenga esattamente ciò che vuole ottenere, come un genio della lampada. Se non è in grado di realizzare gli esatti desideri del paziente, allora è un truffatore o comunque un professionista del nulla più inutile ed irrilevante che esista ed è quindi un ciarlatano. Se pensa di poter fare al paziente "meglio" di quanto il paziente speri, sviandolo dalla sua retta via, allora non è solo un ciarlatano, ma anche un infame, ed andare dal terapeuta non è solo inutile, ma anche dannoso.

L'unica cura è l'eliminazione della teoria e della prassi psicologica dalla faccia della terra.
[#5]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
In questo momento non potremmo nemmeno “intavolare” un consulto basato su uno scambio di idee. Lei è intoccabile e assolutamente non propenso a riflessioni diadiche. Quindi, date le sue convinzioni, mi chiedo:
Perché ha scritto proprio nella sezione psicologia per sapere cosa fare se ci ritiene una categoria di infami ciarlatani?

A questo punto,ritenendo questo consulto chiuso,
La saluto cordialmente
[#6]
dopo
Attivo dal 2017 al 2017
Ex utente
"Perché ha scritto proprio nella sezione psicologia per sapere cosa fare se ci ritiene una categoria di infami ciarlatani?"

Fermo restando che il mio discorso era ipotetico ("SE lo psicologo fa così e cosà, ALLORA è un infame ciarlatano" - anche se devo dire che lei sta proprio facendo così e cosà), non si tratta di una cosa che semplicemente "penso io", ma di una cosa oggettiva, di cui anche lei è, se ne renda o meno conto, a conoscenza. Tanto che proprio lei, spiegandomi come funziona il lavoro dello psicoterapeuta, ha reso evidente la natura di tale mansione e le implicazioni che la riguardano.

Che si senta offeso per le considerazioni qui delineate (e la sua offesa la direbbe lunga su quanto un terapeuta possa essere d'aiuto per chiunque - spoiler, può esserlo zero: "perché o accetti il mistero occulto della fede nel terapeuta o mi offendo"), che le manchi la capacità di essere critico o autocritico verso quello che fa, sono segni del fatto che, se non gli psicoterapeuti in generale, quantomeno lei non può essere d'alcun aiuto terapeutico.

La terapia (e con essa il consulto) non serve ad avere uno scambio di idee, né a scambiarsi punti di vista, ma a curare i disturbi. Se lei adotta lo scambio di idee e di punti di vista come strumento terapeutico, ma al tempo stesso non è in grado di proporre uno scambio di idee e di punti di vista che sia funzionale alla cura dei disturbi, allora il suo funzionamento come terapeuta è nullo.
[#7]
Utente cancellato per violazione delle linee guida

Cordiali saluti
staff@medicitalia.it