Disturbo borderlne ?

Salve, grazie a chi risponderà.
Sono una ragazza di 21 anni in terapia da quando ne ho 16, ho ripreso e lasciato le sedute più volte e cambiato psicologa e metodo d'approccio (da psicoanalitica a cognitivo-comportamentale). Non ho mai preso farmaci,mi sono stati fatti dei test, di cui non conosco l'esito. Chiedo un consulto qui per avere altri pareri.
Durante l'adolescenza ho sofferto di autolesionismo, attacchi di panico e ho tentato il suicidio. Non ho mai avuto molte amicizie. Da poco tempo sto ricostruendo i rapporti con la mia famiglia. Dai 15 ai 19 anni ho vissuto numerose relazioni sentimentali intense e turbolente, con entrambi i sessi, spesso anche non corrisposte. Due anni fa il ragazzo con cui stavo da tempo mi ha tradita. Dopo di lui sono uscita con altre persone per sfizio, ho avuto un'altra relazione fallimentare e ora sono single da più di un anno salvo una frequentazione con una persona che continua ancora adesso, ma che non mi fa sentire a mio agio poiché desideriamo cose diverse.
A 17 anni ho smesso di autolesionarmi, da allora mi capita di ricascarci raramente, gli attacchi di panico sono spariti a 17 anni all'improvviso, ora si presentano con la frequenza di 1/2 all'anno (mentre prima 2/3 al giorno).
Nella mia domanda menziono il disturbo borderline per due motivi: mi rispecchio in molti dei sintomi e alcuni di questi sono stati sottolineati dalla mia psicologa. L'abbandono e il tradimento sono due cose che mi terrorizzano e questo prima mi portava ad attaccarmi e soffrire, oggi mi fa mantenere sempre una 'distanza di sicurezza', non permetto mai davvero alle persone di starmi accanto e non mi lascio andare completamente. Come già detto ogni mia relazione è stata instabile e intensa e mi sono accorta di passare dal 'questa persona mi piace molto' a 'non gli importa niente, non la cerco più, deve sparire' e viceversa. Ho attacchi d'ira improvvisi e violenti(sempre in privato), nonostante stia inseguendo i miei sogni con successo mi sento sola, circondata da persone false, e ciò mi fa sentire un vuoto perenne. Secondo la psicologa ho una sensibilità sopra la media, che mi fa percepire qualsiasi emozione amplificata e tendo a colpevolizzarmi troppo. Sono impulsiva, ma in privato, agli occhi degli altri sono sempre quella che tiene sotto controllo la situazione. Ci sono dei periodi intensi, in cui faccio un sacco di cose e mi sveglio abbastanza di buonumore, periodi neri in cui non esco di casa per giorni e non mangio. Mi sento sempre in colpa, perché non sono mai abbastanza per nessuno e nella mia testa è tutto un susseguirsi di accuse, scuse, insulti, complimenti rivolti alla mia persona. Raramente faccio le cose con piacere e tranquillità, tendo a essere perfezionista e questo mi provoca ansia.
So che normalmente un paziente borderline non si rispecchia nella diagnosi, ma io sì, almeno nella maggior parte dei sintomi. Volevo sapere se è possibile ciò e come eventualmente affrontare il discorso con la mia terapeuta.
Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Come affrontare il discorso con la sua terapeuta, cosa che non deve essere un'eventualità, ma una meta a cui tendere, è abbastanza semplice: lei ha scritto con grande precisione i suoi sintomi; cerchi di far leggere questa lettera alla sua terapeuta e le chieda di discuterla insieme. Da parte nostra fare una diagnosi a distanza non sarebbe corretto, e comunque quello che emerge dal suo scritto è un netto miglioramento di tutta la sintomatologia intorno ai 17 anni, il che fa sperare in una sua capacità di gestire sempre meglio un'acuta sensibilità e i giudizi estremizzati ("passare dal 'questa persona mi piace molto' a 'non gli importa niente, non la cerco più, deve sparire' e viceversa", come lei scrive). Si avverte in lei una crescente consapevolezza della natura del disturbo, e questo è già un modo per tenerlo sotto controllo. Con l'aiuto della sua terapeuta questo obiettivo si prospetta raggiungibile. Spesso un terapeuta non formula diagnosi non perché non ne è capace, ma perché la diagnosi che il paziente presagisce, o teme, in realtà è eccessiva e fuorviante. L'alleanza terapeutica, strumento indispensabile di guarigione, passa attraverso la fiducia del paziente nel professionista che lo segue, fiducia che soprattutto nella terapia cognitivo-comportamentale non è cieca, ma fatta di dialogo e di domande.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
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La ringrazio per la sua risposta, provvederò a parlarne quanto prima con la mia psicologa.
Mi rendo conto che fare diagnosi può essere 'difficile', poiché so che possono eventualmente coesistere più disturbi o essere eccessive come ha detto lei o ancora spaventare il paziente in alcuni casi. Tuttavia avere una risposta, affermativa o no, sapere se soffro effettivamente di qualche disturbo mi aiuterebbe a darmi delle risposte e prendere ancora più consapevolezza della situazione. Cosa che sono riuscita a fare negli ultimi due anni, con notevoli miglioramenti. Mi rendo conto però di dover ancora lavorarci su e appunto, avere una risposta a questa mia domanda credo proprio che potrebbe aiutarmi. La ringrazio ancora.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Lai è molto gentile, ma le persone da ringraziare davvero sono la sua terapeuta e sé stessa, visto che appare sempre più orientata alla presa di coscienza e al cambiamento. Le ripeto che il percorso di guarigione non è nella diagnosi, che è un contenitore generale non sempre adattabile ai singoli casi, e che va comunque cercata e formulata assieme alla persona che la sta seguendo. Con i migliori auguri.
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